Vi proponiamo l'intervista pubblicata da Andrea Tirotto per infermieristicamente ....
martedì 6 dicembre 2016
Emendamento infermiere professione usurante: intervista alla Portavoce Tiziana Ciprini
Tempo fa' INFERMIERI IN LINEA vi ha parlato della votazione avvenuta al governo riguardante l'emendamento proposto dal movimento 5 stelle nella qualità della cittadina Tiziana Ciprini, che proponeva di definire "lavoro usurante" la professione infermieristica.
Vi proponiamo l'intervista pubblicata da Andrea Tirotto per infermieristicamente ....
Vi proponiamo l'intervista pubblicata da Andrea Tirotto per infermieristicamente ....
lunedì 28 novembre 2016
Infermieri e lavoro usurante? La camera dice no!!
La Commissione Bilancio della Camera dei Deputati del Governo Renzi dice NO!!!
Ha respinto l'emendamento con cui si chiedeva di inserire la professione infermieristica tra quelle usuranti, proposto dal Movimento 5 Stelle a prescindere dai turni di lavoro. Forse semplicemente perchè lo hanno proposto i grillini?
Ha respinto l'emendamento con cui si chiedeva di inserire la professione infermieristica tra quelle usuranti, proposto dal Movimento 5 Stelle a prescindere dai turni di lavoro. Forse semplicemente perchè lo hanno proposto i grillini?
Nel contesto della discussione sulla Legge di bilancio alla Camera arriva la bocciatura dell'emendamento.
Brutta notizia quindi per tutti quegli infermieri che ogni giorno affrontano sofferenze, carichi lavorativi, compensazioni, mancati riposi, ferie non godute e straordinari non pagati, pur non lavorando di notte.
Nella sostanza quindi l'orientamento è quello di considerare usurante il lavoro a turno, senza comprendere che, nel caso della professione infermieristica, la connotazione usurante è insita nel ruolo e nel contesto, non soltanto nell'orologio.
lunedì 21 marzo 2016
HOW DO YOU SEE ME? LA SINDROME DI DOWN
Il 21 marzo si celebra l'11ma edizione della Giornata Mondiale sulla Sindrome di Down (o Trisomia 21) attraverso la campagnaHow do you see me? (#HowDoYouSeeMe e #WDSD16). Il tema di quest'anno è vivere una vita ricca di relazioni sociali soddisfacenti grazie al supporto della comunità, della famiglia, degli amici, dei colleghi di lavoro, dicendo no alla discriminazione e ai pregiudizi. CoorDown Onlus ha lanciato, in collaborazione con Saatchi & Saatchi New York, la campagna di sensibilizzazioneattraverso il video How do you see me?
Protagonista del video è AnnaRose, una giovane ragazza con sindrome di Down che racconta la sua vita. Una vita piena di significato, ricca di opportunità, di amicizie e di affetto, ma anche di sfide e momenti di difficoltà. Questa vita prende forma sullo schermo grazie all'attrice Olivia Wilde. La metafora intende stimolare una riflessione su come le persone con sindrome di Down vedano se stesse e su come siano spesso vittime di discriminazioni basate su preconcetti e aspettative stereotipate.
«Con questo film vogliamo contribuire a un cambiamento culturale. Solo quando la disabilità sarà percepita come una delle sfaccettature della diversità si potrà davvero fare inclusione, riconoscendo l’unicità di ogni individuo. L’obiettivo è far volgere lo sguardo oltre gli stereotipi, costruire un nuovo immaginario collettivo e promuovere un’alfabetizzazione alla disabilità», spiega il presidente di CoorDown Onlus Sergio Silvestre.
sabato 12 marzo 2016
Lazio. Bissoni: “Programmi operativi 2016-18 garantiranno definitivo sblocco del turn over”
Lo ha annunciato il subcommissario per l’attuazione del Piano di rientro, durante la Conferenza dei servizi del San Camillo. Il direttore della cabina di regia della sanità, Alessio D'Amato, ha sottolineato che “stiamo andando verso uscita deficit, garantendo risarcimento fiscale a imprese e cittadini". Il dg dell'A.O, Antonio D'Urso, ha garantito che “i 20 posti letto di rianimazione sono operativi”. Amarezza e insoddisfazione sul fronte sindacale.
I Programmi operativi della sanità laziale, che riguarderanno il triennio 2016-18, consentiranno “di uscire dal meccanismo che ha determinato il blocco del turn over che spesso si è tradotto in tagli lineari e permetteranno di abbandonare le dinamiche dei vincoli a priori, ripristinando una politica ordinaria di gestione del personale”. Lo ha garantito il subcommissario per l’attuazione del Piano di rientro, Giovanni Bissoni, nel corso della Conferenza dei servizi dell’Azienda ospedaliera San Camillo che ha registrato un’importante novità. I nuovi piano di riordino ospedaliero, inseriti nell’ultima Legge di stabilità, “prevedono il raggiungimento del pareggio di bilancio nel triennio – ha ricordato Bissoni – Tuttavia il perseguimento dell’equilibrio dei conti necessita di tempi fisiologici, soprattutto per quanto riguarda strutture della portata del San Camillo, quindi il termine dei tre anni potrà essere rimodulato, anche perché in caso contrario si rischierebbe di uccidere l’azienda”.
Allo stato attuale il buco di bilancio dell’Azienda ospedaliera ammonta a circa 158 milioni ma, ha spiegato il subcommissario del Lazio, “criteri e parametri di valutazione potrebbero essere rivisti, comportando un abbassamento del deficit pari al 30%. Nel caso del San Camillo si scenderebbe così a circa 90 mln”. Nel complesso l’azione di riordino ospedaliero “regge soltanto se in parallelo si attua il riordino territoriale. Allo stesso tempo “occorre rinsaldare le procedure di accreditamento, che non possono consistere esclusivamente in un’autorizzazione rafforzata, ma che devono implicare anche una valutazione dei processi assistenziali”.
Il Lazio ha comunque avviato un percorso che, in tempi stretti, dovrebbe finalmente condurlo all’uscita da un Piano di rientro in atto dal febbraio del 2007. “Allora il buco era di 1,3 mld, mentre oggi siamo riusciti a scremarlo sino a 0,3 milioni – sottolinea Alessio D’Amato, direttore della cabina di regia della sanità nel Lazio – E allo stato attuale possiamo evidenziare il margine operativo con il segno meno più tenue degli ultimi anni”. Tutto ciò significa “poter garantire un autentico risarcimento fiscale a cittadini e imprese, che hanno pagato il maxi deficit in sanità con un aumento enorme delle addizionali e degli oneri. Stiamo rimettendo a posto i conti, ma contestualmente riportiamo i Lea del Lazio sopra la soglia di criticità, un’autentica novità per la regione: abbiamo superato la quota minima di 160, raggiungendo la cifra di 168”. Per questo, chiarisce D’Amato, “anche la nuova normativa sui Piani di rientro delle aziende ospedaliere non potrà non tener conto del percorso che abbiamo già intrapreso”.
Il direttore generale del San Camillo, Antonio D’Urso, ha radiografato nel dettaglio le ultime novità in seno all’azienda, ricordando che “la struttura è enorme e misura quanto 40 campi da calcio”. In particolare ha evidenziato “la realizzazione di 20 posti letto di rianimazione che stanno iniziando ad essere operativi in questi giorni; il finanziamento della Regione sul nuovo Pronto soccorso e l'approvazione del progetto per la nuova maternità. Si tratta di traguardi enormi che miglioreranno la qualità delle cure e la sicurezza". Obiettivo importante è anche quello di trasformare la Piastra nel centro nevralgico del San Camillo. “Vogliamo potenziare le eccellenze e le linee chirurgiche- ha riferito- soprattutto tramite la valorizzazione della cardiochirurgia e attraverso cinque nuove sale operatorie al Lancisi che saranno pronte a fine mese. Ma anche grazie alla concentrazione dell'alta complessità nella Piastra. Altra priorità riguarderà la separazione tra urgenza ed elezione, un nodo non più eludibile”.
Sul fronte sindacale sembrano, invece, prevalere amarezza e delusione. “La Regione ci dica se dobbiamo essere un ospedale di alta specializzazione oppure del territorio – ha chiesto Sandro Petrolati, segretario aziendale dell’Anaao Assomed – Con le attuali risorse finanziarie e di personale è infatti impossibile assurgere a entrambe le funzioni. Nonostante l’iniezione garantita dal Giubileo, le dotazioni organiche sono ancora insufficienti e ci sono ancora struttura in cui buona parte delle apicalità è costituita da precari. Senza dimenticare che i supporti informatici versano in condizioni drammatiche e che la sicurezza nell’ospedale scarseggia”. Sulla stessa lunghezza d’onda Andrea Fidanza, coordinatore Rsu. “L’età media degli operatori – ha osservato è sempre di 56 anni e, progressivamente, si stanno chiedendo sempre maggiori sforzi a fronte di riconoscimenti economici decrescenti. Questo avviene perché la Regione è riuscita effettivamente a migliorare i conti, ma facendo cassa esclusivamente sul personale”.
Gennaro Barbieri
Allo stato attuale il buco di bilancio dell’Azienda ospedaliera ammonta a circa 158 milioni ma, ha spiegato il subcommissario del Lazio, “criteri e parametri di valutazione potrebbero essere rivisti, comportando un abbassamento del deficit pari al 30%. Nel caso del San Camillo si scenderebbe così a circa 90 mln”. Nel complesso l’azione di riordino ospedaliero “regge soltanto se in parallelo si attua il riordino territoriale. Allo stesso tempo “occorre rinsaldare le procedure di accreditamento, che non possono consistere esclusivamente in un’autorizzazione rafforzata, ma che devono implicare anche una valutazione dei processi assistenziali”.
Il Lazio ha comunque avviato un percorso che, in tempi stretti, dovrebbe finalmente condurlo all’uscita da un Piano di rientro in atto dal febbraio del 2007. “Allora il buco era di 1,3 mld, mentre oggi siamo riusciti a scremarlo sino a 0,3 milioni – sottolinea Alessio D’Amato, direttore della cabina di regia della sanità nel Lazio – E allo stato attuale possiamo evidenziare il margine operativo con il segno meno più tenue degli ultimi anni”. Tutto ciò significa “poter garantire un autentico risarcimento fiscale a cittadini e imprese, che hanno pagato il maxi deficit in sanità con un aumento enorme delle addizionali e degli oneri. Stiamo rimettendo a posto i conti, ma contestualmente riportiamo i Lea del Lazio sopra la soglia di criticità, un’autentica novità per la regione: abbiamo superato la quota minima di 160, raggiungendo la cifra di 168”. Per questo, chiarisce D’Amato, “anche la nuova normativa sui Piani di rientro delle aziende ospedaliere non potrà non tener conto del percorso che abbiamo già intrapreso”.
Il direttore generale del San Camillo, Antonio D’Urso, ha radiografato nel dettaglio le ultime novità in seno all’azienda, ricordando che “la struttura è enorme e misura quanto 40 campi da calcio”. In particolare ha evidenziato “la realizzazione di 20 posti letto di rianimazione che stanno iniziando ad essere operativi in questi giorni; il finanziamento della Regione sul nuovo Pronto soccorso e l'approvazione del progetto per la nuova maternità. Si tratta di traguardi enormi che miglioreranno la qualità delle cure e la sicurezza". Obiettivo importante è anche quello di trasformare la Piastra nel centro nevralgico del San Camillo. “Vogliamo potenziare le eccellenze e le linee chirurgiche- ha riferito- soprattutto tramite la valorizzazione della cardiochirurgia e attraverso cinque nuove sale operatorie al Lancisi che saranno pronte a fine mese. Ma anche grazie alla concentrazione dell'alta complessità nella Piastra. Altra priorità riguarderà la separazione tra urgenza ed elezione, un nodo non più eludibile”.
Sul fronte sindacale sembrano, invece, prevalere amarezza e delusione. “La Regione ci dica se dobbiamo essere un ospedale di alta specializzazione oppure del territorio – ha chiesto Sandro Petrolati, segretario aziendale dell’Anaao Assomed – Con le attuali risorse finanziarie e di personale è infatti impossibile assurgere a entrambe le funzioni. Nonostante l’iniezione garantita dal Giubileo, le dotazioni organiche sono ancora insufficienti e ci sono ancora struttura in cui buona parte delle apicalità è costituita da precari. Senza dimenticare che i supporti informatici versano in condizioni drammatiche e che la sicurezza nell’ospedale scarseggia”. Sulla stessa lunghezza d’onda Andrea Fidanza, coordinatore Rsu. “L’età media degli operatori – ha osservato è sempre di 56 anni e, progressivamente, si stanno chiedendo sempre maggiori sforzi a fronte di riconoscimenti economici decrescenti. Questo avviene perché la Regione è riuscita effettivamente a migliorare i conti, ma facendo cassa esclusivamente sul personale”.
