Che il lavoro del Pronto soccorso sia oltremodo faticoso e stressante non ci vuole grande acume per intuirlo. E il termine burn-out è ormai entrato nel lessico familiare a coloro che al Ps svolgono la loro attività.
Tuttavia, per fornire elementi concreti di analisi del fenomeno, l’Emergency medicine and care academy ha promosso un’indagine che, attraverso due questionari on line, ha cercato di esplorare le possibili forme di disagio e malessere psicologico derivante dall'attività professionale di medici e infermieri dei Pronto soccorso italiani. I risultati (hanno risposto ai rispettivi questionari 122 infermieri e 293 medici) sono stati presentati a Roma, al Policlinico Gemelli, a margine del Congresso nazionale sulla Buona pratica clinica e ricerca scientifica nell'urgenza-emergenza, che si è tenuto la scorsa settimana al Consiglio nazionale delle ricerche.
Ebbene, dall’indagine è risultato tra l’altro che, in una giornata particolarmente impegnativa, una forte fatica mentale si impadronisce di più della metà degli infermieri (il 54,7%) e dei medici (il 58,7%). Nella quasi totalità degli infermieri (il 96%), inoltre, la fatica del lavoro in Pronto soccorso si manifesta entro le prime quattro ore di servizio. La postazione di lavoro più stressante, per il 60,9% degli infermieri, è il triage perché quando devono assegnare i codici di priorità diventano facile bersaglio di disappunto e alle volte di collera di pazienti e parenti.
Dalla ricerca è emerso anche che quasi l'8% di infermieri e medici ha dovuto fare ricorso più volte all'uso di psicofarmaci per far fronte a situazioni di disagio o malessere psicologico provocati dal lavoro in Ps. Inoltre, il 9,6% degli infermieri (e il 12,7% dei medici) ammette di andare incontro frequentemente a stati depressivi durante il lavoro. Piuttosto frequenti sono anche i disturbi dell'apparato muscoloscheletrico, gastrointestinale e, ancora di più, i disturbi del sonno; occasionalmente si presentano anche disturbi dell'apparato cardiocircolatorio e del comportamento alimentare.
Il turno più pernicioso per gli operatori è la notte, anche perché è allora che le risorse a disposizione sono ridotte e ci si sente quindi più soli. Una condizione, questa, che può determinare, soprattutto nei più giovani, un’ansia ancora maggiore, con un aumentato rischio di commettere errori.
Fonte : IPASVI.IT
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