martedì 4 novembre 2014

Perdite vaginali dopo il rapporto sessuale, sempre normali?

Le perdite vaginali durante e dopo un rapporto sessuale, sono da considerare normali, fisiologiche. E’ importante però saperle distinguere da quelle che  invece potrebbero rappresentare un problema di salute nelle donne. Diverse le cause possibili, alcune tali da necessitare delle cure mediche.Vediamo insieme come distinguere i due diversi aspetti delle perdite vaginali post coitali. 
Da sottolineare prima di tutto che la vagina può produrre diversi fluidi nella fase coitale e post coitale, sintomi di un corretto funzionamento dell’apparato genitale che fisiologicamente si lubrifica. In alcuni casi però questi fluidi, possono essere sinonimi di una malattia a trasmissione sessuale o di altre problematiche ginecologiche: il colore, l’odore, la consistenza degli stessi sono gli indicatori da tenere presenti. Quando dunque possiamo ritenerli normali e quando no?

Perdite vaginali normali dopo un rapporto sessuale

I fluidi fisiologici prodotti durante un rapporto amoroso sono sostanzialmente 3:
1. Il fluido che si sviluppa con l’eccitazione sessuale: è fisiologico, naturale, serve proprio per rendere il rapporto più piacevole, per lubrificare ed ammorbidire le pareti della vagina all’atto della penetrazione. E’ acquoso, scivoloso, trasparente. L’organismo può continuare a produrlo anche immediatamente dopo il rapporto.
2. Il Muco cervicale.  Durante il ciclo mestruale, la cervice produce diversi tipi di muco al fine di assistere gli spermatozoi nel loro viaggio per raggiungere l’ovulo da fecondare. Questo muco può essere presente anche alla fine del ciclo mestruale. E’ denso e filante,più fluido e chiaro quando è prossima l’ovulazione. Anche questo è chiaramente presente, data la funzione, durante un rapporto sessuale.
3. Fluido seminale femminile (eiaculato)Anche le donne eiaculano, grazie ad una piccola ghiandola nella vagina che produce un fluido definito appunto seminale. La sua quantità dipende dalla fase d’eccitazione: è liquido, simile ad urina ma chiaro. Non è necessario per le donne avere un orgasmo per eiaculare.
La comparsa o meno di questi fluidi può variare in base ai livelli ormonali, l’età e altri fattori.


Perdite vaginali anomale dopo un rapporto sessuale: i sintomi

Una perdita vaginale sana non provoca disturbi. Se invece questi si manifestano, occorre prestare attenzione. I sintomi da non trascurare in tal senso sono:
  • alterazioni della consistenza dei fluidi
  • cambiamenti del colore
  • dolore nella zona pelvica
  • sanguinamento

Le cause
 Tra le cause di queste perdite anomale possiamo trovare fattori sessuali e non.
  • Cause sessuali

Rapporti sessuali non protetti possono trasmettere batteri, virus ed altre infezionitali da presentare, come sintomatologia delle perdite vaginali strane dopo il rapporto sessuale. Queste sono essenzialmente:
  1. Vaginosi batterica
  2. Tricomoniasi
  3. Chlamydia o gonorrea
  4. Herpes genitale

  • Le cause non sessuali

Non sempre però è il sesso il responsabile di queste anomalie. Esistono anche altre condizioni di salute, nessuna da trascurare. Tra le più comuni troviamo:
1. Reazioni allergiche – A farmaci, alimenti, biancheria, detergenti, eccetera. Queste reazioni possono attivare il sistema protettivo della vagina e sviluppare fluidi anomali atti ad espellere un qualcosa che si ritiene nemico come un batterio.
2. Cambiamento di pH della vagina – Se il pH vaginale si altera si può avere la medesima reazione, ovvero la presenza di perdite vaginali anomale. Tra le cause più frequenti troviamo: detergente intimo aggressivo, sangue mestruale, variazioni ormonali, rapporti sessuali, irrigazioni vaginali, eccetera.
3. Infezione da lievito
4. Variazioni ormonali: frequenti nella prepubertà ed in menopausa. Importante in questi casi è sempre rivolgersi ad un ginecologo per escludere altre problematiche.



Pet therapy? Arriva L'orsetto robot per bambini


Pet therapy per i bambini ma con un orsetto robot piuttosto che con animali veri. Ottenendo gli stessi risultati. Questo piccolo gioiello è stato messo a punto dal Personal Robots Group del Massachusetts Institute of Technology (Mit) di Boston.