Gennaro Barbieri
Fonte: quotidiano sanità.it
Lombardia. Cgil conferma sciopero il 7 aprile: “Subito piano assunzioni in sanità per garantire i servizi”
“Contestiamo la decisione di assumere nuovo personale per i pronto soccorso e le terapie intensive riducendo gli organici attuali degli altri reparti e in più reperendo i 25 milioni necessari tagliando gli attuali budget di spesa per il personale”.
La Regione da un lato chiede al governo nazionale di rivedere i vincoli finanziari che impedirebbero nuove assunzioni, con il taglio dei costi del personale nella misura dell’1,4% della spesa del 2004. Ma dall’altro non perde il vizio di prendere decisioni che riguardano direttamente la vita del personale delle aziende sanitarie evitando il confronto con i rappresentanti dei lavoratori. E’ l’accusa formulata all’amministrazione da parte della Funzione Pubblica Cgil Lombardia.
Il 29 febbraio, riferisce il sindacato, la Direzione Generale Sanità ha inviato al Ministero della Salute la determinazione dei fabbisogni di personale richiesta per dare la giusta applicazione alla normativa europea sugli orari di lavoro, stabilendo che in Lombardia servono 500 nuove assunzioni di medici e infermieri. “Ora apprendiamo – sottolinea una nota - che i direttori generali delle nuove ASST e ATS hanno rilevato che tra nuovi ingressi e sostituzione del personale in via di pensionamento occorre prevedere oltre 3.000 assunzioni di diverse figure professionali (il 3% dell’attuale forza lavoro), di cui 500 solo per medici e infermieri dei pronto soccorso e per i reparti di terapia intensiva, per un costo di 25 milioni di euro”.
Per la Cgil queste stime potrebbero essere sottodimensionate se si considera il reale stato di efficienza del personale in servizio. Poche settimane fa, infatti, uno studio dell’Università Bocconi ha rilevato come gli attuali organici risentano di pesanti turni di lavoro che, negli anni, li ha resi non pienamente idonei alle mansioni d’assunzione a causa della movimentazione di carichi e pazienti (in Lombardia circa 1.500 sarebbero in questa condizione).
“Contestiamo la decisione di assumere nuovo personale per i pronto soccorso e le terapie intensive riducendo gli organici attuali degli altri reparti e in più reperendo i 25 milioni necessari tagliando gli attuali budget di spesa per il personale. In pratica i nuovi lavoratori potranno essere assunti solo pagandoli con le retribuzioni di chi già oggi è in servizio, mentre i servizi di emergenza e urgenza potranno essere garantiti solo riducendo o chiudendo altri servizi”. Per questo, annuncia il sindacato, giovedì 7 aprile i lavoratori della sanità lombarda sciopereranno assieme agli altri lavoratori pubblici e a quelli della sanità privata per rivendicare i giusti rinnovi contrattuali. Ma anche perché il Governo e la Regione sono parimenti responsabili del progressivo taglio dei servizi ai cittadini attraverso la drastica riduzione del personale.
“Si apra dunque – conclude la nota - una vera vertenza occupazione in Lombardia, per garantire il rispetto del giusto orario di lavoro degli operatori sanitari. Si stabiliscano gli effettivi fabbisogni di organico per garantire servizi di qualità e in sicurezza per i cittadini lombardi. Solo dal confronto vero e responsabile con le rappresentanze dei lavoratori si potranno trovare le migliori soluzioni”.
Il 29 febbraio, riferisce il sindacato, la Direzione Generale Sanità ha inviato al Ministero della Salute la determinazione dei fabbisogni di personale richiesta per dare la giusta applicazione alla normativa europea sugli orari di lavoro, stabilendo che in Lombardia servono 500 nuove assunzioni di medici e infermieri. “Ora apprendiamo – sottolinea una nota - che i direttori generali delle nuove ASST e ATS hanno rilevato che tra nuovi ingressi e sostituzione del personale in via di pensionamento occorre prevedere oltre 3.000 assunzioni di diverse figure professionali (il 3% dell’attuale forza lavoro), di cui 500 solo per medici e infermieri dei pronto soccorso e per i reparti di terapia intensiva, per un costo di 25 milioni di euro”.
Per la Cgil queste stime potrebbero essere sottodimensionate se si considera il reale stato di efficienza del personale in servizio. Poche settimane fa, infatti, uno studio dell’Università Bocconi ha rilevato come gli attuali organici risentano di pesanti turni di lavoro che, negli anni, li ha resi non pienamente idonei alle mansioni d’assunzione a causa della movimentazione di carichi e pazienti (in Lombardia circa 1.500 sarebbero in questa condizione).
“Contestiamo la decisione di assumere nuovo personale per i pronto soccorso e le terapie intensive riducendo gli organici attuali degli altri reparti e in più reperendo i 25 milioni necessari tagliando gli attuali budget di spesa per il personale. In pratica i nuovi lavoratori potranno essere assunti solo pagandoli con le retribuzioni di chi già oggi è in servizio, mentre i servizi di emergenza e urgenza potranno essere garantiti solo riducendo o chiudendo altri servizi”. Per questo, annuncia il sindacato, giovedì 7 aprile i lavoratori della sanità lombarda sciopereranno assieme agli altri lavoratori pubblici e a quelli della sanità privata per rivendicare i giusti rinnovi contrattuali. Ma anche perché il Governo e la Regione sono parimenti responsabili del progressivo taglio dei servizi ai cittadini attraverso la drastica riduzione del personale.
“Si apra dunque – conclude la nota - una vera vertenza occupazione in Lombardia, per garantire il rispetto del giusto orario di lavoro degli operatori sanitari. Si stabiliscano gli effettivi fabbisogni di organico per garantire servizi di qualità e in sicurezza per i cittadini lombardi. Solo dal confronto vero e responsabile con le rappresentanze dei lavoratori si potranno trovare le migliori soluzioni”.
Fonte: quotidianosanita.it
Sicilia. Gucciardi: “Non pretendiamo elemosine da Roma, ma siano riconosciuti i nostri sforzi”
L’assessore è intervenuto alla presentazione della nuova dotazione organica dell'Asp di Trapani, dove sono previste 971 nuove unità. Per Gucciardi “troppi anni erano passati senza che nella sanità siciliana fossero immesse nuove professionalità, per dare ai siciliani il diritto a un’offerta di salute di qualità”.
“Quando la scorsa estate mi sono insediato la mia prima richiesta è stata quella che gli atti aziendali con le nuove dotazioni organiche delle 17 ASP e aziende sanitarie siciliane fossero predisposti entro il 30 settembre 2015. Troppi anni infatti erano passati senza che nella sanità siciliana fossero immesse nuove professionalità, per dare ai siciliani il diritto a un’offerta di salute di qualità”. Ad affermarlo è stato l’assessore alla sanità della regione Siciliana, Baldo Gucciardi, intervenendo ieri alla presentazione della nuova dotazione organica dell'Asp di Trapani. Nel suo intervento Gucciardi ha anche definito “un atto di giustizia rimodulare il tetto di spesa del personale sanitario per le varie Asp riequilibrandolo, pur mantenendo invariata la spesa complessiva di 2 miliardi e 365 milioni di euro”.
L’assessore ha quindi voluto sottolineare i risultati raggiunti dalla Sanità siciliana: “Pochi se ne sono accorti ma la sanità siciliana a differenza di altre regioni, dopo lo scorso 25 novembre con l’obbligo del tempo massimo di lavoro settimanale e del riposo minimo garantito, non è andata in tilt, grazie all’impegno e al sacrificio di tutti gli operatori, così come pochi si sono accorti che il ministero della Salute ha certificato come la Sicilia sia all’ottavo posto tra le regioni per quanto riguarda i Lea, i livelli minimi di assistenza, prima regione del Sud, o che vi sono regioni cosiddette virtuose che hanno percentuali di punti nascita sotto i 500 parti l’anno più alte di noi. Abbiamo avviato un percorso virtuoso – ha concluso Gucciardi -, non pretendiamo elemosine da Roma, ma che vengano riconosciuti i nostri sforzi”.
La nuova dotazione organica dell'Asp di Trapani Con l’emanazione del decreto dell’assessore regionale alla Salute con cui si approva l’”Atto aziendale dell’Azienda sanitaria provinciale di Trapani”, è giunto a conclusione l’iter procedurale del nuovo assetto organizzativo e di risorse umane predisposto con la delibera del direttore generale n.3913 del 28 settembre 2015. “Abbiamo ridisegnato la rete ospedaliera di questa ASP – ha detto il direttore generale dell’Asp, Fabrizio De Nicola - nel rispetto del tetto di spesa che con l’incremento determinato dall’Assessorato, raggiunge così 191 milioni 463 mila euro. La necessità quindi è stata da un lato quella di dover garantire il suindicato tetto di spesa, dall’altro i LEA ( i livelli essenziali di assistenza) previsti dal ministero, sia nell’area ospedaliera che territoriale. Abbiamo così definito la nuova dotazione organica, per un numero complessivo di 4.176 unità di personale (rispetto alle 3.665 della precedente dotazione del 2011). Si tratta così di 511 unità in più ( 101 medici e 404 unità di comparto) che permetteranno di garantire i LEA in tutte le strutture dell’Azienda, con particolare attenzione alle Aree di Emergenza e Punti nascita, avendo previsto al riguardo un incremento di personale nei Pronto Soccorso, in relazione alla presenza di OBI (Osservazione Breve Intensiva) e di attività di Triage, i cui posti letto sono stati oggi attivati in tutti i presidi ospedalieri dell’ASP”.
Non solo. “In questi anni – ha aggiunto De Nicola –in cui non abbiamo potuto reintegrare con nuove assunzioni il personale che è andato in pensione, anche il numero della vecchia pianta organica è decresciuto con la perdita di 235 medici e 225 di comparto, tra infermieri, operatori socio sanitari e ausiliari. Pertanto le nuove assunzioni previste – ha aggiunto - sono così di ben 971 unità, che consente di incrementare tutte le strutture ospedaliere della provincia”.
E’ stato inoltre previsto l’inserimento di alcune figure professionali ritenute strategiche, per i compiti di programmazione, pianificazione, controllo e gestione aziendale, informatizzazione dei servizi, gestione delle risorse energetiche, internal auditor, statistici (registro tumori), fisici sanitari, assistenti sociali. Le nuove assunzioni permetteranno inoltre di attivare tutti i posti letto dei nostri presidi ospedalieri, e così ad esempio l’ospedale di Trapani dai 258 posti letto passerà a 330, quello di Marsala da 117 a 196 e Mazara del Vallo da 52 a 128.
“Attiveremo una task force – ha proseguito il direttore generale – che si occuperà di attivare tutte le procedure di stabilizzazione , di mobilità e concorsuali, per accelerare al massimo il percorso”.
In una nota la Asp cita infine alcune strutture attivate o in vista di realizzazione: a Trapani si crea un Polo Cardiovascolare con Chirurgia vascolare ed emodinamica, mentre la Neurologia avrà la neuroriabilitazione e la rete di Stroke Unit di II livello, e la Radiodiagnostica sarà dotata di screening mammografico e di Medicina nucleare, con la nuova PET che sarà inaugurata nelle prossime settimane. Infine per completare le strutture dedicate alla oncologia, è prevista la realizzazione di una struttura di Radioterapia con quattro posti letto.
Ad Alcamo sarà attivata una nuova Unità dipartimentale di Screening Colon-rettale ed Endoscopia chirurgica. A Pantelleria all’ospedale, che passerà da 18 a ben 42 medici, si è dovuto sospendere temporaneamente l’attività del Punto Nascita di Pantelleria, nelle more della sua messa in sicurezza, garantendo l’assistenza prenatale di base e dell’evento nascita presso l’ospedale isolano esclusivamente per le gravidanze a basso rischio, mentre l’assistenza addizionale per complicanze moderate e/o severe, fino all’espletamento del parto, viene garantita dal Punto Nascita di 2° livello del P.O. “S. Antonio Abate” di Trapani, e mantenendo l’elisoccorso H24, , mentre è allo studio di fare di Pantelleria un hub che serva anche le Pelagie.
