Roma, 20 set. (Adnkronos Salute) - L'Italia, rispetto agli altri Paesi, ha troppi medici e pochi infermieri. Un rapporto da riequilibrare non solo sui numeri. Il futuro del Servizio sanitario nazionale solidaristico e universale passa, infatti, inevitabilmente attraverso un nuovo patto tra le diverse professioni sanitarie, oggi oltre 22, con oltre 600 mila professionisti non medici, il 65% rappresentato proprio dagli infermieri. Lo spiegano gli esperti che oggi si sono confrontati sulle prospettive e su come effettivamente si potrà concretizzare questo percorso, a Roma, alla Libera Università Luspio, nel corso del convegno 'Le professioni sanitarie del futuro', promosso dallo stesso ateneo romano.
Le cifre indicano che nel nostro Paese ci sono più medici pro capite rispetto alla maggior parte degli altri paesi Ocse. Nel 2008, infatti, c'erano 4,2 camici bianchi ogni mille abitanti (media Ocse di 3,2). Gli infermieri, invece, sempre nel 2008 erano 6,3 ogni mille abitanti, un livello nettamente inferiore rispetto alla media di 9 su mille nei Paesi dell'Ocse. "Ma non è solo un problema di numeri e di rapporti da riequilibrare in chiave europea. C'è anche - si legge in una nota - un problema di competenze. E' infatti indispensabile ridisegnare il rapporto tra medici e infermieri attribuendo a questi ultimi nuove competenze Ma non si parte da zero. Diversi esempi di una nuova organizzazione del lavoro tra medici e infermieri sono già in fase di sperimentazione in varie regioni italiane. Come ad esempio il modello 'See and Treat' adottato in Toscana, su proposta della Società di medicina d'urgenza, che consente a infermieri, formati ad hoc, di gestire i codici bianchi nei Pronto soccorso".
Su questa linea sta lavorando da alcuni mesi un tavolo tecnico ministero Salute-Regioni - sul quale si è fatto il punto nel corso dell'incontro di oggi a Roma - con l'obiettivo di delineare le nuove competenze di tutte le professioni sanitarie. Si è iniziato dagli infermieri e poi via via si affronteranno le altre specificità professionali. La previsione è quella di affrontare l'insieme delle altre professioni sanitarie (ad iniziare dai tecnici sanitari di radiologia medica e a seguire tecnici sanitari di laboratorio biomedico, ostetriche, fisioterapisti, audiometristi e audio protesisti, eccetera), sulla base delle scelte di priorità che ministero e Regioni individueranno sia in termini di ridefinizione di competenze che sulla base di unificazione di alcuni profili professionali, per meglio rispondere alle reali esigenze del mercato del lavoro sanitario e della sua formazione universitaria.
Fonte: quotidiano.net
Nessun commento:
Posta un commento