Ci sono voluti 8 anni di duro lavoro ma finalmente “Huggable”, questo il suo nome, è attualmente in sperimentazione presso una struttura ospedaliera pediatrica della città, nel reparto di oncologia e terapia intensiva. I bambini possono utilizzare questo peluche per giocarci mentre lui non solo agisce come la tradizionale pet therapy nei loro confronti, ma contemporaneamente fornisce informazioni ai medici sull’umore dei piccoli pazienti. A livello tecnico quasi tutte le parti dell’orsetto sono state stampate in 3D ed la struttura dello stesso è dotata di una serie di sensori di pressione sulle zampe. Il suo corpo è ricoperto di sensori tattili. Ha videocamere negli occhi (i quali sono dotati di animazione, si muovono come se fosse un animale vero, N.d.R), microfoni nelle orecchie, parla, si muove ed ha incorporato un pc con collegamento wireless. Non solo: al suo interno vi è anche incluso anche uno smartphone.

li studiosi che lo hanno messo a punto, nel corso della sperimentazione stanno valutando anche le interazioni dei genitori dei piccoli malati oltre a quella dei bambini. 

Insomma, l’orsetto Huggable, per quanto tenero ed a portata di bambino, rimane uno strumento incredibile di analisiricerca e terapia. Non deve essere sottovalutato l’impatto della pet therapy su bambini ed essendo l’animale in questione un robot in grado di raccogliere dati con facilità, all’aspetto ludico si aggiunge l’opportunità di poter studiare senza disturbo le reazioni psicologiche alla malattia sia dei più piccoli che dei lorocaregiver.







Fonte:  medicinalive.com

Il ministro della Salute Lorenzin si scaglia contro le bufale del web sui vaccini

"Dobbiamo tenere alta la guardia perché ci sono campagne pseudo scientifiche o di pseudo informazioni che vengono fatte su Internet o sui social network, più penetranti dei canali di comunicazione classici, che stanno cercando di dissuadere i genitori dalle vaccinazioni. Un rischio molto grande". A lanciare l'allerta è il ministro della Salute,Beatrice Lorenzin, durante la conferenza "The state of health of Vaccination in the Eu".


L'immunizzazione è importante - Il ministro si scaglia contro le bufale che girano sul web e che espongono a pericoli per la salute la popolazione: "L'immunizzazione deve tornare al centro delle politiche sanitarie l'Italia può giocare un ruolo importante in Unione europea e nel Mediterraneo. Non ricordiamoci delle vaccinazioni solo quando c'è qualche morbo".

Le false notizie contro il vaccino - Non capita di rado sui social network che qualcuno si improvvisi portatore di verità condividendo articoli che non si basano su alcun fondamento scientifico. Alcune delle colpe attribuite ai vaccini vanno considerate, né più né meno, alla stregua di leggende metropolitane. Una delle più ricorrenti vedrebbe il vaccino alla radice dell'autismo, il primo ad affermare questa tesi fu Andrew Wakefield, un ex medico inglese che fu radiato. 

Risale a cinquant'anni fa la bufala secondo cui il vaccino causerebbe il cancro: deriva dal fatto che nel 1963 il vaccino antipolio era stato coltivato su cellule di scimmia infettate da un virus. In seguito si sostituì il terreno e mai nessun tumore fu associato al virus. 

Un'altra voce dà la colpa della leucemia al vaccino, risale al 1915, quasi cent'anni fa, quando le conoscenze relative al sistema immunitario erano molto limitate. Ovviamente anche questa è falsa. 

Un video game sull'importanza del vaccino - Proprio per avvicinare al vaccino, è stato ideato "Viro Hunter: una Battaglia per la Vita". Un software che si può scaricare sullo smartphone che unisce la funzione ludica a quella educativa. Sviluppato dalla Sanofi Pasteur Msd, èstato giudicato il miglior progetto rivolto a pazienti e cittadini nel concorso "About Pharma Digital Awards".





Infermieri fermi, ospedali in tilt

Tolgono le padelle, svuotano i pappagalli, lavano i sederi, imboccano i malati e rifanno i letti. Per gli infermieri laureati il demansionamento previsto dal Jobs Act di Renzi è già realtà.
 