Nell’ospedale di Marsala vengono implementate alcune strutture ospedaliere specialistiche come Urologia, istituite unità operative complesse di malattie infettive, chirurgia plastica con Breast – Unit, di diabetologia e unità operative semplici di Pneumologia e di chirurgia laparoscopica, mentre permarrà un servizio ambulatoriale di Oculistica che continuerà ad effettuare le prestazioni specialistiche fino a oggi erogate, come le consulenze per il pronto soccorso, i day service, gli esami del campo visivo, le fluorangiografie. “L'assessore – spiega la Asp - comunque verificherà se il decreto Balduzzi permetterà di istituire l'unità”.
A Salemi è istituita una UOC di Chirurgia Generale con 12 posti letto, mentre la struttura di Riabilitazione, con 32 posti letto, sarà capofila provinciale. A Castelvetrano saranno mantenute le specialistiche di carattere generale, compresa la pediatria e l’Oncologia con Oncoematologia, e in più verranno attivati 16 posti letto di Lungodegenza aggregati alla Medicina Generale e un Servizio di Stroke Unit per la cura dell’ictus. Nel nuovo ospedale di Mazara del Vallo, in via di completamento, viene istituita una struttura di chirurgia oncologica presso la chirurgia generale a corredo di un indirizzo prevalentemente oncologico del presidio, per il quale è prevista anche la Radioterapia. Verrà attivata anche la gastroentorologia con 4 posti letto e una struttura semplice di Ortopedia e una di Riabilitazione.
Fonte: http://www.quotidianosanita.it
L’assessore ha quindi voluto sottolineare i risultati raggiunti dalla Sanità siciliana: “Pochi se ne sono accorti ma la sanità siciliana a differenza di altre regioni, dopo lo scorso 25 novembre con l’obbligo del tempo massimo di lavoro settimanale e del riposo minimo garantito, non è andata in tilt, grazie all’impegno e al sacrificio di tutti gli operatori, così come pochi si sono accorti che il ministero della Salute ha certificato come la Sicilia sia all’ottavo posto tra le regioni per quanto riguarda i Lea, i livelli minimi di assistenza, prima regione del Sud, o che vi sono regioni cosiddette virtuose che hanno percentuali di punti nascita sotto i 500 parti l’anno più alte di noi. Abbiamo avviato un percorso virtuoso – ha concluso Gucciardi -, non pretendiamo elemosine da Roma, ma che vengano riconosciuti i nostri sforzi”.
La nuova dotazione organica dell'Asp di Trapani Con l’emanazione del decreto dell’assessore regionale alla Salute con cui si approva l’”Atto aziendale dell’Azienda sanitaria provinciale di Trapani”, è giunto a conclusione l’iter procedurale del nuovo assetto organizzativo e di risorse umane predisposto con la delibera del direttore generale n.3913 del 28 settembre 2015. “Abbiamo ridisegnato la rete ospedaliera di questa ASP – ha detto il direttore generale dell’Asp, Fabrizio De Nicola - nel rispetto del tetto di spesa che con l’incremento determinato dall’Assessorato, raggiunge così 191 milioni 463 mila euro. La necessità quindi è stata da un lato quella di dover garantire il suindicato tetto di spesa, dall’altro i LEA ( i livelli essenziali di assistenza) previsti dal ministero, sia nell’area ospedaliera che territoriale. Abbiamo così definito la nuova dotazione organica, per un numero complessivo di 4.176 unità di personale (rispetto alle 3.665 della precedente dotazione del 2011). Si tratta così di 511 unità in più ( 101 medici e 404 unità di comparto) che permetteranno di garantire i LEA in tutte le strutture dell’Azienda, con particolare attenzione alle Aree di Emergenza e Punti nascita, avendo previsto al riguardo un incremento di personale nei Pronto Soccorso, in relazione alla presenza di OBI (Osservazione Breve Intensiva) e di attività di Triage, i cui posti letto sono stati oggi attivati in tutti i presidi ospedalieri dell’ASP”.
Non solo. “In questi anni – ha aggiunto De Nicola –in cui non abbiamo potuto reintegrare con nuove assunzioni il personale che è andato in pensione, anche il numero della vecchia pianta organica è decresciuto con la perdita di 235 medici e 225 di comparto, tra infermieri, operatori socio sanitari e ausiliari. Pertanto le nuove assunzioni previste – ha aggiunto - sono così di ben 971 unità, che consente di incrementare tutte le strutture ospedaliere della provincia”.
E’ stato inoltre previsto l’inserimento di alcune figure professionali ritenute strategiche, per i compiti di programmazione, pianificazione, controllo e gestione aziendale, informatizzazione dei servizi, gestione delle risorse energetiche, internal auditor, statistici (registro tumori), fisici sanitari, assistenti sociali. Le nuove assunzioni permetteranno inoltre di attivare tutti i posti letto dei nostri presidi ospedalieri, e così ad esempio l’ospedale di Trapani dai 258 posti letto passerà a 330, quello di Marsala da 117 a 196 e Mazara del Vallo da 52 a 128.
“Attiveremo una task force – ha proseguito il direttore generale – che si occuperà di attivare tutte le procedure di stabilizzazione , di mobilità e concorsuali, per accelerare al massimo il percorso”.
In una nota la Asp cita infine alcune strutture attivate o in vista di realizzazione: a Trapani si crea un Polo Cardiovascolare con Chirurgia vascolare ed emodinamica, mentre la Neurologia avrà la neuroriabilitazione e la rete di Stroke Unit di II livello, e la Radiodiagnostica sarà dotata di screening mammografico e di Medicina nucleare, con la nuova PET che sarà inaugurata nelle prossime settimane. Infine per completare le strutture dedicate alla oncologia, è prevista la realizzazione di una struttura di Radioterapia con quattro posti letto.
Ad Alcamo sarà attivata una nuova Unità dipartimentale di Screening Colon-rettale ed Endoscopia chirurgica. A Pantelleria all’ospedale, che passerà da 18 a ben 42 medici, si è dovuto sospendere temporaneamente l’attività del Punto Nascita di Pantelleria, nelle more della sua messa in sicurezza, garantendo l’assistenza prenatale di base e dell’evento nascita presso l’ospedale isolano esclusivamente per le gravidanze a basso rischio, mentre l’assistenza addizionale per complicanze moderate e/o severe, fino all’espletamento del parto, viene garantita dal Punto Nascita di 2° livello del P.O. “S. Antonio Abate” di Trapani, e mantenendo l’elisoccorso H24, , mentre è allo studio di fare di Pantelleria un hub che serva anche le Pelagie.
Nell’ospedale di Marsala vengono implementate alcune strutture ospedaliere specialistiche come Urologia, istituite unità operative complesse di malattie infettive, chirurgia plastica con Breast – Unit, di diabetologia e unità operative semplici di Pneumologia e di chirurgia laparoscopica, mentre permarrà un servizio ambulatoriale di Oculistica che continuerà ad effettuare le prestazioni specialistiche fino a oggi erogate, come le consulenze per il pronto soccorso, i day service, gli esami del campo visivo, le fluorangiografie. “L'assessore – spiega la Asp - comunque verificherà se il decreto Balduzzi permetterà di istituire l'unità”.
A Salemi è istituita una UOC di Chirurgia Generale con 12 posti letto, mentre la struttura di Riabilitazione, con 32 posti letto, sarà capofila provinciale. A Castelvetrano saranno mantenute le specialistiche di carattere generale, compresa la pediatria e l’Oncologia con Oncoematologia, e in più verranno attivati 16 posti letto di Lungodegenza aggregati alla Medicina Generale e un Servizio di Stroke Unit per la cura dell’ictus. Nel nuovo ospedale di Mazara del Vallo, in via di completamento, viene istituita una struttura di chirurgia oncologica presso la chirurgia generale a corredo di un indirizzo prevalentemente oncologico del presidio, per il quale è prevista anche la Radioterapia. Verrà attivata anche la gastroentorologia con 4 posti letto e una struttura semplice di Ortopedia e una di Riabilitazione.
Fonte: http://www.quotidianosanita.it
giovedì 25 febbraio 2016
All’Asp di Palermo sarà una Festa della donna all’insegna della prevenzione
Sara’ possibile effettuare gratuitamente mammografia, pap test e sof test
PALERMO, 25 febbraio - Festa della donna all’insegna della prevenzione. E’ la proposta dell’Asp di Palermo che il prossimo 8 marzo aprirà i battenti di ospedali ed ambulatori per il primo “Open day” del 2016. Medici, tecnici e personale dedicato all’accoglienza dell’Azienda sanitaria provinciale garantiranno gratuitamente mammografia e pap-test alle donne che rientrano nella fascia d’età individuata dai programmi di screening: 50-69 anni per la prevenzione del tumore al seno e 25-64 anni per il carcinoma del collo dell’utero. Nell’ambito del progetto di prevenzione del tumore al colon-retto sarà distribuito il sof test (per la ricerca del sangue occulto nelle feci).
“Il programma delle iniziative sulla prevenzione – ha spiegato il direttore generale dell’Asp di Palermo, Antonio Candela - prenderà il via quest’anno l’8 marzo perché vogliamo regalare a tutte le donne una festa all’insegna della prevenzione. I nostri ambulatori saranno aperti dalle ore 9 alle 19 per offrire gratuitamente tutte quelle prestazioni che ci hanno consentito negli ultimi anni di salvare tante vite umane”.
Sono 8 le strutture di città e provincia dell’Asp coinvolte nell’iniziativa: Villa delle Ginestre, l’Ex IPAI di via Carmelo Onorato, l’Ospedale Ingrassia ed il PTA (Presidio Territoriale di Assistenza) Enrico Albanese, mentre in provincia all’Ospedale di Partinico, al “Cimino” di Termini Imerese, al “Dei Bianchi” di Corleone” ed al PTA di Bagheria.
Per ogni utente che si sottoporrà allo screening, verrà redatta una cartella clinica. In caso di test positivo, l'utente sarà avviato ad un percorso programmato e pianificato di approfondimento diagnostico e terapeutico del tutto gratuito, nel rispetto di rigorosi indicatori di qualità previsti a livello nazionale e internazionale.
“Lo scopo – ha sottolineato Candela - è di diagnosticare precocemente la malattia in una fase asintomatica in cui il trattamento ha un’elevata probabilità di successo”.
Sono coinvolte nell’iniziativa la LILT (Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori), l’Associazione “Serena a Palermo” e l’Airc (Associazione italiana ricerca sul cancro) Sicilia.
“Lo scopo – ha sottolineato Candela - è di diagnosticare precocemente la malattia in una fase asintomatica in cui il trattamento ha un’elevata probabilità di successo”.
Sono coinvolte nell’iniziativa la LILT (Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori), l’Associazione “Serena a Palermo” e l’Airc (Associazione italiana ricerca sul cancro) Sicilia.
fonte:http://www.monrealenews.it/
Assenteismo: Asl LE licenzia infermieri
(ANSA) - LECCE, 23 FEB - La dirigenza della Asl di Lecce ha comunicato di aver attivato un procedimento disciplinare nei confronti di sei operatori e di un direttore di struttura complessa dell'azienda accusati a vario titolo di assenteismo e mancata vigilanza. Sono stati licenziati cinque tra operatori socio-sanitari e infermieri in servizio al pronto soccorso dell'ospedale 'Delli Ponti' di Scorrano mentre per il direttore e il coordinatore infermieristico dello stesso reparto è scattata la sospensione dal servizio - rispettivamente per tre e quattro mesi - con privazione dello stipendio per mancata vigilanza del personale assegnato. La sanzione del licenziamento disciplinare con preavviso è stata adottata dopo l'accertamento di numerosi giorni di assenza ingiustificata nel 2015 in applicazione di quanto previsto dalla cosiddetta riforma Brunetta. Il provvedimento scaturisce da una indagine interna avviata in seguito ad un esposto anonimo arrivato alla direzione della Asl.
Concorso infermieri, 2.700 per 5 posti - Torino, da tutta Italia al Palazzetto dello Sport Palaruffini
(ANSA) - TORINO, 24 FEB - Sono arrivati da tutta Italia al Palaruffini di Torino per contendersi cinque posti di infermiere: 2.700 persone hanno partecipato alla preselezione del concorso indetto dall'Asl To3 di Collegno e dall'azienda San Luigi di Orbassano. Una partecipazione superiore alle attese della Commissione d'esami dal momento che in genere ai concorsi pubblici partecipa fra il 50 e il 60% di chi ha inoltrato mesi prima la domanda: in questo caso 3.600, quindi la stima era dai 1.800 ai 2.000 arrivi.
