Albenga - Cosa sarà dell'ospedale dopo il declassamento del pronto soccorso? I primi a porsi la domanda (e con una certa preoccupazione) sono proprio i medici, gli infermieri e tutti quanti lavorano al Santa Maria di Misericordia. La chiusura del pronto soccorso o la sua trasformazione in un centro di primo intervento potrebbe avere effetti devastanti, o almeno è quello che temono dipendenti.
«Quanti pazienti andranno in medicina quando non ci saranno più il pronto soccorso e l'accettazione»? Domanda un medico, visibilmente seccato.
Medici e infermieri hanno capito subito dove si trova l'inghippo, prima ancora ovviamente dei cittadini e probabilmente di parte del mondo politico. In sostanza, fanno notare gli operatori, declassare il pronto soccorso significa togliere ai vari reparti gran parte dei pazienti, e in qualche caso tutti. L'accettazione, infatti, non è prevista dagli standard per i centri di primo intervento, come non è previsto l'arrivo di ambulanze, né un livello di diagnostica particolarmente raffinato, ma solo la presenza di un ambulatorio per visita con la presenza di un medico e un infermiere. La maggior parte dei pazienti, quindi, andrà direttamente al pronto soccorso (cioè a Pietra o a Savona) e chi arriverà comunque qui sarà ugualmente "dirottato" al Santa Corona dopo un bendaggio, o al massimo una cucitura.
«Naturalmente non lo faranno subito – commentano medici e infermieri -. Inizialmente cambieranno solo l'insegna e lasceranno tutto com'è, poi comincerà ad andare in pensione un infermiere e non lo sostituiranno, bisognerà sostituire qualche strumento diagnostico e non lo faranno, e alla fine ci ritroveremo senza accettazione, con l'apertura solo diurna, e in grado al massimo di mettere due cerotti, e l'ospedale sarà destinato a una morte lenta, oppure ci si faranno solo liposuzioni».
Una prospettiva che non piace a nessuno, e che ha provocato uno scossone anche nel mondo politico, peraltro già in fermento.
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