Ma ieri negli ospedali romani i pannoloni sono rimasti zuppi, i pappagalli pieni, bloccati gli interventi d’elezione, 30mila su scala nazionale, e niente prelievi e radiografie, piazzette di San Camillo e Umberto I zeppe di ambulanze ferme. «Dal Policlinico sono state dirottate al San Camillo - conferma Stefano Barone delegato aziendale Nursind - il pronto soccorso è andato in tilt, alle tre del pomeriggio c’erano 110 persone in attesa», «130» alla stessa ora all’Umberto I.
 
Fa male lo sciopero del Nursind. «Senza infermieri non c’è futuro», c’era scritto sulle magliette bianche che in mille hanno indossato ieri mattina, davanti a Montecitorio, in rappresentanza dei 1.800 iscritti al sindacato di Roma e provincia, 25mila in tutt’Italia, di cui 21 mila nel servizio sanitario nazionale. Ma alla protesta contro «turni massacranti», «blocco del turn over», contratto collettivo «non rinnovato da 6 anni», stipendi «più bassi della media europea» è stata «condivisa» dai 270mila infermieri nelle corsie degli ospedali italiani. «Hanno appiccicato sulla divisa l’adesivo "Io aderisco"» confermano Andrea Bottega, segretario nazionale Nursind e Marco Lelli segretario provinciale. Idealmente in piazza la metà dei 500mila lavoratori della sanità pubblica, «spina dorsale del Ssn». A strombettare e svociarsi. «Aspettiamo il rinnovo del contratto e invece contra-rremo l’Ebola» indicano la scritta su un cartello Laura Ambrosini coordinatrice territoriale degli infermieri Asl RmB e Veronica D’Ignazi, infermiera al Pertini, dove hanno tirato su una tenda rossa anti-ebola dicono Claudio Pace delegato Nursind Asl RmB e Stefania Ghirelli, 38 anni, segretaria aziendale. Viene dal San Giovanni Valentina Tirelli, 35 anni. Dalla RmC Antonio Crescente. Tanti i precari.
 
Tommasina Giuliani, 46 anni, «da 10 anni» lavora «solo con le sostituzioni maternità» al Goretti di Latina. Dorina Caldarescu, pisana, «fa l’elastico». Emanuele Sileri, 34 anni, sposato con due figli, è «finto socio» di coop sociale «onlus per finta». «Ogni due anni fallisce e cambia nome, e nessuno può rivendicare i contributi». Chi dovrebbe controllare? «Il collegio Ipavsi presieduto dalla senatrice Pd Annalisa Silvestro». «Fateci fare il nostro mestiere perbene» grida Ivan Cavicchi, docente di Filosofia di medicina a Tor Vergata. Sul filo del rasoio gli infermieri del Cristo Re. «In attesa del passaggio alla nuova proprietà» dice Ivan Stivari, 34 anni. Lunedì protestano i medici.
 
 Il 14 novembre il sit-in di Cgil Fp, Cisl Fp e Uil Fpl per la mobilitazione pubblico privato. Intanto si profila una «denuncia» all’Autorità di garanzia. «Per le lettere di precettazione inviate fuori tempo massimo - spiega Lelli - così molti lavoratori non hanno avuto la libertà di scegliere se aderire allo sciopero».
 
di Grazia Maria Coletti del tempo.it
 
 

Tapiro d'oro a Valerio Staffelli

"Volete un lavoro sicuro per il futuro? Fate gli infermieri professionisti... Se ne cerchi uno non lo trovi..." Questo il cinguettio che Valerio Staffelli, storico inviato del noto telegiornale satirico "Striscia la notizia", ha postato sul proprio profilo Twitter in data odierna, proprio mentre a Roma era in corso la manifestazione per lo sciopero degli infermieri, tra le cui richieste figura lo sblocco del turnover e maggiori garanzie per l'occupazione.

 
L'indigniazione delle migliaia di infermieri che hanno visualizzato il post non si è fatta attendere, e lo stesso Staffelli ha in seguito spiegato il perchè di un post così controverso. Da quanto appreso sulla pagina Facebook del noto personaggio pubblico, pare che una non meglio precisata signora, fosse alla ricerca di due infermieri e di due oss per un periodo di 40 giorni e che nessun infermiere abbia risposto all'annuncio di lavoro. Sempre attenendosi ai commenti al post, qualche collega sostiene che la paga non fosse "in linea" con la profesionalità richiesta, ed ecco spiegato il motivo per cui l'offerta di lavoro è stata snobbata dai professionisti italiani.
 
