Bologna, 12 aprile 2011 - Che fatica essere uomini, ma che impresa, anche, fare accettare a lui e lei il 'pillolo', il primo anticoncezionale maschile che Maria Cristina Meriggiola, marchigiana di origine, studi a Bologna e negli Usa, ha praticamente inventato, nel 1994.
Dottoressa, tra quanto tempo il pillolo in farmacia?
Ci vorranno altri due anni di sperimentazione sulle coppie che in ognuno dei 15 centri scientifici stanno provando la formula anticoncezionale al maschile, poi bisognerà aspettare i tempi tecnici della burocrazia e i finanziamenti. Il pillolo, che dopo anni di studi pensiamo di avere realizzato sotto forma di regime ormonale, è stato accolto da molto clamore, e in principio, a metà degli anni Novanta, anche con molto interesse da parte di diverse case farmaceutiche internazionali. Poi, invece, queste ultime si sono ritirate da finanziamenti e ricerche: ora è l’Oms ad avere preso in mano la guida della sperimentazione multicentrica, l’ultimo passo prima della applicazione clinica.
E come si svolgono i controlli sulla sua efficacia?
"Cinquanta coppie in ogni centro, dopo i controlli sulla buona salute di entrambi i partner e premesso che la donna deve avere meno di 38 anni, conducono una vita sessuale normale: a lui viene fatta ogni 8 mesi una iniezione, il pillolo appunto, che dovrebbe cautelare i coniugi da eventuali gravidanze. Il test non è mai stato interrotto perché dal suo inizio, quasi due anni fa, non si sono avuti effetti collaterali rilevanti. Eppure".
Eppure?
"Noi del centro bolognese dove il pillolo in pratica è nato, e i nostri colleghi stranieri, siamo perplessi: abbiamo fatto molta fatica a reclutare 50 coppie per la sperimentazione, ma sappiamo che gli uomini e le loro partner sono poco disponibili all’idea dell’anticoncezionale per lui. Insomma: il pillolo al maschile è vicino, il cambiamento di mentalità, culturale e sessuale della coppia, no".
La sessualità rallenta il passo e segue la tradizione...
"Non del tutto. Io conduco la ricerca sul pillolo ma guido anche il Centro per la salute sessuale al policlinico Sant’Orsola di Bologna: ci occupiamo di tutto il percorso dei transessuali, dalla psicoterapia alla cura, che è farmacologica e chirurgica e si può avere a spese del Servizio sanitario nazionale, perché una legge italiana prevede interventi mirati. Questo è un campo di studi nuovo, che pone ancora tanti interrogativi".
Fonte: quotidiano
Dottoressa, tra quanto tempo il pillolo in farmacia?
Ci vorranno altri due anni di sperimentazione sulle coppie che in ognuno dei 15 centri scientifici stanno provando la formula anticoncezionale al maschile, poi bisognerà aspettare i tempi tecnici della burocrazia e i finanziamenti. Il pillolo, che dopo anni di studi pensiamo di avere realizzato sotto forma di regime ormonale, è stato accolto da molto clamore, e in principio, a metà degli anni Novanta, anche con molto interesse da parte di diverse case farmaceutiche internazionali. Poi, invece, queste ultime si sono ritirate da finanziamenti e ricerche: ora è l’Oms ad avere preso in mano la guida della sperimentazione multicentrica, l’ultimo passo prima della applicazione clinica.
E come si svolgono i controlli sulla sua efficacia?
"Cinquanta coppie in ogni centro, dopo i controlli sulla buona salute di entrambi i partner e premesso che la donna deve avere meno di 38 anni, conducono una vita sessuale normale: a lui viene fatta ogni 8 mesi una iniezione, il pillolo appunto, che dovrebbe cautelare i coniugi da eventuali gravidanze. Il test non è mai stato interrotto perché dal suo inizio, quasi due anni fa, non si sono avuti effetti collaterali rilevanti. Eppure".
Eppure?
"Noi del centro bolognese dove il pillolo in pratica è nato, e i nostri colleghi stranieri, siamo perplessi: abbiamo fatto molta fatica a reclutare 50 coppie per la sperimentazione, ma sappiamo che gli uomini e le loro partner sono poco disponibili all’idea dell’anticoncezionale per lui. Insomma: il pillolo al maschile è vicino, il cambiamento di mentalità, culturale e sessuale della coppia, no".
La sessualità rallenta il passo e segue la tradizione...
"Non del tutto. Io conduco la ricerca sul pillolo ma guido anche il Centro per la salute sessuale al policlinico Sant’Orsola di Bologna: ci occupiamo di tutto il percorso dei transessuali, dalla psicoterapia alla cura, che è farmacologica e chirurgica e si può avere a spese del Servizio sanitario nazionale, perché una legge italiana prevede interventi mirati. Questo è un campo di studi nuovo, che pone ancora tanti interrogativi".
di Renata Ortolani
Fonte: quotidiano
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