Tutte le procedure si sono svolte in modo regolare: l'arrivo dei candidati entro le 10, la registrazione veloce grazie a decine di postazioni, la sistemazione nel palazzetto, la chiusura delle porte esterne alle 12. Solo sei i candidati che dopo avere preso posto per la prova hanno cambiato idea e hanno abbandonato il concorso.
La graduatoria sarà valida per tre anni - ricorda la Asl To3 - e consentirà di acquisire gli infermieri di cui le due aziende hanno necessità secondo le disposizioni regionali.
Tutte le procedure si sono svolte in modo regolare: l'arrivo dei candidati entro le 10, la registrazione veloce grazie a decine di postazioni, la sistemazione nel palazzetto, la chiusura delle porte esterne alle 12. Solo sei i candidati che dopo avere preso posto per la prova hanno cambiato idea e hanno abbandonato il concorso.
La graduatoria sarà valida per tre anni - ricorda la Asl To3 - e consentirà di acquisire gli infermieri di cui le due aziende hanno necessità secondo le disposizioni regionali.
Olio di palma: interviene l'Istituto Superiore di Sanità
Su richiesta del Ministero della Salute, l'Istituto Superiore di Sanità ha elaborato un parere sulle conseguenze per la salute dell'utilizzo dell'olio di palma come ingrediente alimentare.
Questa sostanza è salita alla ribalta del grande pubblico per i possibili effetti dannosi sulla salute.
Questa sostanza è salita alla ribalta del grande pubblico per i possibili effetti dannosi sulla salute.
L'olio di palma, infatti, è un ingrediente largamente impiegato nell'industria alimentare e rappresenta una rilevante fonte di acidi grassi saturi. Esso è infatti composto per il 50% da acidi grassi saturi (quasi esclusivamente acido palmitico), per il 40% da acidi grassi monoinsaturi (acido oleico) e per il restante 10% da acidi grassi poliinsaturi (acido linoleico).
Su incarico del Ministero, l'Istituto Superiore di Sanità ha stimato il contributo dell'olio di palma all'assunzione complessiva di acidi grassi saturi con la dieta.
Infatti, oltre a quelli contenuti nell'olio di palma aggiunto agli alimenti durante la trasformazione industriale, acidi grassi saturi vengono assunti attraverso il consumo di molti alimenti non trasformati che li contengono naturalmente, come latte e derivati, uova e carne.
Nel complesso, i principali organismi sanitari nazionali e internazionali raccomandano livelli di assunzione di acidi grassi saturi non superiori al 10% delle calorie totali.
Le stime di assunzione di acidi grassi saturi effettuate dall'Istituto Superiore di Sanità riportano un consumo nella popolazione generale adulta di circa 27 grammi al giorno, con un contributo dell'olio di palma stimato tra i 2,5 e i 4,7 grammi. Nei bambini di età 3-10 anni, le stime indicano un consumo di acidi grassi saturi tra i 24 e 27 grammi al giorno, con un contributo di saturi da olio di palma tra i 4,4 vs. 7,7 grammi.
Queste stime sono state ottenute utilizzando come riferimento i dati dei consumo degli alimenti in Italia riferiti agli anni 2005-2006 (gli unici disponibili al momento) e che quindi un aggiornamento di questi possa portare a definire diversi livelli di esposizione agli acidi grassi saturi da parte della popolazione italiana, tanto più che negli ultimi dieci anni si è osservato un trend di crescita delle importazioni in Italia di olio di palma a scopo alimentare, trend che sottende lo spostamento dell'industria alimentare dall'uso di margarine e burro, a quello di olio di palma.
Complessivamente emerge che il consumo totale di acidi grassi saturi nella popolazione adulta italiana è di poco superiore (11,2%) all'obiettivo suggerito per la prevenzione (inferiore al 10 % delle calorie totali giornaliere). Il consumo complessivo di grassi saturi nei bambini tra i 3 e i 10 anni risulta superiore all'obiettivo fisso del 10%. Occorre tuttavia considerare che i dati di assunzione nelle fasce di età tra i 3 e 10 anni unificano età in cui i consumi si differenziano in maniera significativa e vanno pertanto interpretati con cautela, tenendo anche presente il maggior fabbisogno fisiologico di grassi saturi nei neonati e nei primi anni di vita.
L'Istituto Superiore di Sanità conclude che non ci sono evidenze dirette nella letteratura scientifica che l'olio di palma, come fonte di acidi grassi saturi, abbia un effetto diverso sul rischio cardiovascolare rispetto agli altri grassi con simile composizione percentuale di grassi saturi e mono/poliinsaturi, quali, ad esempio, il burro. Il minor effetto di altri grassi vegetali, come ad esempio l'olio di girasole, nel modificare l'assetto lipidico plasmatico è dovuto al minor apporto di acidi grassi saturi e al contemporaneo maggior apporto di polinsaturi. Il suo consumo non è correlato all'aumento di fattori di rischio per malattie cardiovascolari nei soggetti normo-colesterolemici, normopeso, giovani e che assumano contemporaneamente le quantità adeguate di polinsaturi. Nel contempo, fasce di popolazione quali bambini, anziani, dislipidemici, obesi, pazienti con pregressi eventi cardiovascolari, ipertesi possono presentare una maggiore vulnerabilità rispetto alla popolazione generale. Per tale ragione, nel contesto di un regime dietetico vario e bilanciato, comprendente alimenti naturalmente contenenti acidi grassi saturi (carne, latticini, uova), occorre ribadire la necessità di contenere il consumo di alimenti apportatori di elevate quantità di grassi saturi
TUMORI, USA IL TALCO E MUORE PER UN CANCRO: MULTINAZIONALE CONDANNATA
Con una storica sentenza un tribunale dello stato Usa del Missouri ha ordinato alla multinazionale americana Johnson & Johnson (J&J) di pagare 72 milioni di dollari (l’equivalente di più di 65 milioni di euro) alla famiglia di una donna morta di cancro secondo cui il decesso è stato provocato dall’uso prolungato del borotalco.
Il giudice ha infatti imposto alla ditta il pagamento di 10 milioni di dollari come risarcimento e 62 come azione punitiva per non aver «avvertito i clienti» ed aver agito «in malafede» sulle possibili complicazioni relative all’uso prolungato di talco
Il giudice ha infatti imposto alla ditta il pagamento di 10 milioni di dollari come risarcimento e 62 come azione punitiva per non aver «avvertito i clienti» ed aver agito «in malafede» sulle possibili complicazioni relative all’uso prolungato di talco
La donna, Marvin Salter, 62 anni, morta per cancro alle ovaie, usava il talco Johnson&Johnson da anni. Il verdetto è arrivato dopo 5 ore di camera di consiglio ed è chiaro che Johnson&Johnson, forse il più grande produttore al mondo di prodotti sanitari già al centro di critiche per lo shampoo «che non fa piangere» dedicato ai bambini, impugnerà la sentenza. Il prodotto in questione è il Baby Powder.
Gli avvocati del figlio della donna hanno sostenuto che il gruppo sapeva dei rischi di cancro del prodotto e ha omesso di informare i consumatori. Si tratta del primo verdetto del genere, evidenzia Giovanni D’Agata, presidente dello «Sportello dei Diritti», che potrebbe aprire la porta agli oltre mille casi simili già avviati nei tribunali statunitensi e secondo alcuni esperti molti altri potrebbero seguire.
Da anni al centro di polemiche da parte dei consumatori per l’utilizzo ad esempio di diossano e formaldeide, considerati come elementi probabilmente cancerogeni per l’uomo, la Johnson&Johnson si è impegnata ad eliminare dai suoi prodotti ogni tipo di sostanza considerata pericolosa. Rimane però sul banco degli imputati l’uso costante del talco, minerale naturale composto di magnesio, silicio, ossigeno e idrogeno
fonte: ecodibergamo
Il cioccolato fa bene al cervello: chi lo mangia è più "intelligente"
Mangiare cioccolato almeno una volta a settimana potrebbe potenziare le funzioni cognitive. E' quanto dimostra uno studio della University of South Australia pubblicato sulla rivista Appetite. Il "segreto" è racchiuso nei flavonoidi, una famiglia di antiossidanti che hanno già dimostrato benefici per la salute cardiovascolare. Secondo i ricercatori il cioccolato "migliore" per diventare più "intelligenti" è quello fondente, ma risultati positivi sono stati osservati anche con il tipo al latte. La raccomandazione è, ovviamente, quella di non esagerare con le dosi.
I test - Lo studio ha coinvolto 968 consumatori di cioccolato tra 23 e 98 anni, seguendoli per un trentennio. L'obiettivo era quello di verificare se ci fossero effetti a lungo termine sulle funzioni cognitive. I partecipanti sono stati quindi sottoposti a una serie di test per valutare le performance cerebrali in vari ambiti (memoria visiva, di lavoro, verbale). I risultati sono stati ampiamente positivi.
Contro il declino cognitivo - L'effetto benefico è stato registrato in seguito al consumo settimanale di qualsiasi tipo di cioccolato. Gli scienziati hanno osservato in particolare un miglioramento della memoria spazio-visuale e organizzativa e del ragionamento astratto. In questo senso "l'assunzione regolare dei flavanoidi presenti nel cacao può rallentare il declino cognitivo legato all'età", hanno spiegato i ricercatori australiani.
Fonte:tgcom24
I test - Lo studio ha coinvolto 968 consumatori di cioccolato tra 23 e 98 anni, seguendoli per un trentennio. L'obiettivo era quello di verificare se ci fossero effetti a lungo termine sulle funzioni cognitive. I partecipanti sono stati quindi sottoposti a una serie di test per valutare le performance cerebrali in vari ambiti (memoria visiva, di lavoro, verbale). I risultati sono stati ampiamente positivi.
Contro il declino cognitivo - L'effetto benefico è stato registrato in seguito al consumo settimanale di qualsiasi tipo di cioccolato. Gli scienziati hanno osservato in particolare un miglioramento della memoria spazio-visuale e organizzativa e del ragionamento astratto. In questo senso "l'assunzione regolare dei flavanoidi presenti nel cacao può rallentare il declino cognitivo legato all'età", hanno spiegato i ricercatori australiani.
Fonte:tgcom24
giovedì 7 gennaio 2016
Il vino rosso fa bene, anzi no. Il dietrofront del Regno Unito
Il vino rosso fa bene, anzi no. Dietrofront sul ruolo del nettare di Bacco per la salute: appare nelle linee guida sul consumo di alcol che gli esperti del governo britannico si preparano a pubblicare in un report a firma del Chief Medical Officer inglese, Sally Davies. Come riportato da “The Sun”, lo studio metterà in crisi la credenza ormai diffusa in tutto il mondo che il vino rosso possa ridurre il rischio di cancro, malattie cardiovascolari e demenza se consumato con moderazione. Nel primo documento Oltremanica sul tema in oltre 20 anni, ai medici sarà ricordato che non esiste un livello di consumo sicuro di alcol, dato che anche piccole quantità possono aumentare il rischio di alcuni tumori.
La stesura del report è stata avviata nel 2012 e contiene tutte le ultime scoperte scientifiche sul consumo di alcol. Attualmente il consiglio delle autorità sanitarie è, per gli uomini, di non consumare oltre 3-4 unità di alcolici al giorno, mentre le donne si dovrebbero fermare a 1-3 unità. Secondo le nuove linee guida, non ci dovranno essere più queste differenze ‘di genere’ e verrà consigliato di astenersi dal bere per almeno due giorni a settimana per consentire al fegato di rigenerarsi.
Sesso e contraccezione: i comportamenti delle donne
Ancora oggi è scarsa l’informazione delle ragazze su sessualità e contraccezione. Le giovani ricorrono, in assenza di un dialogo in famiglia, alla tecnologia e al confronto tra pari, sperimentando una sessualità sempre più precoce.
Nel confronto tra generazioni a cui si assiste oggi, quando anziani, adulti e giovani dialogano tra loro su sesso e contraccezione, si riscontrano di sicuro diversità, ma anche continuità.
Le ragazze tra i 18 e 24 anni raccontano, come le loro mamme e nonne, che in famiglia non c’è stato modo di avere orientamenti e informazioni su queste tematiche: in questo la rivoluzione sessuale nel frattempo intercorsa non ha portato variazioni sostanziali, ma a differenza delle giovani di qualche generazione fa, oggi internet permette di recuperare individualmente le carenze familiari, anche se si sa che la rete non sempre è portatrice di corrette informazioni.