 
Il caro Staffelli, dovrebbe forse informarsi meglio riguardo le condizioni in cui l'infermieristica italiana versa, tra disoccupazione, precariato, abuso di professione, demansionamento ecc... prima di sentenziare scatenando le reazioni di chi un lavoro non lo vede "neppure col binocolo".
 
Forse anche Staffelli è vittima di quel retaggio culturale che vede l'infermiere come il missionario tuttofare che si accontenta di pochi spiccioli pur di accontentare le richieste di pazienti con qualunque tipo di patologia. Non sa forse, il caro personaggio televisivo, come e quanto gli infermieri sono sfruttati in diversi contesti su tutto il territorio nazionale, nonostante siano in possesso di un titolo accademico che conferisce loro competenze che nella stragrande maggioranza dei casi restano solo "sulla carta" per qualche misterioso arcano.
Il dispensatore di tapiri, proverebbe la stessa indignazione se un medico non accettasse un lavoro a causa di una paga inadeguata? Cosa farebbe se scoprisse che tanti millantatori si spacciano per medici senza aver mai conseguito la laurea in medicina? Probabilmente scatterebbe il classico servizio di "Striscia" volto a smascherare gli abusi di professione che solo danni causano alla salute dei cittadini, ma ahimè, ci duole dover constatare come ciò non sia mai accaduto nei confronti di chi si spaccia per infermiere senza alcun titolo.
Il danno di immagine alla nostra categoria ormai è fatto, quindi sarebbe utile che il caro Staffelli facesse un "mea culpa" non solo attrraverso qualche post sui social, bensì interessandosi almeno per una volta a quei grattacapi che tutti gli infermieri italiani ormai conoscono troppo bene, come appunto il demansionamento, l'abuso di professione da parte di badanti o qualunque altra persona in grado di praticare un intramuscolo, o ancora la triste vicenda delle "infermiere volontarie", caso tutto italiano, che consente alle crocerossine in possesso di un titolo equiparabile a quello degli Osss una autorizzazione a svolgere pratiche proprie della professione infermieristica in situazioni di emergenza (come se una legge permettesse ad altre figure di svolgere la professione del medico, dell'ingegnere, dell'avvocato ecc... in "casi di emergenza") tollerando però il fatto che le stesse figure gestiscano veri e propri ambulatori infermieristici (con tanto di tariffario) in contesti che nulla hanno di emergenziale.
Va benissimo denunciare chi maltratta animali, chi approfitta del prossimo o chi dispensa truffe a destra e a manca, ma caro Staffelli, "ci faccia il piacere!" (per dirla a modo suo), venga a vedere di persona qual'è la situazione che siamo costretti a vivere quotidianamente prima di pontificare su questioni che evidentemente non conosce abbastanza.
 
 

 
 


