NAPOLI - Un ospedale al collasso. Con reparti che rischiano mortificanti accorpamenti o, addirittura, la chiusura. Dove, a causa della carenza degli organici - mancano all’appello centiniaia tra medici, infermieri e ausiliari per affrontare le quotidiane emergenze - si hanno difficoltà enormi ad organizzare i turni di lavoro. Parliamo del Cardarelli, il più grande del Mezzogiorno, ricco di eccellenze e punto di riferimento dell’intera Campania (e oltre).
Un ospedale in ginocchio, dunque, il cui direttore generale, per la prima volta da quando è al vertice della struttura sanitaria convoca i giornalisti per una conferenza stampa nel corso della quale ha deciso di rivelare le criticità del Cardarelli che dirige da oltre tre anni.
Mancano medici, infermieri, ausiliari. E soldi. L’assenza di turnover ha «asciugato» l’organico rendendolo assolutamente insufficiente per affrontare la mole di lavoro a cui quotidianamente deve far fronte il più grande nosocomio del Sud.
Ne parla il direttore medico di presidio, Franco Paradiso. «Negli ultimi tre anni il numero di medici in organico si è ridotto del venti per cento» dice Paradiso, che conosce meglio di tutti la realtà dell’ospedale, dal momento che è stato in servizio come medico dal 1979 e siede alla poltrona di direttore di presidio dal 2007.
Per ridurre i costi nel corso di questo ultimi anni la direzione generale ha fatto salti mortali. Accorpando, per esempio, molti reparti. «Col piano di rientro è stata eliminata una ”pnmeumologia” una ”neurochirurgia” e, più recentemente una ”ortopedia”» spiega ancora Paradiso. E riprende: «Sono state inoltre rimodulate alcune attività per il migliore utilizzo del personale. Per esempio alcune strutture sono state dipartimentalizzate. Vale a dire la dermatologia, il reparto detenuti, il trauma center che prima erano strutture complesse».
Attualmente i medici, al Cardarelli sono complessivamente 790. I reparti che vivono maggiormente la crisi sono le ”medicine” («abbiamo bisogno di medici per assicurare sempre un numero di posti letto adeguato» dice Paradiso). C’è urgenza di assunzioni di medici ”accettisti”, medici per le aree del pronto soccorso, neurologi, ematologi, anestesisti, radiologi. «Abbiamo due reparti di ematologie. In particolare, in una, c’è un organico di soltanto quattro medici. Diventa, così, impossibile fare i turni per assicurare assistenza a un certo numero di posti letto» si sfoga il direttore Paradiso.
Ed ora qualche cifra. Al pronto soccorso quotidianamente si presentano non meno di trecento pazienti. Di essi una buona parte viene ricoverata, il resto lascia l’ospedale. I posti letto sono 917, quotidianamente tutti occupati. E poi c’è la piaga delle barelle, talvolta anche centinaia.
Al momento, e fino al 30 settembre, non è possibile reperire medici, con la mobilità da altre strutture ospedaliere. «Dal primo ottobre si potrà accedere a qualche mobilità per ottenere qualche figura professionale in più. Ma questo non può certo bastare a tamponare la grave emergenza che stiamo vivendo» conclude Paradiso.
Il Cardarelli è ospedale dalle grandi eccellenze. Una per tutte: la chirurgia endocrinologica, che rientra nel dipartimento diretto dal professor Maurizio De Palma. Un reparto che sta bloccando la migrazione sanitaria verso altre realtà lontane dalla Campania e che ha ridato la vita e la fiducia a centiniaia di pazienti afflitti dal carcinoma alla tiroide.
Un ospedale in ginocchio, dunque, il cui direttore generale, per la prima volta da quando è al vertice della struttura sanitaria convoca i giornalisti per una conferenza stampa nel corso della quale ha deciso di rivelare le criticità del Cardarelli che dirige da oltre tre anni.
Mancano medici, infermieri, ausiliari. E soldi. L’assenza di turnover ha «asciugato» l’organico rendendolo assolutamente insufficiente per affrontare la mole di lavoro a cui quotidianamente deve far fronte il più grande nosocomio del Sud.
Ne parla il direttore medico di presidio, Franco Paradiso. «Negli ultimi tre anni il numero di medici in organico si è ridotto del venti per cento» dice Paradiso, che conosce meglio di tutti la realtà dell’ospedale, dal momento che è stato in servizio come medico dal 1979 e siede alla poltrona di direttore di presidio dal 2007.
Per ridurre i costi nel corso di questo ultimi anni la direzione generale ha fatto salti mortali. Accorpando, per esempio, molti reparti. «Col piano di rientro è stata eliminata una ”pnmeumologia” una ”neurochirurgia” e, più recentemente una ”ortopedia”» spiega ancora Paradiso. E riprende: «Sono state inoltre rimodulate alcune attività per il migliore utilizzo del personale. Per esempio alcune strutture sono state dipartimentalizzate. Vale a dire la dermatologia, il reparto detenuti, il trauma center che prima erano strutture complesse».
Attualmente i medici, al Cardarelli sono complessivamente 790. I reparti che vivono maggiormente la crisi sono le ”medicine” («abbiamo bisogno di medici per assicurare sempre un numero di posti letto adeguato» dice Paradiso). C’è urgenza di assunzioni di medici ”accettisti”, medici per le aree del pronto soccorso, neurologi, ematologi, anestesisti, radiologi. «Abbiamo due reparti di ematologie. In particolare, in una, c’è un organico di soltanto quattro medici. Diventa, così, impossibile fare i turni per assicurare assistenza a un certo numero di posti letto» si sfoga il direttore Paradiso.
Ed ora qualche cifra. Al pronto soccorso quotidianamente si presentano non meno di trecento pazienti. Di essi una buona parte viene ricoverata, il resto lascia l’ospedale. I posti letto sono 917, quotidianamente tutti occupati. E poi c’è la piaga delle barelle, talvolta anche centinaia.
Al momento, e fino al 30 settembre, non è possibile reperire medici, con la mobilità da altre strutture ospedaliere. «Dal primo ottobre si potrà accedere a qualche mobilità per ottenere qualche figura professionale in più. Ma questo non può certo bastare a tamponare la grave emergenza che stiamo vivendo» conclude Paradiso.
Il Cardarelli è ospedale dalle grandi eccellenze. Una per tutte: la chirurgia endocrinologica, che rientra nel dipartimento diretto dal professor Maurizio De Palma. Un reparto che sta bloccando la migrazione sanitaria verso altre realtà lontane dalla Campania e che ha ridato la vita e la fiducia a centiniaia di pazienti afflitti dal carcinoma alla tiroide.
di Marisa La PennaDEL MATTINO.IT
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