“Il sesso per 3 ragazze su 4 è molto importante, ma 1 su 4 riferisce di viverlo come qualcosa che bisogna fare per integrarsi con il gruppo– riferisce Isabella Cecchini, Direttore del Dipartimento Salute di GfKEurisko, che ha curato una recente ricerca su sesso e contraccezione – Le giovani donne scoprono precocemente il sesso, ma senza un’adeguata preparazione. La sessualità viene vissuta in maniera più naturale di un tempo, ma in modo superficiale e con poca emotività e romanticismo; ciò denota una scarsa maturità affettiva dovuta in parte alla precocità d’inizio e in parte al cambiamento dei modelli culturali di riferimento”.
Potremmo in sintesi definire quella delle ragazze di oggi una sessualità vissuta come lontana e sganciata dai legami affettivi, in cui non spicca la gestione responsabile della contraccezione, a dispetto della informazione disponibile e rintracciabile. Le giovani donne parlano e si informano di sesso e di metodi contraccettivi su internet (75%), con il proprio partner (54%), con il ginecologo (51%),con le amiche (50%) e solo dopo tutti questi arriva la figura materna (23%), lasciando in ultima posizione la televisione e le riviste.Circa le azioni contraccettive, il 40% delle giovani non usa alcun metodo contraccettivo, mentreil 18% utilizza la contraccezione ormonale (pillola).Sorprende però che spesso la pillola venga dimenticata: oltre un quarto delle donne hanno dimenticato almeno una volta di assumere la pillola nell’ultimo mese. Da viarie ricerche emerge la ricerca di una contraccezione innovativa da parte delle giovani,come il cerotto settimanale o l’anello contraccettivo
Le ragazze tra i 18 e 24 anni raccontano, come le loro mamme e nonne, che in famiglia non c’è stato modo di avere orientamenti e informazioni su queste tematiche: in questo la rivoluzione sessuale nel frattempo intercorsa non ha portato variazioni sostanziali, ma a differenza delle giovani di qualche generazione fa, oggi internet permette di recuperare individualmente le carenze familiari, anche se si sa che la rete non sempre è portatrice di corrette informazioni.
“Il sesso per 3 ragazze su 4 è molto importante, ma 1 su 4 riferisce di viverlo come qualcosa che bisogna fare per integrarsi con il gruppo– riferisce Isabella Cecchini, Direttore del Dipartimento Salute di GfKEurisko, che ha curato una recente ricerca su sesso e contraccezione – Le giovani donne scoprono precocemente il sesso, ma senza un’adeguata preparazione. La sessualità viene vissuta in maniera più naturale di un tempo, ma in modo superficiale e con poca emotività e romanticismo; ciò denota una scarsa maturità affettiva dovuta in parte alla precocità d’inizio e in parte al cambiamento dei modelli culturali di riferimento”.
Potremmo in sintesi definire quella delle ragazze di oggi una sessualità vissuta come lontana e sganciata dai legami affettivi, in cui non spicca la gestione responsabile della contraccezione, a dispetto della informazione disponibile e rintracciabile. Le giovani donne parlano e si informano di sesso e di metodi contraccettivi su internet (75%), con il proprio partner (54%), con il ginecologo (51%),con le amiche (50%) e solo dopo tutti questi arriva la figura materna (23%), lasciando in ultima posizione la televisione e le riviste.Circa le azioni contraccettive, il 40% delle giovani non usa alcun metodo contraccettivo, mentreil 18% utilizza la contraccezione ormonale (pillola).Sorprende però che spesso la pillola venga dimenticata: oltre un quarto delle donne hanno dimenticato almeno una volta di assumere la pillola nell’ultimo mese. Da viarie ricerche emerge la ricerca di una contraccezione innovativa da parte delle giovani,come il cerotto settimanale o l’anello contraccettivo
Prodotti cosmetici: come usarli in sicurezza
Saponi, bagnoschiuma, deodoranti, profumi, shampoo, prodotti per il trucco, creme e altro ancora sono largamente utilizzati da tutti per la cura personale.
La scelta è molto ampia e le novità quasi quotidiane. È importante però usare solo i prodotti preparati e messi sul mercato nel rispetto delle norme vigenti e acquistarli attraverso i canali di vendita autorizzati: solo così si può avere la certezza di usarli in sicurezza.
Altrettanto fondamentale è impiegarli correttamente e per farlo è necessario leggere le informazioni riportate in etichetta: elenco degli ingredienti, modalità d’uso, avvertenze.
Ma quali sono le indicazioni che non possono mancare sui prodotti e sulle loro confezioni?
Ecco di seguito quanto indicato dagli esperti del Ministero della Salute; le indicazioni devono essere chiare, leggibili, riportate con caratteri indelebili e riguardano:
- il nome o la ragione sociale e l’indirizzo di chi l’ha prodotto;
- il contenuto espresso in peso o in volume, le funzioni, i modi d’uso e le precauzioni. Tutte queste informazioni devono essere riportate in italiano;
- l’elenco degli ingredienti;
- la data entro la quale il prodotto, correttamente conservato può essere utilizzato. Tale data è solitamente preceduta dalla dicitura “Usare preferibilmente entro …” o da un simbolo specifico. I prodotti che hanno una durata minima superiore a trenta mesi devono riportare anche l’indicazione del periodo temporale di utilizzo del prodotto una volta aperto ancorché correttamente conservato;
- il numero del lotto di produzione o di riferimento che permettono di identificare sempre il prodotto cosmetico;
- il paese di origine per i prodotti realizzati nei paesi extra Unione Europea (Made in …).
Acquistare i prodotti cosmetici attraverso i canali di vendita autorizzati e leggere con attenzione le etichette o i foglietti illustrativi che li devono accompagnare, sono dunque due cose importanti da fare per essere certi di usarli in modo sicuro.
Per trovare ulteriori informazioni e/o approfondire i contenuti potete visitare il sito del Ministero della Salute all’indirizzo www.salute.gov.it
L'alimentazione come stile di vita per una buona salute
L’importanza e lo stretto legame del binomio “alimentazione e buona salute” è sottolineata dall’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) che considera nutrizione adeguata e salute diritti umani fondamentali. L’alimentazione è uno dei fattori che maggiormente incidono sullo sviluppo, sul rendimento e sulla produttività delle persone, sulla qualità della vita e sulle condizioni psico-fisiche con cui si affronta l’invecchiamento. Inoltre una dieta corretta è un validissimo strumento di prevenzione per molte malattie e di trattamento per molte altre.
Ecco a vostra disposizione una piccola sintesi delle più recenti conoscenze in tema di alimentazione (benefici e vantaggi, rischi di malattia) e un aggiornamento sulla situazione italiana (comportamenti alimentari, frequenza di sovrappeso e obesità, iniziative in atto per promuovere una corretta alimentazione).
Sono consigli per mangiare bene e in modo salutare, modificando quando necessario i propri comportamenti. Si ricorda che non bisogna mettersi a dieta se non con il consiglio del proprio medico che prescriverà la dieta adeguata.
Ogni domanda è un link, cliccandoci avrete le risposte ai vostri dubbi e le conferme o smentite delle vostre certezze.
Ecco a vostra disposizione una piccola sintesi delle più recenti conoscenze in tema di alimentazione (benefici e vantaggi, rischi di malattia) e un aggiornamento sulla situazione italiana (comportamenti alimentari, frequenza di sovrappeso e obesità, iniziative in atto per promuovere una corretta alimentazione).
Sono consigli per mangiare bene e in modo salutare, modificando quando necessario i propri comportamenti. Si ricorda che non bisogna mettersi a dieta se non con il consiglio del proprio medico che prescriverà la dieta adeguata.
Ogni domanda è un link, cliccandoci avrete le risposte ai vostri dubbi e le conferme o smentite delle vostre certezze.
1. Come si valuta il peso corporeo?
2. Quanto sono diffuse nel mondo le abitudini alimentari non corrette?
3. Quali fattori entrano in gioco in un’alimentazione non corretta?
4. Quali danni alla salute possono derivare da un’alimentazione non corretta?
5. Quali sono gli alimenti da preferire e quali da limitare per una dieta sana?
6. Quali modelli di alimentazione salutare si possono proporre?
7. Come si comportano gli italiani a tavola... e sulla bilancia?
8. Quali iniziative sono in atto in Italia per promuovere un’alimentazione sana?
2. Quanto sono diffuse nel mondo le abitudini alimentari non corrette?
3. Quali fattori entrano in gioco in un’alimentazione non corretta?
4. Quali danni alla salute possono derivare da un’alimentazione non corretta?
5. Quali sono gli alimenti da preferire e quali da limitare per una dieta sana?
6. Quali modelli di alimentazione salutare si possono proporre?
7. Come si comportano gli italiani a tavola... e sulla bilancia?
8. Quali iniziative sono in atto in Italia per promuovere un’alimentazione sana?
Come si valuta il peso corporeo?
Il peso corporeo, a differenza di quanto si può immaginare, può essere definito più che con misura in chilogrammi, con il valore dell’indice di massa corporea (IMC o BMI in inglese, Body Mass Index) che si calcola dividendo il peso (in kg) per la statura (in metri) elevata al quadrato.
Nell’adulto, con questo parametro si classificano la magrezza, il sovrappeso e l’obesità (vedi tabella 1).
Nell’adulto, con questo parametro si classificano la magrezza, il sovrappeso e l’obesità (vedi tabella 1).
![]() | |
<18,50
|
Sottopeso
|
18,5-24,99
|
Normopeso
|
≥25,00-29,99
|
Sovrappeso
|
≥30,00
|
Obesità
|
Tabella 1: Classificazione internazionale del sottopeso, sovrappeso e obesità nell’adulto, secondo il BMI (fonte: Classificazione OMS, modificata)
Anche se l’indice di massa corporea non informa con precisione sulla quantità di tessuto adiposo di una persona e sulla sua distribuzione, è un parametro molto utile. Peraltro gli atleti possono avere dei valori di indice di massa corporea elevati pure in assenza di un eccesso di grasso corporeo a causa di una massa muscolare molto sviluppata.
Bisogna comunque sapere che, a parità di indice di massa corporea, l’accumulo di grasso a livello dell’addome si associa a un maggior rischio di malattie cardiovascolari e di alterazioni del metabolismo.

E’ VERO CHE SE SI È DI “COSTITUZIONE ROBUSTA” È ACCETTABILE UN UN INDICE DI MASSA CORPOREA UN PO’ PIÙ ELEVATO, SENZA ESSERE SOVRAPPESO OD OBESI?
E' VERO CHE ALMENO FINCHÉ SI È PICCOLI È CONCESSO ESSERE UN PO’ PIÙ FLORIDI?
Quanto sono diffuse nel mondo le abitudini alimentari non corrette?
La diffusione crescente del sovrappeso e dell’obesità nel mondo rende ragione del termine globesity, coniato per indicare una “globale e crescente epidemia di sovrappeso e obesità” che minaccia la salute della popolazione mondiale. In Europa, l’OMS segnala che la frequenza dell’obesità è triplicata negli ultimi due decenni e ha ormai raggiunto proporzioni epidemiche.
A peggiorare la situazione c’è poi la sedentarietà. Sempre l’OMS stima infatti che circa il 41% degli europei non svolga alcun tipo di attività fisica moderata nell’arco della settimana e questo aumenta il rischio di malattie croniche.

A peggiorare la situazione c’è poi la sedentarietà. Sempre l’OMS stima infatti che circa il 41% degli europei non svolga alcun tipo di attività fisica moderata nell’arco della settimana e questo aumenta il rischio di malattie croniche.

E' VERO CHE LA TENDENZA CRESCENTE AL SOVRAPPESO E ALL’OBESITÀ NEL MONDO INTERESSA LE NAZIONI RICCHE?
Quali fattori entrano in gioco in un’alimentazione non corretta?
L’errore alimentare più comune consiste nello squilibrio tra assunzione di calorie e consumo dell’energia introdotta nella dieta, con un eccesso relativo della prima che conduce all’accumulo di grasso.
Un contributo significativo all’aumento del peso deriva da uno stile alimentare tipico dei fast food: porzioni molto abbondanti e a poco prezzo a scapito della qualità degli alimenti, con scarsa presenza di frutta e verdura e alimenti freschi.
E’ stato dimostrato che gli alimenti più preziosi per la salute (frutta e verdura e in generale tutti gli alimenti freschi) incidono sulla spesa domestica e le persone economicamente svantaggiate tendono a scegliere alimenti meno costosi (conservati e quindi con alto contenuto di grassi saturi e sale).
Un’altra abitudine alimentare non salutare, ma della quale le persone hanno scarsa consapevolezza (iperconsumo passivo), è il consumo fuori pasto di cibi altamente energetici e di bevande zuccherate che non risponde a una reale necessità dell’organismo ma obbedisce all’offerta continua di alimenti e bevande sulla spinta della pubblicità, specie della televisione, che promuove selettivamente alimenti calorici, ricchi di grassi, sale e zuccheri e di bevande zuccherine. Soprattutto i bambini e le classi sociali svantaggiate rappresentano il bersaglio di queste forme di promozione di abitudini alimentari non corrette.