Fonte: nurse24.it

lunedì 3 novembre 2014

Eppure mancano 60mila infermieri. Professione utile e maltrattata

Turni, stipendi, la vicinanza al dolore. Nonostante l'allarme aumentano i fabbisogni ma anche la disoccupazione 
WALTER PASSERINI
Il paradosso è stridente: in Italia mancano almeno 60mila infermieri, ma gli ospedali sono bloccati, mentre cresce la libera professione. E intanto diverse migliaia di infermieri sono a spasso, disoccupati. Quella dell’infermiere è una professione ritenuta ad elevata utilità sociale, ma maltrattata sotto diversi punti di vista: faticosa, sottopagata, per niente garantita. Crescono i pazienti, soprattutto di età avanzata, si moltiplicano i turni, e all’orizzonte compaiono le cooperative, che spesso peggiorano le condizioni di lavoro degli operatori. Bisognerebbe puntare di più su questa professione, che a questo punto ricorre allo sciopera, per sottolineare la drammaticità di una professione che si merita di meglio 
Per gli infermieri la data più importante è il 12 maggio, il giorno in cui nel lontano 1820 nacque Florence Nightingale, la fondatrice delle scienze infermieristiche moderne. L’International Council of Nurses (che rappresenta più di 13 milioni di infermieri nel mondo) ricorda questa data celebrando in tutto il mondo la Giornata internazionale dell’infermiere. Lo scorso maggio in Italia la festa è stata mesta, perché la professione sta attraversando uno dei momenti più difficili della sua storia, schiacciata tra turni massacranti, blocco del turn over, bassi stipendi. Eppure, l’allarme lanciato dalla Federazione dei collegi Ipasvi, l’organizzazione di rappresentanza, è chiaro: in Italia mancano 60mila infermieri. Sembra passato un secolo da quando nel 1971 venne approvata la legge 124, che sancisce l’estensione al personale maschile dell’esercizio della professione di infermiere professionale. Fu una vera rivoluzione. La professione era stata fino a quel momento esclusivo appannaggio delle donne: una santa per proteggerle, la matrona Fabiola, che si dedicava all’assistenza nell’antica Roma; una donna come modello, Florence Nightingale, e tante altre donne negli ospedali, nelle zone più difficili del paese, nell’assistenza all’infanzia. Il lavoro infermieristico nasce con un vizio genetico: era considerato ausiliario e vocazionale, adatto alle donne e alle religiose, per molti anni la maggioranza assoluta del corpo infermieristico. Ancora oggi le donne rappresentano il 78% di tutti gli infermieri. Eppure, come rivelano alcuni dati Ocse, in Italia ce ne sono meno rispetto agli altri paesi: 6,6 infermieri ogni mille abitanti, contro l’8,4% della media europea, i 9 della Francia e del Regno Unito, gli 11,5 della Germania, il 17,4% della Svizzera, il paese più dotato. Non solo. In Italia sono pochi anche rispetto ai medici: ci sono 1,6 infermieri per medico contro i 2,8 della media Ocse e i 4,5 del Giappone. Ciò che stride è il divario tra fabbisogni e laureati. Nell’anno accademico 2013/2014, sono attive 221 sedi di corso di laurea in infermieristica, che fanno capo a 42 facoltà di medicina, per un totale di 15.970 posti disponibili. Un vuoto da colmare. Le ragioni sono tante. “Siamo sotto la media europea ma il sistema sanitario pubblico da tempo non assume - spiegava Annalisa Silvestro, presidente Ipasvi - Crescono i malati ma c’è il blocco del turn over e dei contratti da anni. Negli ospedali il lavoro aumenta, l’età media si alza e non c’è ricambio. Le alternative sono l’espatrio e la libera professione. Dobbiamo superare il blocco e dare una possibilità di ingresso ai più giovani”. La libera professione viene definita una nuova opportunità da esplorare per il 66,6% dei 2.500 infermieri che hanno partecipato a un sondaggio Ipasvi e non è tanto una necessità legata alla difficile congiuntura economica (26,9%). Non interessa solo al 6,5%. Le priorità per il futuro sono la valorizzazione delle carriere clinico-assistenziali (30,5%), l’incremento degli organici (24,9%), il riconoscimento del ruolo manageriale (12,0%) e il maggior peso decisionale (32,6%). Ma forse la madre di tutte le critiche è la questione salariale: non si può chiedere a dei laureati di lavorare sotto organico, con turnazioni selvagge, festività comprese, a contatto con dolore e sofferenza, per 1.300 euro al mese. 

Fonte : la stampa.it





Ospedali in tilt, sciopero infermieri. Autunno caldo per la Sanità

ROMA (WSI) - Più di migliaia di infermieri in camici verdi e azzurri stanno manifestando, da stamattina, in piazza Montecitorio, mentre "fino ad ora, sono circa 30.000 gli interventi chirurgici programmati saltati, ma la giornata è lunga". 

A fornire la stima dei disagi in corso negli ospedali italiani a causa dello sciopero degli infermieri in corso oggi in tutta Italia è Andrea Botega, segretario della principale associazione sindacale di categoria, il Nursind." Lo sciopero degli infermieri che farà da apripista ad un autunno caldo nella Sanità, dove, ad alimentare il malcontento dovuto al blocco del 'turn over' e degli stipendi, si aggiungono anche le notizie dei nuovi tagli previsti per il settore.
Da Milano a Catania da Roma a Pisa, continuano a giungere "dati incoraggianti" sulle adesioni allo sciopero, anche se, spiega Andrea Bottega, segretario del sindacato degli infermieri Nursind "è ancora presto per avere una stima complessiva". 

"A Caltanissetta abbiamo avuto una partecipazione massiccia", spiega Salvatore Vaccaro dirigente nazionale Nursind, "all'ospedale Sant'Elia abbiamo avuto 300 adesioni su 500 infermieri. In altre parti della Sicilia ci dicono che sono state bloccate molte sale operatorie e rimandati molti interventi programmati". Presso l'azienda ospedaliera universitaria pisana, spiega Daniele Capuozzo segretario amministrativo nazionale Nursind, "su 52 sale operatorie ce ne sono 30 bloccate. E' bloccato il day hospital oncologico, l'emodinamica, l'ambulatorio cardiologico, i servizi psichiatrici". 

