giovedì 12 gennaio 2012

Il ticket “salato” del nuovo anno

05/01/2012 - Nel 2012 i non esenti pagheranno in media 140 euro a testa di compartecipazione alla spesa per farmaci, analisi, visite e pronto soccorso: le stime di "Quotidiano Sanità".
Nel 2012 l’importo complessivo dei ticket per le prestazioni erogate dal Servizio sanitario nazionale potrebbe raggiungere i 4,5 miliardi, una cifra che si traduce in una spesa annua media di circa 140 euro a testa per i 32,4 milioni di italiani non esenti (il 54% della popolazione). Questa, almeno, è la stima elaborata in un dossier da Quotidiano Sanità su dati Istat, Agenas, ministero della Salute e Regioni.
Ai circa 4 miliardi versati nel 2011 per farmaci, visite mediche, analisi e pronto soccorso, si aggiungeranno infatti gli introiti a regime del “super ticket” di 10 euro sulla specialistica (834 milioni), che nel 2011 è stato invece applicato solo a partire da agosto e non in tutte le Regioni, per un importo stimato in 381,5 milioni.
Nel 2012, quindi, il calcolo è che gli italiani spenderanno 1,332 miliardi di ticket sui farmaci (spesa 2011 più tasso inflazione) e 3,214 miliardi su specialistica e pronto soccorso (spesa 2011, più totale incassi del “super ticket”), per un totale di 4,546 miliardi di euro. Cosicché, quest’anno i ticket su analisi, visite e pronto soccorso costeranno ai non esenti 99 euro a testa (14 euro in più rispetto al 2011), mentre quelli sui farmaci dovrebbero restare più o meno inalterati rispetto all’anno passato (salvo l’inflazione), con un costo medio procapite di circa 41 euro.
Governo e Regioni, comunque, si stanno confrontando per valutare come rimodulare ticket ed esenzioni in vista dei prossimi aumenti stabiliti dalla manovra di luglio 2010 che prevede un aumento dei ticket pari a 2,1 miliardi, che nel 2014 porterebbe la spesa complessiva per la compartecipazione a oltre 6,6 miliardi di euro, al netto dell’inflazione, con un costo medio procapite per i non esenti attuali di 206 euro l’anno.
 
 
fonte: ipasvi.it

Sanità: Puglia pronta a 400 nuove assunzioni

Quattrocento tra medici, infermieri e dirigenti amministrativi pronti ad essere assunti in Puglia. E’ l’impegno della Regione che l’assessore alla Sanità Tommaso Fiore ha anticipato ad Antenna Pomeriggio qualche giorno fa, di fronte alla necessità della Puglia di fronteggiare l’emorragia di personale sanitario che dalle corsie è pronto per andare in pensione.
Sono 1777 le unità che hanno raggiunto i limiti d’età lavorativa e già si fanno i conti su quanto si risparmierà con la loro uscita da mondo del lavoro. E si punta ad utilizzare questi risparmi per dare il via libera ai nuovi ingressi. La Regione, però, aspetta il lasciapassare dal Governo per una deroga alla norma che blocca il turn over del personale sanitario.
Subito dopo il disco verde romano le Aziende sanitarie potranno bandire i concorsi per i singoli profili professionali. Bisogna fare presto prima che le corsie si svuotino e prima che negli ospedali divenga problematico garantire i livelli essenziali di assistenza.

domenica 8 gennaio 2012

Novanta milligrammi di molecola invece di nove

Primi risultati dell'indagine interna al Policlinico di Palermo sul decesso della donna il 29 dicembre
Il senatore Pd Marino: «Presto inchiesta al Senato»