Il ruolo negativo della televisione (come anche dei videogiochi) si esercita anche tramite la tendenza alla sedentarietà, dal momento che le ore destinate all’attività fisica vengono sostituite da lunghi tempi di permanenza di fronte al video. Ciò vale soprattutto per i giovani, ma questo stile di vita riguarda sempre di più anche gli adulti.
D’altra parte sono sempre più chiare le prove che le abitudini alimentari acquisite nell’infanzia si mantengono tendenzialmente per tutta la vita. La famiglia (in particolare la figura materna) e la scuola hanno perciò un ruolo determinante nell’influenzare le scelte alimentari future.
La scuola può contribuire distribuendo una merenda bilanciata a metà mattina, impostando menù salutari nelle mense scolastiche, eliminando spuntini e bevande caloriche dai distributori automatici e facendo svolgere almeno le due ore di attività motoria suggerite dal curriculum scolastico a tutti gli alunni. Nel contesto scolastico sta diventando sempre più importante la questione del cosiddetto obesity bias, ovvero la tendenza a giudicare negativamente una persona in sovrappeso che ha come conseguenze derisione e critiche emotivamente dannose per i bambini e gli adolescenti coinvolti.

Un contributo significativo all’aumento del peso deriva da uno stile alimentare tipico dei fast food: porzioni molto abbondanti e a poco prezzo a scapito della qualità degli alimenti, con scarsa presenza di frutta e verdura e alimenti freschi.
E’ stato dimostrato che gli alimenti più preziosi per la salute (frutta e verdura e in generale tutti gli alimenti freschi) incidono sulla spesa domestica e le persone economicamente svantaggiate tendono a scegliere alimenti meno costosi (conservati e quindi con alto contenuto di grassi saturi e sale).
Un’altra abitudine alimentare non salutare, ma della quale le persone hanno scarsa consapevolezza (iperconsumo passivo), è il consumo fuori pasto di cibi altamente energetici e di bevande zuccherate che non risponde a una reale necessità dell’organismo ma obbedisce all’offerta continua di alimenti e bevande sulla spinta della pubblicità, specie della televisione, che promuove selettivamente alimenti calorici, ricchi di grassi, sale e zuccheri e di bevande zuccherine. Soprattutto i bambini e le classi sociali svantaggiate rappresentano il bersaglio di queste forme di promozione di abitudini alimentari non corrette.
Il ruolo negativo della televisione (come anche dei videogiochi) si esercita anche tramite la tendenza alla sedentarietà, dal momento che le ore destinate all’attività fisica vengono sostituite da lunghi tempi di permanenza di fronte al video. Ciò vale soprattutto per i giovani, ma questo stile di vita riguarda sempre di più anche gli adulti.
D’altra parte sono sempre più chiare le prove che le abitudini alimentari acquisite nell’infanzia si mantengono tendenzialmente per tutta la vita. La famiglia (in particolare la figura materna) e la scuola hanno perciò un ruolo determinante nell’influenzare le scelte alimentari future.
La scuola può contribuire distribuendo una merenda bilanciata a metà mattina, impostando menù salutari nelle mense scolastiche, eliminando spuntini e bevande caloriche dai distributori automatici e facendo svolgere almeno le due ore di attività motoria suggerite dal curriculum scolastico a tutti gli alunni. Nel contesto scolastico sta diventando sempre più importante la questione del cosiddetto obesity bias, ovvero la tendenza a giudicare negativamente una persona in sovrappeso che ha come conseguenze derisione e critiche emotivamente dannose per i bambini e gli adolescenti coinvolti.

E' VERO CHE ANCHE SE LE ABITUDINI ALIMENTARI SBAGLIATE SI IMPARANO DA PICCOLI CI VUOLE TEMPO PERCHÉ L’ORGANISMO NE RISENTA?
E' VERO CHE ANCHE SE SI STA AFFERMANDO LO STILE FAST FOOD E DOVUNQUE C’È OFFERTA DI CIBO, IL SENSO DELLA SAZIETÀ CI DIFENDE DA QUESTI STIMOLI IMPROPRI E CONTINUI?
Quali danni alla salute possono derivare da un’alimentazione non corretta?
Secondo l’Atlante delle malattie cardiache e dell’ictus cerebrale pubblicato dall’Organizzazione mondiale della sanità, l’alimentazione non corretta e la sedentarietà sono tra i maggiori responsabili (precedute solo dall’abitudine al fumo) dei 17 milioni di morti per malattie circolatorie cardiache e cerebrali.
Un grosso contributo negativo è fornito indubbiamente dall’eccesso di grassi e in particolare da quelli di origine animale (cioè i grassi saturi e il colesterolo) che aumentano i livelli di lipidi pericolosi nel sangue (LDL) e riducono il cosiddetto colesterolo buono (HDL), favorendo cosi i processi di aterosclerosi.
Gli alimenti più ricchi di acidi grassi saturi e colesterolo sono la carne e gli insaccati, i formaggi, gli oli da frittura. Se al consumo di questi alimenti si aggiunge una condizione di sovrappeso o di obesità, come spesso accade, il rischio per il cuore è amplificato.
L’alimentazione influenza anche il rischio di cancro. A oggi è stata identificata una chiara relazione tra tumori dello stomaco e dell’esofago e un’alimentazione ricca di carne rossa. Esiste poi un rischio aggiuntivo di neoplasie dell’apparato digerente dovuto all’assunzione di alcol. Più dubbie sono le relazioni tra dieta e tumore della prostata, del rene e della vescica e ancora meno con il tumore della mammella.
Dopo molti anni di analisi di oltre 7.000 studi scientifici, l’American Institute of Cancer Research (AICR) e il World Cancer Research Fund (WRF), due autorevoli società scientifiche statunitensi, hanno messo a punto un decalogo di raccomandazioni per la prevenzione del cancro a tavola (vedi tabella 2).
Un grosso contributo negativo è fornito indubbiamente dall’eccesso di grassi e in particolare da quelli di origine animale (cioè i grassi saturi e il colesterolo) che aumentano i livelli di lipidi pericolosi nel sangue (LDL) e riducono il cosiddetto colesterolo buono (HDL), favorendo cosi i processi di aterosclerosi.
Gli alimenti più ricchi di acidi grassi saturi e colesterolo sono la carne e gli insaccati, i formaggi, gli oli da frittura. Se al consumo di questi alimenti si aggiunge una condizione di sovrappeso o di obesità, come spesso accade, il rischio per il cuore è amplificato.
L’alimentazione influenza anche il rischio di cancro. A oggi è stata identificata una chiara relazione tra tumori dello stomaco e dell’esofago e un’alimentazione ricca di carne rossa. Esiste poi un rischio aggiuntivo di neoplasie dell’apparato digerente dovuto all’assunzione di alcol. Più dubbie sono le relazioni tra dieta e tumore della prostata, del rene e della vescica e ancora meno con il tumore della mammella.
Dopo molti anni di analisi di oltre 7.000 studi scientifici, l’American Institute of Cancer Research (AICR) e il World Cancer Research Fund (WRF), due autorevoli società scientifiche statunitensi, hanno messo a punto un decalogo di raccomandazioni per la prevenzione del cancro a tavola (vedi tabella 2).
1. Mantenersi il più possibile magri ma evitare di essere sottopeso
|
2. Praticare l’attività fisica per almeno 30 minuti al giorno
|
3. Evitare le bevande zuccherate. Limitare il consumo di alimenti a elevato apporto calorico
|
4. Consumare ortaggi, frutta, cereali e legumi di vario tipo
|
5. Limitare il consumo di carne rossa (come vitello, maiale e agnello) ed evitare le carni conservate
|
6. Se si consumano bevande alcoliche, limitarsi a 2 unità alcoliche al giorno per l’uomo e 1 unità alcolica per la donna
|
7. Limitare il consumo di cibi salati e gli alimenti conservati sotto sale (cloruro di sodio)
|
8. Non usare integratori/supplementi per la prevenzione del cancro
|
9. Proseguire l’allattamento al seno fino al sesto mese e poi passare ad altre bevande e alimenti
|
10. Chi ha una storia di cancro deve, dopo il trattamento, seguire le raccomandazioni per la prevenzione oncologica
|

E' VERO CHE SOVRAPPESO E OBESITÀ SONO ALMENO IN PARTE COLPEVOLI DI DECINE DI MIGLIAIA DI CASI DI TUMORI?
Quali sono gli alimenti da preferire e quali da limitare per una dieta sana?
I grassi sono un elemento importante della dieta, ma ne va limitata la quantità (vedi tabella 3) e soprattutto vanno scelti secondo la qualità. I grassi dovrebbero rappresentare circa un terzo delle calorie da assumere quotidianamente, ma vanno privilegiati i grassi essenziali insaturi (quelli del tipo omega-3 e omega-6 contenuti negli oli di semi e nel pesce) e limitati i grassi animali.
Per quanto riguarda gli zuccheri (carboidrati), va raccomandato soprattutto il consumo di quelli complessi (ricchi di amido e presenti in cereali, pasta riso, legumi secchi e patate), limitando l’assunzione di carboidrati semplici (il glucosio, il saccarosio e il fruttosio presenti in dolci, merendine e snack). L’eccessiva assunzione di zuccheri semplici nell’infanzia, insieme al mancato consumo della prima colazione va corretto perché rappresenta, insieme a sedentarietà e scarso introito di frutta e verdura, uno dei fattori di rischio per sovrappeso e obesità.
Molti studi indicano che un abbondante consumo frutta e verdura fresca, ma anche di cereali e legumi, riduce il rischio cardio e cerebrovascolare (e anche la mortalità per queste cause) nonché la probabilità di insorgenza di tumori del colon-retto e del polmone.
Una parte dei benefici derivanti dagli ortaggi è legato anche alla presenza di fibra alimentare, il cui introito raccomandato è intorno ai 30 g al giorno. Il contenuto di fibre alimentari controlla l’assorbimento di zuccheri e grassi e quindi i livelli di glucosio e grassi nel sangue. Inoltre facilita il raggiungimento del senso di sazietà. Infine è importante l’apporto con la frutta e la verdura di micronutrienti, come vitamine, sostanze antiossidanti e sali minerali.
Si calcola che se ogni cittadino dell’Unione Europea consumasse 600 grammi di frutta e verdura al giorno, si eviterebbero più di 135 mila morti all’anno per malattie cardiovascolari. La soglia di 400 grammi al giorno, corrispondente a circa 5 porzioni (five a day), è la quantità minima consigliata.
Per quanto riguarda gli zuccheri (carboidrati), va raccomandato soprattutto il consumo di quelli complessi (ricchi di amido e presenti in cereali, pasta riso, legumi secchi e patate), limitando l’assunzione di carboidrati semplici (il glucosio, il saccarosio e il fruttosio presenti in dolci, merendine e snack). L’eccessiva assunzione di zuccheri semplici nell’infanzia, insieme al mancato consumo della prima colazione va corretto perché rappresenta, insieme a sedentarietà e scarso introito di frutta e verdura, uno dei fattori di rischio per sovrappeso e obesità.
Molti studi indicano che un abbondante consumo frutta e verdura fresca, ma anche di cereali e legumi, riduce il rischio cardio e cerebrovascolare (e anche la mortalità per queste cause) nonché la probabilità di insorgenza di tumori del colon-retto e del polmone.
Una parte dei benefici derivanti dagli ortaggi è legato anche alla presenza di fibra alimentare, il cui introito raccomandato è intorno ai 30 g al giorno. Il contenuto di fibre alimentari controlla l’assorbimento di zuccheri e grassi e quindi i livelli di glucosio e grassi nel sangue. Inoltre facilita il raggiungimento del senso di sazietà. Infine è importante l’apporto con la frutta e la verdura di micronutrienti, come vitamine, sostanze antiossidanti e sali minerali.
Si calcola che se ogni cittadino dell’Unione Europea consumasse 600 grammi di frutta e verdura al giorno, si eviterebbero più di 135 mila morti all’anno per malattie cardiovascolari. La soglia di 400 grammi al giorno, corrispondente a circa 5 porzioni (five a day), è la quantità minima consigliata.