Molti poi sono gli infermieri che avrebbero voluto partecipare ma non hanno potuto farlo, secondo il segretario Nursind dell'ospedale Spallanzani di Roma, Adriano De Iuliis. "Molti colleghi, madri e padri di famiglia, non possono rinunciare ad un giorno di lavoro e a 50 euro in busta paga. Questo fa capire quanto sia critica la situazione dal punto di vista degli stipendi".

"Il personale presente e' tenuto a svolgere le attività pertinenti al proprio profilo e le sole prestazioni indispensabili relative all'assistenza sanitaria d'urgenza", ricorda Bottega, sottolineando che "le aziende hanno provveduto in ritardo ad organizzare il contingentamento minimo del personale". 

Al centro della protesta la mancanza di attenzione nei confronti di una categoria "sempre in prima linea nell'accogliere e assistere i malati acuti, cronici e fragili", ma che da anni ormai viene sottoposta ad una "mole di lavoro ingestibile e a salari inadeguati, a danno della qualità dell'assistenza offerta", spiega il segretario del Nursind. La piattaforma che rivendica lo sciopero vede infatti al primo punto la fine del blocco del 'turn over', che "non permettendo il ricambio generazionale per sostituire chi va in pensione, di fatto si traduce in orari e turni massacranti". 

Gli infermieri sono infatti sempre meno, mentre "sempre più sono quelli disoccupati, specie tra i giovani, circa 25.000". A fronte del superlavoro, il blocco contrattuale in corso da 5 anni, non permette l'adeguamento dello stipendio al costo della vita. 

A questo si unisce il malcontento per una Legge di Stabilità che prevede un taglio agli sprechi, ma "rischia di penalizzare i sistemi di garanzia dei Livelli essenziali di assistenza". Volantinaggio e presidi fuori dagli ospedali per spiegare ai cittadini il malcontento della categoria e il rischio che corre il Sistema Sanitario Nazionale, saranno accompagnate da un sit-in davanti a Montecitorio. 

A scendere in piazza saranno anche i medici che parteciperanno, sabato 8 novembre, alla manifestazione nazionale dei lavoratori pubblici di Cgil, Cisl e Uil. 

Dare "una risposta vera ai 10mila medici precari", "rinnovo del contratto" e "un'appropriata normativa sulla responsabilità professionale" per evitare che in tempi di 'spending review' si sprechino 10 miliardi per la medicina difensiva sono le principali richieste della categoria al Governo, come chiarisce la Cgil Funzione Pubblica in una nota. 

Ma a fare da collante al malcontento, anche in questo caso, è una Legge di stabilità in cui "nulla è previsto per i medici e gli operatori precari della sanità, nonostante garantiscano quotidianamente le prestazioni essenziali ai cittadini, a partire dalle urgenze". Serve, concludono, una vera "riorganizzazione del Servizio sanitario nazionale, per evitare ulteriori insostenibili tagli". (ANSA)



sabato 31 maggio 2014

L’Oms: «Medici e infermieri, lavatevi le mani!»

Ogni anno centinaia di milioni di pazienti nel mondo, 7 ogni cento nei Paesi industrializzati e 10 su 100 in quelli in via di sviluppo, hanno delle infezioni correlate ai luoghi in cui sono stati curati e al personale sanitario che vi opera, molte delle quali causate da germi resistenti ai comuni antibiotici. A lanciare l’allarme è l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), secondo la quale in molti casi basterebbe un semplice gesto come quello del lavaggio accurato delle mani da parte di medici e infermieri per evitarle. In occasione della giornata mondiale dell’igiene delle mani in programma per oggi l’Oms ha identificato i cinque momenti chiave nei quali gli operatori sanitari dovrebbero curare maggiormente l’igiene, lavando le mani con acqua e sapone o strofinandole con un detergente senz’acqua a base di alcol. Prima di toccare il paziente, prima di svolgere procedure che richiederebbero un ambiente asettico, come ad esempio l’inserimento di un catetere, dopo il contatto con fluidi del corpo, dopo aver toccato il paziente e dopo aver toccato ciò che lo circonda. L’Oms ha lanciato a questo proposito una campagna di sensibilizzazione, denominata «Save lives, clean your hands» (salva vite, lava le mani), alla quale hanno aderito 1.110 strutture ospedaliere in tutto il mondo, che vanno a sommarsi alle 16mila che hanno aderito negli anni precedenti. Fonte: http://www.ilsecoloxix.it