PALERMO - La donna morta lo scorso 29 dicembre, tre settimane dopo la quarta seduta di chemio al Policlinico di Palermo, sarebbe stata vittima di un clamoroso errore: i medici le avrebbero somministrato 90 milligrammi - invece che 9 come prescritto dai protocolli - di una molecola chemioterapica, la vinblastina.
Sarebbero questi i primi risultati, secondo quanto riporta l'Ansa in base ad un articolo di Repubblica-Palermo, di un'indagine interna condotta al Policlinico sulla morte di Valeria Lembo, 34 anni, sposata e madre di un figlio di 7 mesi.
Sulla vicenda ci sono 5 medici indagati. L'infermiera che ha somministrato la dose, ben 15 fiale - ne sarebbe servita 1 e mezza -, si è insospettita e avrebbe chiamato la dottoressa che aveva effettuato la prescrizione, ma il medico, che la mattina del 7 dicembre aveva visitato la paziente - affetta da morbo di Hodgkin - insieme a uno specializzando, le avrebbe detto di andare avanti. Secondo i vertici aziendali non si sarebbe trattato di un errore di calcolo ma di un errore materiale: uno zero in più digitato per sbaglio. Intanto, il direttore sanitario Claudio Scaglione, conferma che «si è certamente trattato di un sovradosaggio, ma non mi esprimo sulle quantità. L'errore nella somministrazione - dice - potrebbe essere una concausa e non la causa diretta della morte».
La Commissione d'inchiesta sull'efficacia e l'efficienza del Ssn del Senato avvierà presto un'inchiesta sul tragico errore che a Palermo ha causato il decesso della giovane donna. Lo ha annunciato, in nota, il presidente della commissione, il senatore del Pd Ignazio Marino, preannunciando che «il nucleo dei Nas afferente alla Commissione avvierà un'istruttoria per raccogliere ogni elemento di informazione utile a ricostruire l'accaduto». «Siamo di fronte - osserva Marino - ad un errore tragico ed inaccettabile. Che con tutta probabilità non si sarebbe verificato se l'ospedale avesse informatizzato la preparazione e la somministrazione dei farmaci. Si tratta di fasi cruciali nella cura del paziente che all'estero vengono gestite attraverso software ad hoc in grado di controllare puntualmente che il dosaggio del farmaco sia adeguato, che la sua somministrazione avvenga nell'orario prescritto e che non ci siano incompatibilità o interferenze con altri farmaci già assunti. Strumenti utilissimi a garantire sicurezza per il paziente, efficacia delle cure e anche risparmi. Sono infatti programmati per segnalare l'esistenza di un farmaco generico equivalente, meno costoso, ogni volta che questo sia disponibile. Purtroppo, le strutture ospedaliere che si sono dotate di questi software in Italia - denuncia il senatore Marino - si contano sulle dita di una mano, mentre si tratterebbe di un investimento veramente necessario. È l'ennesima dimostrazione che il nostro paese, dove tante risorse vengono sprecate per ricoveri inutili, ha ancora molto da fare in termini di razionalizzazione efficiente della spesa sanitaria» conclude.