Per gruppi di alimenti
|
In una dieta equilibrata le calorie dovrebbero provenire:
|
Nell’arco della giornata
|
Le calorie giornaliere devono essere introdotte:
|
DA:
1. Istituto nazionale di ricerca per gli alimenti e la nutrizione (INRAN), Linee guida per una sana alimentazione italiana. 2003.
http://www.inran.it/648/linee_guida.html
2. Istituto nazionale di ricerca per gli alimenti e la nutrizione (INRAN), Nuova piramide alimentare della dieta mediterranea.
http://www.inran.it/358/31/news/ecco-la-nuova-piramide-alimentare--della--dieta-mediterranea.html
Per quanto frutta e verdura diano un contributo prezioso all’organismo per la loro ricchezza di vitamine e sali minerali, l’abitudine in costante crescita di aggiungere alla dieta integratori alimentari (a base principalmente di vitamine del gruppo A, B, C, E, di folati e beta carotene con o senza l’aggiunta di minerali) ha fatto discutere la comunità scientifica. Infatti non è provata un loro effetto sulla riduzione del rischio di malattie cardiache e tumori e anzi sono emersi alcuni rischi.
In merito all’utilizzo degli integratori alimentari il Ministero della Salute ha emanato nel 2002 una Circolare dove si specifica che un regime alimentare con un’adeguata e variata combinazione dei comuni alimenti è in grado di soddisfare il fabbisogno nutrizionale di tutte le fasce della popolazione. La stessa Circolare precisa che l’impiego degli integratori non deve essere inteso come un mezzo per correggere comportamenti alimentari inadeguati (per esempio diete ipocaloriche molto rigide).
Il Ministero della Salute, a garanzia della sicurezza del consumatore, ha stabilito l’apporto giornaliero massimo di vitamine e minerali (vedi tabella 4).
In merito all’utilizzo degli integratori alimentari il Ministero della Salute ha emanato nel 2002 una Circolare dove si specifica che un regime alimentare con un’adeguata e variata combinazione dei comuni alimenti è in grado di soddisfare il fabbisogno nutrizionale di tutte le fasce della popolazione. La stessa Circolare precisa che l’impiego degli integratori non deve essere inteso come un mezzo per correggere comportamenti alimentari inadeguati (per esempio diete ipocaloriche molto rigide).
Il Ministero della Salute, a garanzia della sicurezza del consumatore, ha stabilito l’apporto giornaliero massimo di vitamine e minerali (vedi tabella 4).
Tabella 4 - Linee guida del Ministero della Salute relative agli apporti giornalieri di vitamine e minerali ammessi negli integratori alimentari
![]() | |
vitamina A
|
mcg 1.200
|
vitamina D
|
mcg 7,5
|
vitamina E
|
mg 36
|
vitamina K
|
mcg 105
|
vitamina C
|
mg 240
|
tiamina (vitamina B1)
|
mg 2,1
|
riboflavina (vitamina B2)
|
mg 2,4
|
niacina
|
mg 27
|
vitamina B6
|
mg 3
|
acido folico
|
mcg 400
|
vitamina B12
|
mcg 3,75
|
biotina
|
mg 0,225
|
acido pantotenico
|
mg 18
|
beta carotene
|
mg 7,5
|
![]() | |
calcio
|
mg 1.200
|
magnesio
|
mg 450
|
fosforo
|
mg 1.200
|
ferro
|
mg 21
|
zinco
|
mg 22,5
|
iodio
|
mcg 225
|
rame
|
mg 1,8
|
fluoro
|
mg 4
|
selenio
|
mcg 83
|
manganese
|
mcg 10
|
cromo
|
mcg 200
|
molibdeno
|
mcg 100
|
boro
|
mg 1,5
|
Un’alimentazione equilibrata deve infatti prevedere un’assunzione moderata di sale. Secondo i dati dell’Istituto Nazionale di Ricerca per gli Alimenti e la Nutrizione (INRAN), ogni giorno l’adulto italiano assume con l’alimentazione in media circa 10 g di sale (corrispondenti a circa 4 g di sodio: 1 grammo di sale da cucina ovvero di cloruro di sodio contiene 393,4 mg di sodio), un valore quasi dieci volte superiore a quello necessario. L’OMS fissa la dose massima consentita a 5 g al giorno di sale (circa 2 g di sodio, ovvero mezzo cucchiaio da cucina). Questa semplice misura dietetica sarebbe in grado di ridurre i livelli di pressione arteriosa e consentire un miglior controllo dell’ipertensione (quindi anche della necessità di farmaci antipertensivi) e una riduzione delle conseguenze di questa condizione (ictus e malattie coronariche).

E' VERO CHE CI SONO ALCUNE SITUAZIONI IN CUI LE QUANTITÀ RACCOMANDATE DI INTEGRATORI POSSONO ESSERE SUPERATE?
E' VERO CHE QUANDO SI VOGLIONO RIDURRE LE CALORIE È BENE SALTARE I PASTI MENO IMPORTANTI?
E' VERO CHE IL MIELE FA MENO DANNI DELLO ZUCCHERO?
Quali modelli di alimentazione salutare si possono proporre?
La dieta mediterranea è un modello nutrizionale caratterizzato dall’assunzione di frutta, verdura e cibi contenenti amidi non raffinati, che ben risponde ai requisiti di un’assunzione equilibrata di nutrienti. Il termine “dieta” non deve ingannare perché non si tratta di uno specifico regime, ma di un insieme di abitudini alimentari consolidate dalla tradizione e seguite dai popoli della regione mediterranea. Le prime segnalazioni di benefici per la salute derivanti dalla dieta mediterranea risalgono agli anni ’80, quando è stata dimostrata una riduzione delle malattie cardiovascolari e dell’ictus, ma anche di tumori (soprattutto dell’apparato digerente). Una prova dei potenziali vantaggi della dieta mediterranea è anche il fatto che italiani, spagnoli e francesi sono tra le popolazioni più longeve in Europa.
L’azione protettiva dipende da un migliore controllo del metabolismo dei grassi e degli zuccheri con conseguenze favorevoli sia sulla minore tendenza all’accumulo di tessuto grasso sia sul mantenimento di una maggiore integrità dei vasi sanguigni.
Chi, oltre a seguire la dieta mediterranea, pratica anche livelli adeguati di esercizio fisico, non fuma o non consuma quantità eccessive di alcol, riduce di circa il 50% la probabilità di morire per malattie del cuore o tumori.
La dieta mediterranea è ben rappresentata nell’immagine della piramide alimentare (vedi figura 1) in cui trovano spazio gruppi di alimenti e raccomandazioni nutrizionali utili per tutta la popolazione adulta dai 18 ai 65 anni. Alla base della piramide ci sono le raccomandazioni a stili di vita salutari e a bere molta acqua. Seguono poi, dalla base verso l’apice, gli alimenti che devono far parte di tutti i pasti della settimana, quelli che vanno introdotti ogni giorno ma non necessariamente in tutti i pasti, e infine i cibi che si devono introdurre durante l’arco della settimana, variando di volta in volta la composizione dei pasti. In cima alla piramide sono collocati gli alimenti con cui è bene non esagerare.
Pesce, legumi, verdure, frutta fresca e secca, olio d’oliva come fonte prevalente di grassi, prodotti di stagione non processati, e modiche quantità di vino sono la chiave di una buona salute. Parimenti, occorre ridurre la assunzione di sale, carni rosse, insaccati e condimenti di origine animale. E’ consigliata la massima cautela e moderazione nell’assunzione di alcol secondo il principio dell’Organizzazione mondiale della sanità “Meno alcol è meglio”. Il consumo di bevande alcoliche è invece assolutamente da evitare durante la giovane età, in gravidanza e durante l’allattamento.
L’azione protettiva dipende da un migliore controllo del metabolismo dei grassi e degli zuccheri con conseguenze favorevoli sia sulla minore tendenza all’accumulo di tessuto grasso sia sul mantenimento di una maggiore integrità dei vasi sanguigni.
Chi, oltre a seguire la dieta mediterranea, pratica anche livelli adeguati di esercizio fisico, non fuma o non consuma quantità eccessive di alcol, riduce di circa il 50% la probabilità di morire per malattie del cuore o tumori.
La dieta mediterranea è ben rappresentata nell’immagine della piramide alimentare (vedi figura 1) in cui trovano spazio gruppi di alimenti e raccomandazioni nutrizionali utili per tutta la popolazione adulta dai 18 ai 65 anni. Alla base della piramide ci sono le raccomandazioni a stili di vita salutari e a bere molta acqua. Seguono poi, dalla base verso l’apice, gli alimenti che devono far parte di tutti i pasti della settimana, quelli che vanno introdotti ogni giorno ma non necessariamente in tutti i pasti, e infine i cibi che si devono introdurre durante l’arco della settimana, variando di volta in volta la composizione dei pasti. In cima alla piramide sono collocati gli alimenti con cui è bene non esagerare.
Pesce, legumi, verdure, frutta fresca e secca, olio d’oliva come fonte prevalente di grassi, prodotti di stagione non processati, e modiche quantità di vino sono la chiave di una buona salute. Parimenti, occorre ridurre la assunzione di sale, carni rosse, insaccati e condimenti di origine animale. E’ consigliata la massima cautela e moderazione nell’assunzione di alcol secondo il principio dell’Organizzazione mondiale della sanità “Meno alcol è meglio”. Il consumo di bevande alcoliche è invece assolutamente da evitare durante la giovane età, in gravidanza e durante l’allattamento.
Figura 1 - La piramide alimentare
Da: Istituto nazionale di ricerca per gli alimenti e la nutrizione (INRAN), Nuova piramide alimentare della dieta mediterranea.
http://www.inran.it/358/31/news/ecco-la-nuova-piramide-alimentare--della--dieta-mediterranea.html

http://www.inran.it/358/31/news/ecco-la-nuova-piramide-alimentare--della--dieta-mediterranea.html

E' VERO CHE LA DIETA MEDITERRANEA È UTILE PER RALLENTARE L’INVECCHIAMENTO NATURALE DELLE FUNZIONI INTELLETTIVE?
E' VERO CHE ESSERE VEGETARIANI CONFERISCE GLI STESSI VANTAGGI DELLA DIETA MEDITERRANEA?
E' VERO CHE LA DIETA MEDITERRANEA NON È ABBASTANZA NUTRIENTE PER LE PERSONE GIOVANI?
Come si comportano gli italiani a tavola... e sulla bilancia?
Nonostante gli italiani abbiano un’ampia disponibilità degli alimenti raccomandati dalla dieta mediterranea, meno del 10% consuma almeno 5 porzioni al giorno di frutta e verdura (five a day). Questo traguardo ottimale è raggiunto più frequentemente dalle donne, nella classe di età tra i 50 e i 69 anni e con un alto livello di istruzione. Circa il 40% si assesta sulle 3-4 porzioni e il 97% consuma almeno una porzione al giorno.
L’85,5% degli italiani consuma almeno una porzione di pane, pasta o riso al giorno. Tra le carni sono preferite, nella misura di “qualche volta la settimana” quelle bianche (79%), seguite dalle carni bovine (72%), dai salumi e dalla carni di maiale (61% e 46%). Il consumo di pesce (60% in media) mostra un’ampia variabilità regionale.
Tra i giovani si registra purtroppo una tendenza fortemente crescente nel consumo di alcolici fuori pasto, aperitivi alcolici e superalcolici. Sempre nei giovani il consumo di carne è troppo elevato rispetto alle raccomandazioni, mentre quello di pesce è modesto.
Data l’importanza di avere informazioni sulla situazione nutrizionale e sull’eccesso di peso in funzione della salute, le autorità sanitarie compiono molti sforzi per seguirne l’andamento nei bambini, negli adulti e negli anziani. A questo scopo in Italia sono attivi alcuni sistemi di “sorveglianza epidemiologica” che forniscono informazioni importanti per guidare la promozione di una alimentazione corretta nelle varie fasce di età e predisporre interventi efficaci di prevenzione.
Il sistema di sorveglianza Passi (Progressi delle Aziende Sanitarie per la Salute in Italia) valuta i fattori comportamentali a rischio e i relativi programmi di prevenzione nella popolazione adulta. Passi conferma che il peso corporeo medio della popolazione italiana è aumentato negli ultimi decenni. Dal rapporto nazionale 2010 emerge che circa 3 adulti su 10 sono in sovrappeso, uno su 10 è obeso e che il sovrappeso cresce in modo rilevante con l’età ed è più frequente negli uomini e nelle persone con un livello culturale, sociale ed economico più basso. L’eccesso di peso è più diffuso al Sud: in particolare, nel 2010 la Puglia ha la percentuale più alta di persone sovrappeso od obese (49%).