Al via assunzioni per 77 unità di personale di assistenza (Infermieri, Oss, Tecnici)per l’anno 2014

La Direzione Generale ASUR ha approvato e autorizzato il piano assunzioni dell'Area vasta 5 per quanto riguarda il personale di assistenza (infermieri, OSS, tecnici di laboratorio e radiologia, fisioterapisti) per l'anno 2014. Il piano prevede per i prossimi mesi l'inserimento di 39 unità (di cui 9 soltanto a tempo determinato) che si aggiungono alle 38 assunzioni del personale di assistenza (16 a tempo determinato) già attuate dall'inizio dell'anno. Da segnalare che con queste assunzioni viene esaurita la graduatoria concorsuale per infermieri; la Direzione ha avviato la verifica per l'indizione di una procedura concorsuale o in Area Vasta o in accordo con l'Area vasta 4. La Direzione Generale dell'Asur sta vagliando ora la parte relativa alle assunzioni del personale medico e tecnico - amministrativo su cui, ad iter concluso darà comunicazione. Il Direttore di Area Vasta Dott. Massimo Del Moro nell'esprimere la propria soddisfazione per il totale accoglimento del piano presentato, sottolinea come queste figure daranno respiro e continuità alla buone gestione delle UU.OO. Ospedaliere e Territoriali oltrechè altri nuovi 77 posti di lavoro nel settore sanitario. fonte: ilquotidiano.it

Ipasvi: ''Meno infermieri, più rischi in sanità"

La Spezia - Si è svolto ieri un corso accreditato ECM (programma nazionale di educazione continua in medicina del Ministero della Salute) dal provider nazionale Collegio Infermieri Ipasvi della Spezia, che ha ospitato la giornata formativa nei propri locali. L'argomento era molto attuale, perchè sono stati illustrati i risultati di una ricerca internazionale che ha studiato, in nove Paesi europei, come e quanto aumenta il rischio di complicanze per i ricoverati nelle degenze sanitarie, se gli Infermieri in servizio sono pochi e poco aggiornati. Il sunto della ricerca è in questi giorni visibile in tutta la Provincia, attraverso l'impiego di spazi pubblicitari sugli autobus di ATC, noleggiati dal Collegio Ipasvi per informare la cittadinanza del risultato dello studio che è apparso su prestigiose riviste internazionali come "The Lancet" e, in Italia, ripreso da Il Sole 24 Ore, proprio per le ricadute economiche sui bilanci aziendali e delle Regioni. Il messaggio scelto e rilanciato durante il corso è ''Meno infermieri, più rischi in sanità". Relatore principale è stato Carlo Orlandi, infermiere con laurea specialistica in servizio come responsabile del servizio rischio clinico presso l'Istituto San Raffaele di Milano, che ha commentato i dati delle ricerche internazionali che in questi anni si sono dedicate a questo argomento importante; Carlo Orlandi è stato il traduttore per numerose riviste scientifiche italiane di questi articoli internazionali. Il Collegio Ipasvi spezzino, in questi giorni, ha rinnovato la richiesta di completare le procedure di assunzione dei venti Infermieri, concesse in deroga dalla Regione Liguria lo scorso inverno: a seguito di alcune rinunce degli aventi diritto, e per lo scadere della graduatoria di mobilità, sono solo quindici i nuovi assunti che entreranno in servizio fra giugno e luglio. fonte :http://www.cittadellaspezia.com