giovedì 5 gennaio 2012

Cervello-Villa Sofia, venti di guerra

Oberati dal lavoro, gli infermieri dell’Azienda ospedaliera ‘Cervello-Villa Sofia’ passano al contrattacco e dichiarano lo stato di agitazione. Non escudendo, anche, altre eventuali forme di lotta se la situazione di disagio – per il personale infermieristico e, naturalmente, per i pazienti – dovesse continuare.
Il NurSind Palermo, il sindacato degli infermieri – molto più organizzato e molto più battagliero dei sindacati dei medici che operano negli ospedali ‘Cervello’ e ‘Villa Sofia’ (unica Azienda dopo la riforma) – annuncia battaglia, insomma. Ai sindacalisti, per esempio, non è andato giù l’atteggiamento del direttore generale dell’Azienda, Salvatore Di Rosa, che venerdì scorso aveva annunciato la propria presenza a un’assemblea del personale, non mantenendo, però, gli impegni assunti.
“Assente ingiustificato”, lo definiscono i sindacalisti del NurSind in un lungo comunicato dove si fa il punto della situazione. All’incontro di venerdì scorso, si legge nel comunicato del sindacato egli infermieri, erano presenti “per la Direzione Generale l’ufficio per le relazioni sindacali (sig. Frisina e dott.ssa Treppiedi) la dott.ssa Roccamotisi responsabile del servizio infermieristico”.
“Segnaliamo inoltre il blitz – si legge sempre nel comunicato – della dottoressa Faraoni (Dir. Amministrativo), che è intervenuta nella discussione nel momento in cui veniva affrontata la problematica della guardia giurata al Pronto Soccorso Pediatrico, sostenendo che il servizio esiste già”.
E’ noto – anzi, in verità è poco noto perché non è stato pubblicizzato – che, all’ospedale ‘Cervello’, accanto a Pronto soccorso ordinario è stato aperto un Pronto soccorso pediatrico. Dove, a quanto pare, la gestione non è proprio un esempio da imitare. A cominciare dalle guardie. Ci sono? Non ci sono? La dottoressa Faraoni dice che “ci sono”. I sindacalisti del NurSind ribattono che la presenza di una guardia al Pronto soccorso pediatrico è un “miracolo”. Perché?
La risposta a questa domanda si legge sempre nel comunicato: “Il dono dell’ubiquità è stato concesso alla guardia giurata che presta servizio al Pronto Soccorso del ‘Cervello’ che può, contemporaneamente, vigilare su quello pediatrico distante solo tre o quattrocento metri. Peccato che di ciò non se ne è accorto il solito ‘palermitano doc’ che ha aggredito un’infermiera, infastidito dal suo invito ad andare a fumare all’esterno della sala di aspetto”.“Gli Infermieri del Pronto Soccorso del ‘Cervello’ – si legge sempre nel comunicato – rimangono in attesa dell’altro miracolo (dono dell’ubiquità per attuare il triage bifasico). Siamo certi che nostro Signore provvederà al più presto, sicuramente è stato troppo indaffarato a causa delle eccessive richieste coincidenti con le festività natalizie”.
Insomma, sembra dire il sindacato, al ‘Cervello’ si va avanti a ‘sdoppiamenti’ più immaginati che reali: si sdoppiano le guardia giurate, si sdoppiano gli infermieri, ma i servizi per gli utenti peggiorano: e non certo per responsabilità della guardia giurata (che è una sola!) e degli infermieri (che ancora non hanno ricevuto da Nostro Signore Iddio il dono dell’ubiquità).
Commenta ancora il sindacato: “Totale o quasi la chiusura relativamente a tutte le altre richieste avanzate da NurSind Palermo, unica nota positiva la promessa di inviare al Pronto Soccorso Pediatrico un turno di Infermieri in modo che un’unità si possa dedicare esclusivamente al Triage”.
Dopo di che il NurSind tira un po’ le somme: “Riassumiamo sinteticamente – si legge nel comunicato – le richieste avanzate nella nota precedente prevalentemente legate alla carenza di personale:
- sistema incentivante, regolamento e risorse per la gestione delle “assenze improvvise”;
- grave situazione dell’U.O. di Ostetricia il cui carico di lavoro è enormemente aumentato in seguito alla chiusura dei reparti di ostetricia di Villa Sofia e di Partinico;
- Sicurezza per il Pronto Soccorso Pediatrico (ricordiamo che immediatamente dopo la sua inaugurazione c’è stata una aggressione ad una dipendente): necessità di una guardia giurata dedicata”.
Fine? Ma quando mai! “Inoltre – si legge sempre nel comunicato sindacale – l’istituzione del Triage ha aumentato le postazioni Infermieristiche senza un corrispondente aumento del personale;
- al Pronto Soccorso del Cervello non è possibile effettuare il triage bifasico previsto dai nuovi protocolli aziendali perché il personale è insufficiente per organizzare la seconda postazione;
- fabbisogno di personale infermieristico ed OSS non corrispondente alle reali esigenze delle Unità Operative dell’Azienda”.
Abbiamo finalmente finito con le cose che non vanno al ‘Cervello’? Nient’affatto. “I numeri sulla carta – si legge sempre nel comunicato – sono assolutamente diversi dai numeri reali; il numero dei posti letto effettivi è di gran lunga superiore a quello con il quale è stato determinato il rapporto personale/posti letto: di conseguenza i carichi di lavoro superano le capacità di lavoro del personale, esponendo l’utenza ad un più elevato rischio clinico”.“E’ necessaria – prosegue la nota sindacale – la rideterminazione della pianta organica, utilizzando criteri che garantiscano l’adeguato numero di personale infermieristico e OSS”.
Quindi una denuncia: “Violazione delle norme contrattuali per il personale che presta servizio di pronta disponibilità, costretto a espletare un numero di turni di gran lunga superiore a quanto previsto dalle norme contrattuali.
Non essendo state accolte le richieste avanzate, NurSind proclama lo stato di agitazione del personale del Comparto e l’avvio delle procedure di conciliazione. Condanna l’atteggiamento di sufficienza di questa Direzione Aziendale contro la quale attuerà tutte le forme di lotta necessarie per la tutela del personale infermieristico, dedicato all’assistenza e in prima linea”.


