mercoledì 19 settembre 2012

Dopo dieci anni in corsia mandato a casa: “Noi infermieri trattati come merce elettorale”


La testimonianza di Luigi, infermiere precario rimandato a casa dopo dieci anni, scatena un vivo dibattito tra i paramedici che hanno deciso di restare in Molise "A costo di essere mobbizzati dai politici padroni" e quanti hanno fatto le valige e sono partiti "per sganciarsi da una logica ingiusta e affrontare i sacrifici di un regolare concorso". Attraverso i racconti degli infermieri molisani la fotografia di una regione dove i nodi della "politica dei favori" che ha messo le mani sulla sanità stanno venendo al pettine nell’epoca dei tagli e del risparmio

Termoli. La testimonianzA di Luigi ("Noi infermieri trattati come merce elettorale": qui l’articolo) il cui contratto rinnovato di sei mesi in sei tramite ricorso alle agenzie interinali è in scadenza e non verrà rinnovato, ha scatenato un dibattito acceso fra gli infermieri. Chi anni fa ha fatto le valigie e ha lasciato casa e amici per trasferirsi al nord «pur di lavorare con un regolare concorso e senza ricorrere alle raccomandazioni» rivendica una scelta indipendente, coraggiosa e sganciata dalla logica assistenzialista del Molise. Chi è rimasto a casa, chi non è mai andato via dal Molise e ha lavorato in un sistema profondamente malato, dove i tentacoli della politica hanno aggredito (e continuano a farlo) la sanità per garantirsi un bacino elettorale potente, rivendica una scelta altrettanto sofferta, fatta «pur nella consapevolezza che si è destinati a essere l’anello debole della catena» e sottolinea come la stabilizzazione, che non può esserci ai sensi di legge per personale non vincitore di concorso, altrove sia stata parzialmente concretizzata con forme di conciliazione per i precari storici.

A innescare la discussione, che ha visto arrivare in redazione diverse lettere e racconti, la testimonianza di un infermiere termolese che lavora a Bologna. «A me dispiace per chi lavora da interinale da dieci anni, ma nessuno ha costretto queste persone a scegliere la strada delle agenzie interinali o delle raccomandazioni politiche. Queste sono le conseguenze, purtroppo…».
«Io come tanti altri molisani sono andato via da casa rifiutando il lavoro tramite agenzia perché sapevo che non sarei mai stato assunto se non ci fosse stato un concorso – prosegue il giovane molisano - Vogliamo che le cose vadano bene? Allora seguiamo le normative di legge! Non sono gli interinali che devono lamentarsi, perché sotto il punto di vista della legge hanno torto, al massimo devono lamentarsi con i politici e quanti hanno dato loro false rassicurazioni. Non stiamo parlando di fabbriche private come la Fiat dove dopo un tot che lavori vieni assunto, stiamo parlando di un’azienda pubblica».

La risposta di Luigi, che al contrario ha lavorato nelle corsie dell’ospedale San Timoteo di Termoli per dieci anni, è incentrata sulla riflessione che «in questo modo ci si fa la guerra tra i poveri e ci si attacca tra di noi lavoratori perdendo di mira i veri responsabili di quello che sta succedendo nella sanità molisana, che ha pregiudicato la possibilità sia per me che per gli altri che si sono trasferiti fuori per lavoro di poter lavorare nella nostra regione».
«E’ poco corretto dire – scrive ancora Luigi nella sua replica - che chi ha lavorato per le agenzie interinali ha lavorato grazie alla raccomandazione del politico. Sarebbe come dire a te che hai vinto il concorso grazie alla stessa procedura della raccomandazione. Si pensa sempre al sacrificio che chi sceglie di andare fuori deve fare, ma davvero credete che chi ha scelto, o chi magari è stato obbligato a scegliere, di rimanere nella propria regione non abbia fatto sacrifici? Qua si è sempre e comunque gli ultimi, sempre l’anello più debole su cui i diretti o indiretti superiori hanno potuto esercitare una forma di mobbing psicologico in virtù della nostra precarietà. Non abbiamo diritto agli scatti di anzianità, nessun incentivo di produzione riconosciuto ai titolari di ruolo,con l’agenzia non ci è stato riconosciuto lo stesso punteggio per il lavoro svolto, siamo pedine che vengono chiamate quando serve coprire un turno o un doppio turno».

