Primi risultati dell'indagine interna al Policlinico di Palermo sul decesso della donna il 29 dicembre
Il senatore Pd Marino: «Presto inchiesta al Senato»
PALERMO - La donna morta lo scorso 29 dicembre, tre settimane dopo la quarta seduta di chemio al Policlinico di Palermo, sarebbe stata vittima di un clamoroso errore: i medici le avrebbero somministrato 90 milligrammi - invece che 9 come prescritto dai protocolli - di una molecola chemioterapica, la vinblastina.
Sarebbero questi i primi risultati, secondo quanto riporta l'Ansa in base ad un articolo di Repubblica-Palermo, di un'indagine interna condotta al Policlinico sulla morte di Valeria Lembo, 34 anni, sposata e madre di un figlio di 7 mesi.
Sulla vicenda ci sono 5 medici indagati. L'infermiera che ha somministrato la dose, ben 15 fiale - ne sarebbe servita 1 e mezza -, si è insospettita e avrebbe chiamato la dottoressa che aveva effettuato la prescrizione, ma il medico, che la mattina del 7 dicembre aveva visitato la paziente - affetta da morbo di Hodgkin - insieme a uno specializzando, le avrebbe detto di andare avanti. Secondo i vertici aziendali non si sarebbe trattato di un errore di calcolo ma di un errore materiale: uno zero in più digitato per sbaglio. Intanto, il direttore sanitario Claudio Scaglione, conferma che «si è certamente trattato di un sovradosaggio, ma non mi esprimo sulle quantità. L'errore nella somministrazione - dice - potrebbe essere una concausa e non la causa diretta della morte».
La Commissione d'inchiesta sull'efficacia e l'efficienza del Ssn del Senato avvierà presto un'inchiesta sul tragico errore che a Palermo ha causato il decesso della giovane donna. Lo ha annunciato, in nota, il presidente della commissione, il senatore del Pd Ignazio Marino, preannunciando che «il nucleo dei Nas afferente alla Commissione avvierà un'istruttoria per raccogliere ogni elemento di informazione utile a ricostruire l'accaduto». «Siamo di fronte - osserva Marino - ad un errore tragico ed inaccettabile. Che con tutta probabilità non si sarebbe verificato se l'ospedale avesse informatizzato la preparazione e la somministrazione dei farmaci. Si tratta di fasi cruciali nella cura del paziente che all'estero vengono gestite attraverso software ad hoc in grado di controllare puntualmente che il dosaggio del farmaco sia adeguato, che la sua somministrazione avvenga nell'orario prescritto e che non ci siano incompatibilità o interferenze con altri farmaci già assunti. Strumenti utilissimi a garantire sicurezza per il paziente, efficacia delle cure e anche risparmi. Sono infatti programmati per segnalare l'esistenza di un farmaco generico equivalente, meno costoso, ogni volta che questo sia disponibile. Purtroppo, le strutture ospedaliere che si sono dotate di questi software in Italia - denuncia il senatore Marino - si contano sulle dita di una mano, mentre si tratterebbe di un investimento veramente necessario. È l'ennesima dimostrazione che il nostro paese, dove tante risorse vengono sprecate per ricoveri inutili, ha ancora molto da fare in termini di razionalizzazione efficiente della spesa sanitaria» conclude.
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