fonte:linksicilia.it


SESSO: ECCO PERCHE' I GIOVANI NON USANO IL PRESERVATIVO

AGI) - Londra, 4 gen. - Perche' si rompono, si sfilano, compromettono l'erezione o perche' si mettono nel momento sbagliato. Questi sono i problemi piu' comuni che i giovani confessanno per giustificare il non utilizzo del preservativo.
  Almeno questo e' quanto emerso da una ricerca condotta da Aleksandar Stulhofer dell'Universita' di Zagabria (Croazia), in collaborazione con Valerio Bacak della Pennsylvania, e pubblicata sugli Archives of Sexual Behavior. "Dopo l'astinenza, l'uso del preservativo maschile e' il metodo piu' efficace per proteggersi dalle malattie sessualmente trasmissibili, incluso l'HIV, La maggior parte degli studi che hanno esaminato i fattori di rischio sessuale tra i giovani - hanno detto i ricercatori - si sono concentrati sulla frequenza dell'uso del preservativo. Altri problemi relativi alla modalita' di utilizzo sono invece stati meno studiati.
  Tuttavia, non c'e' alcun motivo per ritenere che l'uso ripetuto si svolga nel modo giusto per prevenire le malattie sessualmente trasmissibili". In effetti, gli uomini e le donne "affrontano molti problemi ed errori associati al preservativo - hanno riferito gli studiosi - come ad esempio metterlo dopo che la penetrazione e' gia' avvenuta o la perdita di erezione al momento dell'applicazione". In questo nuovo studio, condotto tra febbraio e marzo 2010, gli autori hanno selezionato 1.005 uomini e donne di eta' compresa tra i 18 e 25 anni, 679 dei quali ha detto di aver fatto uso dei preservativi nel corso dell'anno precedente. I partecipanti sono stati invitati a compilare questionari diversi realizzati per indagare sulla frequenza d'uso del preservativo, se l'uso e' avvenuto dopo il consumo di alcolici, in quale punto del rapporto, su come si sono sentiti i soggetti con il preservativo e che problemi hanno dovuto affrontare. "In linea con precedenti ricerche - hanno riferito gli scienziati - i nostri dati suggeriscono che vi sono molte differenze tra uomini e donne nel confessare un errore quando si utilizza il preservativo. La differenza di genere e' stata trovata nella prevalenza di rotture del preservativo". Inoltre i dati mostrano "che coloro che avevano bevuto alcol o assunto droghe prima dell'uso hanno dichiarato con maggior frequenza di aver avuto problemi di rotture". In cifre, lo studio ha rivelato che il 18 per cento ha ammesso che il preservativo si e' rotto, il 13 per cento che si e' sfilato in avanti, il 17 per cento ha ammesso di aver perso l'erezione mentre lo applicavano mentre il 34 per cento ne ha fatto uso dopo esser gia' penetrato. "Piu' della meta' dei giovani adulti in questo studio nazionale - hanno riferito gli scienziati - ha detto di aver fatto almeno un errore o di aver avuto un problema con l'uso del preservativo nel corso dell'ultimo anno.
  L'uso corretto e' importante per il bene di tutti. Sono necessarie ulteriori ricerche dettagliate per valutare la frequenza degli errori o dei problemi nell'uso del preservativo" .