Scontro sulla stabilizzazione, che per Luigi e i precari di Termoli è una procedura adottabile come accaduto in Puglia, Abruzzo e Lazio indicendo concorsi pubblici. «Saprai bene – dice Luigi al collega emigrato a Bologna - cosa è successo in Puglia tra il 2007 e il 2010 con la stabilizzazione del personale precario infermieristico, arrivando anche nel 2011 ad altre forme di conciliazioni e sentenze dove il personale “precario storico” è stato prorogato finché ci sarà la stabilizzazione e dove la Asrem ha accettato la proposta così come formulata dai ricorrenti sussistendo in capo a ciascuno di essi il possesso di tutti i requisiti di legge previsti per essere stabilizzati e deliberando di prorogare il rapporto di lavoro a tempo determinato attualmente in essere con i ricorrenti fino alla definitiva stabilizzazione».

Scrive anche un altro infermiere, Recchi Marone, un giovane che dopo un anno di precariato all’ospedale San Timoteo è partito per Mantova, sperando in un contratto a tempo indeterminato. «Leggo con rammarico gli inutili piagnistei del mio collega Luigi: sapeva benissimo che la stabilizzazione non sarebbe mai arrivata, come precisa il mio collega di Bologna, perché contrattualmente è necessario vincere un concorso pubblico per entrare a tempo indeterminato, ma si sa, è più comodo che qualcuno ti assuma con la bacchetta magica! Un eventuale concorso o mobilità nei presidi ospedalieri di Termoli o di Campobasso farebbe accorrere almeno 2000 domande, visto che il Molise si trova in una posizione strategica per molti colleghi campani, abruzzesi, laziali e pugliesi.
Secondo lui chi ha peregrinato per il Nord Italia nel cercare di vincere un concorso e nel caso in cui ci sia riuscito ha lasciato affetti, amicizie e la propria terra è più fesso di lui? Dovrebbe anche essere contento di essere riuscito a lavorare ben dieci anni con tutte le comodità di chi vive a casa propria; tra l’altro se invece di aspettare la manna dal cielo avesse vinto qualche concorso altrove, ad oggi sarebbe a Termoli attraverso una mobilità, visto che anni addietro era più facile ottenerla. Mi dispiace ma non ho alcuna compassione per chi ha cercato solo di trovare la strada più facile credendosi più furbo degli altri».

Ma Luigi non ci sta e replica: «A prescindere da quello che ci porta a uno scontro tra noi, veri lavoratori della sanità, precari e non, quello che vorrei si capisse è che questa nostra regione ha ridotto la sanità in uno stato pietoso, ha voluto fortemente evitare di stabilizzare o promuovere la mobilità o concorsi anche perché avere persone che hanno bisogno del politico di turno non ha fatto altro che rendere il politico stesso “padrone degli uomini”. E’ così che noi ci sentiamo: nuovi schiavi di questo mondo lavorativo».

E c’è anche chi scrive per raccontare di essere in graduatoria ma non di avere chance: «Vorrei precisare in merito al discorso delle 800 persone in graduatoria... a quelli che si lamentano che sono dieci anni che lavorano come precari con avviso pubblico, che dovrebbero ben sapere come mai sono sempre e solo loro a lavorare. In una graduatoria di avviso pubblico, l’aver lavorato in precedenza sempre presso una Asl procura punteggio così che a lavorare saranno sempre gli stessi visto che quando tocca agli ultimi della graduatoria (senza raccomandazione o aiutino) puntualmente e casualmente la graduatoria scade e se ne indice una nuova con il solito risultato, e cioè che chi ha appena finito l’incarico vecchio...ricomincia con il nuovo. E quelli in fondo alla vecchia graduatoria? rimangono perennemente in fondo perché, nella nuova graduatoria, non avranno accumulato punteggio. Ora, dico io, facciamola scorrere questa graduatoria almeno per una volta fino alla fine così che tutti potremmo poi concorrere ad armi pari per uno sperato concorso!»
La situazione è critica, i nodi di decenni di superficialità e leggerezza vengono al pettine di colpo, nell’epoca dello sfascio totale e dei tagli drastici.
 
FONTE: PRIMONUMERO.IT



 

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