Tra l’altro molti non si accorgono della propria situazione: il 46% delle persone in sovrappeso ritiene il proprio peso adeguato e l’1% perfino troppo basso.
Per quanto riguarda i bambini sono disponibili i dati sull’alimentazione e l’attività fisica forniti dal sistema di sorveglianza OKkio alla Salute, relativi a oltre 40 mila scolari di 8-9 anni. Il 22,9% dei bambini risulta sovrappeso e l’11,1% obeso, anche in questo caso con una distribuzione prevalente nelle regioni del Centro e del Sud. Si può calcolare che, tra gli alunni delle elementari, siano circa un milione e centomila quelli in eccesso ponderale e quasi 400 mila gli obesi.
Importanti sono le informazioni di OKkio alla Salute sulla qualità delle scelte alimentari. E’ emerso che un bambino su dieci non fa colazione; uno su tre fa una colazione non adeguata (ossia sbilanciata in termini di carboidrati e proteine); sette bambini su dieci eccedono nella merenda di metà mattina; un bambino su quattro non assume quotidianamente frutta e verdura; quasi un bambino su due beve quotidianamente bevande zuccherate e/o gassate. Peggiora la situazione il fatto che il 36% delle madri di bambini in sovrappeso od obesi non ritiene che il proprio figlio abbia un eccesso di peso e due genitori su tre di bambini in sovrappeso od obesi sembrano sottovalutare la quantità di cibo assunta dai propri figli. Inoltre, un bambino su cinque pratica sport per non più di un’ora la settimana e circa una madre su due ritiene che il proprio figlio, anche se inattivo, svolga un’attività motoria sufficiente. Solo un bambino su quattro si reca a scuola a piedi o in bicicletta. Infine, quasi un bambino su due abusa di televisione e di videogiochi (oltre tre ore al giorno), comportamento favorito dal fatto che la meta dei bimbi dispone di un televisore in camera propria.
Nonostante sia chiaro il ruolo determinante della scuola per influenzare le abitudini alimentari e favorire l’attività fisica, solo il 68% delle scuole possiede una mensa e il 38% prevede la distribuzione per la merenda di metà mattina di alimenti salutari (frutta, yogurt ecc.). Inoltre, il 34% delle classi svolge meno di due ore di attività motoria a settimana.
Per quanto riguarda gli adolescenti italiani, invece, a undici anni è sovrappeso od obeso il 29,3% dei maschi e il 19,5% delle femmine, a quindici anni il 25,6% dei maschi e il 12,3% delle femmine. Lo affermano i dati dello studio Hbsc (Health Behaviour in School-aged Children) raccolti su oltre 77.000 ragazzi di 11-15 anni. Inoltre, un giovane su quattro tra gli 11 e i 15 anni tende a saltare la prima colazione; pochi consumano la frutta (20%) e la verdura (11%) più volte al giorno; più del 25% consuma bevande zuccherate e circa il 35% mangia dolci almeno una volta al giorno.

L’85,5% degli italiani consuma almeno una porzione di pane, pasta o riso al giorno. Tra le carni sono preferite, nella misura di “qualche volta la settimana” quelle bianche (79%), seguite dalle carni bovine (72%), dai salumi e dalla carni di maiale (61% e 46%). Il consumo di pesce (60% in media) mostra un’ampia variabilità regionale.
Tra i giovani si registra purtroppo una tendenza fortemente crescente nel consumo di alcolici fuori pasto, aperitivi alcolici e superalcolici. Sempre nei giovani il consumo di carne è troppo elevato rispetto alle raccomandazioni, mentre quello di pesce è modesto.
Data l’importanza di avere informazioni sulla situazione nutrizionale e sull’eccesso di peso in funzione della salute, le autorità sanitarie compiono molti sforzi per seguirne l’andamento nei bambini, negli adulti e negli anziani. A questo scopo in Italia sono attivi alcuni sistemi di “sorveglianza epidemiologica” che forniscono informazioni importanti per guidare la promozione di una alimentazione corretta nelle varie fasce di età e predisporre interventi efficaci di prevenzione.
Il sistema di sorveglianza Passi (Progressi delle Aziende Sanitarie per la Salute in Italia) valuta i fattori comportamentali a rischio e i relativi programmi di prevenzione nella popolazione adulta. Passi conferma che il peso corporeo medio della popolazione italiana è aumentato negli ultimi decenni. Dal rapporto nazionale 2010 emerge che circa 3 adulti su 10 sono in sovrappeso, uno su 10 è obeso e che il sovrappeso cresce in modo rilevante con l’età ed è più frequente negli uomini e nelle persone con un livello culturale, sociale ed economico più basso. L’eccesso di peso è più diffuso al Sud: in particolare, nel 2010 la Puglia ha la percentuale più alta di persone sovrappeso od obese (49%).
Tra l’altro molti non si accorgono della propria situazione: il 46% delle persone in sovrappeso ritiene il proprio peso adeguato e l’1% perfino troppo basso.
Per quanto riguarda i bambini sono disponibili i dati sull’alimentazione e l’attività fisica forniti dal sistema di sorveglianza OKkio alla Salute, relativi a oltre 40 mila scolari di 8-9 anni. Il 22,9% dei bambini risulta sovrappeso e l’11,1% obeso, anche in questo caso con una distribuzione prevalente nelle regioni del Centro e del Sud. Si può calcolare che, tra gli alunni delle elementari, siano circa un milione e centomila quelli in eccesso ponderale e quasi 400 mila gli obesi.
Importanti sono le informazioni di OKkio alla Salute sulla qualità delle scelte alimentari. E’ emerso che un bambino su dieci non fa colazione; uno su tre fa una colazione non adeguata (ossia sbilanciata in termini di carboidrati e proteine); sette bambini su dieci eccedono nella merenda di metà mattina; un bambino su quattro non assume quotidianamente frutta e verdura; quasi un bambino su due beve quotidianamente bevande zuccherate e/o gassate. Peggiora la situazione il fatto che il 36% delle madri di bambini in sovrappeso od obesi non ritiene che il proprio figlio abbia un eccesso di peso e due genitori su tre di bambini in sovrappeso od obesi sembrano sottovalutare la quantità di cibo assunta dai propri figli. Inoltre, un bambino su cinque pratica sport per non più di un’ora la settimana e circa una madre su due ritiene che il proprio figlio, anche se inattivo, svolga un’attività motoria sufficiente. Solo un bambino su quattro si reca a scuola a piedi o in bicicletta. Infine, quasi un bambino su due abusa di televisione e di videogiochi (oltre tre ore al giorno), comportamento favorito dal fatto che la meta dei bimbi dispone di un televisore in camera propria.
Nonostante sia chiaro il ruolo determinante della scuola per influenzare le abitudini alimentari e favorire l’attività fisica, solo il 68% delle scuole possiede una mensa e il 38% prevede la distribuzione per la merenda di metà mattina di alimenti salutari (frutta, yogurt ecc.). Inoltre, il 34% delle classi svolge meno di due ore di attività motoria a settimana.
Per quanto riguarda gli adolescenti italiani, invece, a undici anni è sovrappeso od obeso il 29,3% dei maschi e il 19,5% delle femmine, a quindici anni il 25,6% dei maschi e il 12,3% delle femmine. Lo affermano i dati dello studio Hbsc (Health Behaviour in School-aged Children) raccolti su oltre 77.000 ragazzi di 11-15 anni. Inoltre, un giovane su quattro tra gli 11 e i 15 anni tende a saltare la prima colazione; pochi consumano la frutta (20%) e la verdura (11%) più volte al giorno; più del 25% consuma bevande zuccherate e circa il 35% mangia dolci almeno una volta al giorno.

E' VERO CHE MANGIARE FUORI CASA FACILITA SCELTE ALIMENTARI NON CORRETTE?
Quali iniziative sono in atto in Italia per promuovere un’alimentazione sana?
Poiché è ormai noto che le malattie legate all’alimentazione sono una seria minaccia per la salute pubblica, in Italia, come in Europa, vengono messe in atto iniziative coordinate a livello nazionale e non di esclusiva competenza sanitaria per contrastare questa tendenza.
Il piano d’azione europeo dell’Organizzazione mondiale della sanità ha individuato quattro interventi chiave per promuovere un’alimentazione sana sono:
Il piano d’azione europeo dell’Organizzazione mondiale della sanità ha individuato quattro interventi chiave per promuovere un’alimentazione sana sono:
- ridurre del 10% l’assunzione di grassi saturi
- ridurre del 10% l’apporto di energia dagli zuccheri
- assumere 400 g al giorno di frutta e verdura
- assumere al massimo 5 g al giorno di sale.
Il programma italiano di Guadagnare salute si collega alla strategia europea per la prevenzione e il controllo delle malattie croniche e degenerative molto diffuse attraverso la promozione di comportamenti e stili di vita salutari. Si basa su un accordo tra il Governo e le Regioni e le Provincie autonome e coinvolge ben 9 Ministeri. Si propone di intervenire su quattro fattori di rischio modificabili (fumo, alcol, sedentarietà, scorretta alimentazione) assicurando ai cittadini comunicazione, informazione ed educazione complete su questi temi. Guadagnare Salute prevede accordi trasversali e alleanze con aziende alimentari, alleanze con il mondo della scuola e del lavoro, interventi sui produttori e distributori di tabacco, di bevande alcoliche e ristoratori. Si articola in interventi multisettoriali e multicomponenti che hanno valenza comunicativa, informativa ed educativa. La comunicazione, in particolare, è un elemento privilegiato in quanto strumento importante di conoscenza per cittadini e operatori, in grado di veicolare informazioni corrette anche attraverso messaggi semplici (per esempio, in tema di corretta alimentazione, il messaggio “5 al giorno”: almeno cinque porzioni di frutta e verdura al giorno).
Tra le iniziative più interessanti “Poco sale per…Guadagnare Salute” ha come obiettivo la promozione di un’alimentazione povera di sale. Si tratta di un accordo sottoscritto nel 2010 tra i panificatori italiani e il ministero della Salute per la riduzione progressiva del sale nel pane (una delle principali fonti di sodio nell’alimentazione degli italiani).
Data l’importanza di informare ed educare le generazioni più giovani, il ministero della Salute, il ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, l’Istituto superiore di sanità e le Regioni hanno elaborato e distribuito materiali di comunicazione e informazione tra cui depliant per i genitori e il kit di “Canguro SaltaLaCorda” e di “Forchetta e Scarpetta” per bambini della scuola primaria. Questo strumento da usare in classe è composta da 5 unità didattiche dedicate alla sana alimentazione, all’importanza della prima colazione e di una vita attiva, alla promozione del consumo di frutta e verdura, al movimento a scuola e a casa.
Infine a partire dal 2009 il ministero delle Politiche agricole, alimentari e forestali ha aderito al programma comunitario “Frutta nelle scuole”, distribuendo frutta per la merenda ai bambini della scuola primaria. Accanto ai progetti coordinati a livello nazionale sono in atto numerose iniziative a livello locale.

Tra le iniziative più interessanti “Poco sale per…Guadagnare Salute” ha come obiettivo la promozione di un’alimentazione povera di sale. Si tratta di un accordo sottoscritto nel 2010 tra i panificatori italiani e il ministero della Salute per la riduzione progressiva del sale nel pane (una delle principali fonti di sodio nell’alimentazione degli italiani).
Data l’importanza di informare ed educare le generazioni più giovani, il ministero della Salute, il ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, l’Istituto superiore di sanità e le Regioni hanno elaborato e distribuito materiali di comunicazione e informazione tra cui depliant per i genitori e il kit di “Canguro SaltaLaCorda” e di “Forchetta e Scarpetta” per bambini della scuola primaria. Questo strumento da usare in classe è composta da 5 unità didattiche dedicate alla sana alimentazione, all’importanza della prima colazione e di una vita attiva, alla promozione del consumo di frutta e verdura, al movimento a scuola e a casa.
Infine a partire dal 2009 il ministero delle Politiche agricole, alimentari e forestali ha aderito al programma comunitario “Frutta nelle scuole”, distribuendo frutta per la merenda ai bambini della scuola primaria. Accanto ai progetti coordinati a livello nazionale sono in atto numerose iniziative a livello locale.

E' VERO CHE LA MAGGIORE FONTE DI SALE (CLORURO DI SODIO) NELLA DIETA DEGLI ITALIANI È QUELLO CHE VIENE AGGIUNTO NELLA COTTURA DEI CIBI?
E' VERO CHE MANGIARE BENE È UN PROBLEMA SOLO PER CHI È IN SOVRAPPESO?
See more at: http://www.infermieriperlasalute.it/
Iscriviti a:
Post (Atom)