Preservativo, tra i giovani in pochi ne fanno un giusto uso

Usate il preservativo e fatelo in modo corretto. Sembra un concetto ovvio, tutti sanno quanto sia importante l’uso del condom per evitare le malattie sessualmente trasmissibili.

Eppure in molti, secondo una ricerca condotta dall’Università di Zagabria, con la collaborazione di Valerio Bacak (Pennsylvania), non utilizzano il preservativo come si dovrebbe andando così incontro a diverse problematiche.

Non garantiscono l’erezione, si rompono oppure si sfilano, questi i principali problemi legati all’uso del preservativo emersi nei questionari cui sono stati sottoposti 1.005 giovani trai 18 e i 25 anni.

Anziché cercare di capire dove sta l’errore e informarsi anche sul corretto uso, i ragazzi preferiscono direttamente farne a meno. In molti, erroneamente, considerano il preservativo semplicemente come un anticoncezionale dimenticando invece la sua importanza nell’evitare la contrazione di malattie.

Alcuni hanno dichiarato di utilizzarlo solo dopo la penetrazione già avvenuta con il solo scopo di evitare una gravidanza. Altri invece lo considerano un vero e proprio ostacolo alla sessualità lamentando la perdita di erezione.

Quanta sufficienza e disinformazione esiste ancora tra i giovani? Forse più la prima che la seconda.

Sempre nella ricerca è emerso infatti che “coloro che avevano bevuto alcol o assunto droghe prima dell'uso hanno dichiarato con maggior frequenza di aver avuto problemi di rotture".

Se conservato in modo corretto il preservativo (sottoposto precedentemente a test dalle case produttrici) non si rompe, bisogna però ovviamente fare attenzione nel maneggiarlo (ad esempio a non graffiarlo con gli anelli).

Prevenire è meglio che curare, se questo concetto fosse ben impresso nelle menti dei giovani i risultati delle ricerche cambierebbero sicuramente.

L'appendice è una riserva di batteri "buoni", un aiuto per l'intestino

Da sempre è stata considerata una parte superflua del nostro intestino e causa unicamente di fastidi, parliamo dell'appendice. Contrariamente a quanto si è pensato finora potrebbe essere invece una scorta di batteri "buoni" utili a sostituire quelli che abitualmente vivono nell'intestino.

A riferirlo è una ricerca Winthrop-University Hospital (USA), i cui risultati sono stati pubblicati sulla rivista specialistica Clinical Gastroenterology and Hepatology.

Secondo i gastroenterologi, chi ha subito l'asportazione dell'appendice è maggiormente a rischio di contrarre un'infezione causata dal batterio denominato Clostridium difficile, appartenente alla famiglia Clostridiaceae.

Lo studio ha preso in esame i dati di 254 pazienti precedentemente colpiti dal batterio in questione, è stato così possibile verificare che quelli a cui è stata asportata l'appendice hanno un rischio quattro volte più elevato di contrarre una nuova infezione.

In sintesi, i pazienti con l'appendice hanno un rischio dell'11%, per quelli senza il rischio è del 48%.

Il Clostridium si fa vivo generalmente quando la flora batterica intestinale subisce dei danni, come quando si assumono dosi massicce di antibiotici.

James Grendell, che ha coordinato lo studio, spiega che "Se l'infezione ritorna, probabilmente la riserva non e' stata ripristinata correttamente, forse proprio perché non è presente l'appendice".
 
 

fonte vitadidonna.org
 

Scoperto il gene associato alla sordità in vecchiaia

Una ricerca americana ha individuato un gene il cui funzionamento appare legato all'insorgenza della sordità in vecchiaia. Si tratta di FGF20, un gene la cui rimozione su modello murino ha determinato la perdita completa dell'udito degli animali.
La ricerca, pubblicata su Plos Biology dagli scienziati della Washington University School of Medicine, apre la via a nuovi tipi di trattamenti che siano in grado di prevenire la perdita dell'udito negli anziani oltre i 60 anni di età. Nel corso delle analisi, i ricercatori hanno scoperto che due terzi delle cellule ciliate esterne, ovvero le cellule dell'orecchio interno che sottendono all'amplificazione dei suoni, erano scomparse, il che aveva prodotto inevitabilmente un danno all'udito.
Il gene in questione è legato alla crescita dei fibroblasti, cellule fondamentali per lo sviluppo del tessuto e la cura delle ferite negli embrioni Al contrario di quelle esterne, le cellule ciliate interne – che servono a trasmettere elettricamente i suoni amplificati al cervello - non accusavano alcun danno. L'autore dello studio Sung-Ho Huh spiega: “è la prima evidenza che mostra come le cellule ciliate interne ed esterne si sviluppino indipendentemente le une dalle altre. Questo è importante perché la maggior parte dei casi di sordità legati alla vecchiaia è dovuta alla perdita di cellule ciliate esterne. Il passo successivo sarà vedere se la sordità dell'uomo è associata a mutazioni dello stesso gene".

Virus epatite C 'manipola' Rna per sopravvivere

(ANSA) - ROMA, 03 GEN - Il virus dell'epatite C, malattia che colpisce circa un milione di persone in Italia e' capace di 'manipolare' singole molecole per sopravvivere nel fegato, dirottandole dalla loro funzione originaria e 'convincendole' a supportare la replicazione del genoma virale. E' il meccanismo osservato da un gruppo di ricercatori delle universita' del Nord Carolina e del Colorado, tra la molecola di microRna miR-122 e il virus dell'epatite. Quest'ultimo, secondo quando e' stato descritto in un articolo apparso online sui Proceedings of the National Academy of Sciences, riesce a 'ipnotizzare' miR-122, inizialmente deputata a regolare l'espressione genica nelle cellule del fegato umano, che viene dirottata ad aiutare il virus dell'epatite a stabilizzarsi e a replicarsi nell'organo. Alla luce di questo fenomeno, i ricercatori hanno sperimentato un farmaco, chiamato antagomer che si lega a miR-122 e lo sequestra nel fegato, destabilizzando il genoma virale e accelerandone la degradazione a livello epatico. I ricercatori affermano che questa sperimentazione ha portato all'individuazione di un nuovo obiettivo farmacologico per il trattamento dell'epatite C.(


Nuovo test sangue dice sesso nascituro

ROMA - Non saranno piu' necessari esami invasivi o lunghe attese oltre i primi tre mesi per conoscere il sesso di un bambino nella pancia della madre. Un gruppo di ricercatori coreani a messo a punto un test, unico nel suo genere, capace di individuare il genere del neonato gia' poche settimane dopo il concepimento, attraverso un semplice prelievo del sangue della madre.

Gli esami disponibili ad oggi per identificare, (non solo), il sesso del nascituro sono l'amniocentesi e l'analisi dei villi coriali, entrambe procedure invasive che non possono essere fatte prime di unidici settimane di gestazione e che comportano un rischio, seppur basso, di aborto spontaneo. A questi test si aggiunge la nota ecografia ma per sperare di vedere di che sesso e' il bambino occorre attendere oltre il primo trimestre. Per i genitori ansiosi, invece, potrebbe essere presto disponibile il test realizzato dai coreani dell'universita' di KwanDong, a Seoul che hanno descritto il meccanismo di funzionamento in un articolo pubblicato sul FASEB Journal. La chiave rivelatrice del sesso e' la combinazione di due enzimi (DYS14/GAPDH) che puo' essere rilevata dal plasma materno, in cui e' presente Dna circolante del feto, come hanno dimostrato i risultati delle analisi dei ricercatori fatte su 203 donne incinta arruolate nello studio e confermati dal sesso alla nascita dei loro bambini



fonte ansa