Roma, Patch Adams farà sorridere i bambini all' ospedale Gemelli di Roma

Un giorno davvero speciale sarà quello di martedì prossimo, 3 giugno, per i bambini ricoverati presso il policlinico universitario Gemelli. A partire dalle 10.30 arriverà, per la prima volta in un ospedale di Roma, il dottor Hunter Doherty, 'Patch Adams', medico e scrittore americano, inventore della cosiddetta clownterapia, reso celebre in tutto il mondo dal film del 1988 interpretato dall'attore Robin Williams. Motivo di questa attesissima visita, nell'unico ospedale italiano del suo breve tour, in particolare l'incontro con i bambini ricoverati nelle unità operative di Oncologia pediatrica e di Neurochirurgia infantile del Gemelli, dirette dai professori Riccardo Riccardi e Massimo Caldarelli. L'evento e' promosso e organizzato dall'associazione Ali di scorta, presieduta da Silvia Riccardi, che presso il policlinico Gemelli offre sostegno psicologico, economico e logistico alle famiglie di bambini e ragazzi affetti da gravi patologie neurologiche di interesse neurochirurgico e onco-ematologiche. La visita di Patch Adams si articolerà in due parti: la prima, dalle 10.30 alle 12.30 nell'aula Brasca del Gemelli dove il celebre medico presenterà e condividerà con il pubblico idee e storie della sua incredibile esperienza di cura; alla conferenza seguirà un dibattito aperto a tutti (in particolare a medici, operatori sanitari, psicologi, ludoterapisti) sullo stretto rapporto che intercorre fra umorismo e salute delle persone, specialmente dei bambini, e l'influenza che un approccio terapeutico olistico, generale e personalizzato può avere anche sulla comunità dei pazienti e sulla società intera. Ma il momento più atteso sarà l'abbraccio di 'Patch Adams' con i bambini e i ragazzi ricoverati accompagnato dai medici e dai volontari di Ali di scorta e di altre associazioni operanti presso i reparti pediatrici del Gemelli, per un incontro personale e indimenticabile con i piccoli degenti fonte:http://www.superabile.it

Troppo PORNO fa male al cervello!

I ricercatori del Max Planck Institute for Human Development di Berlino sembrano infatti aver verificato una correlazione tra l'intenso consumo di materiale pornografico e la diminuzione del volume di alcune aree del cervello. Al momento gli scienziati tedeschi non sono ancora riusciti a stabilire un rapporto di causa-effetto, ossia quale dei due fenomeni inneschi l'altro. Nello studio pubblicato su JAMA Psychyatric, intitolato "Struttura cerebrale e connettività funzionale associata al consumo di pornografia", i ricercatori hanno spiegato di essere partiti dall'ipotesi che l'intenso consumo di materiale hard abbia caratteristiche simili a quelle di altre forme di dipendenza o di comportamenti mirati ad ottenere una gratificazione o a cercare qualcosa di nuovo. La ricerca ha coinvolto 64 soggetti di sesso maschile tra i 21 e i 45 anni: secondo quanto dichiarato, la media del loro consumo di materiale pornografico è di circa 4 ore a settimana. Il comportamento della materia grigia è stato monitorato tramite morfometria basata sui voxel e risognanza magnetica 3T, due metodologie sempre più utilizzate grazie alla loro alta sensibilità. In questo modo è stato possibile verificare come le persone con consumo di pornografia definito intenso siano dotate di una minore quantità di materia grigia rispetto a chi ha un consumo inferiore. La correlazione è stata definita significativa, ma non indica comunque che sia il porno la causa di questa diminuzione. "Sfortunatamente non possiamo rispondere a questa domanda basandoci sui risultati attuali"; ha spiegato Simone Kühn del Max Planck Institute. "Non è chiaro, ad esempio, se guardare porno conduca a cambiamenti cerebrali, o se persone nate con cervelli di un certo tipo guardino più porno". C'è pero chi in campo scientifico sostiene che il consumo di pornografia è "probabilmente non dannoso se fatto con moderazione", come ha spiegato all'Independent il dottor Gregory Tau della Columbia University. fonte: http://it.ibtimes.com

Farmaci oncologici a carico cittadini: "Aumentano i rischi disequità"

CHICAGO - Con i nuovi farmaci oncologici previsti nella classe Cnn, ovvero a carico del cittadino poiché senza rimborsabilità, il "rischio è quello di creare forti discriminazioni tra chi può curarsi e chi no". A sottolinearlo, dal congresso mondiale di oncologia Asco, è il presidente dell'associazione italiana di oncologia medica (Aiom), Stefano Cascinu. La classe di farmaci Cnn - spiega ancora Cascinu - doveva essere provvisoria, ma ora il pericolo è che diventi permanente, creando potenzialmente delle discriminazioni tra i pazienti. Già ora, aggiunge, "si vede come alcune aziende ospedaliere stiano decidendo di acquistare tali farmaci ed altre, invece, vi stiano rinunciando; una situazione che determina di fatto una condizione di disequità tra i malati". Tuttavia, precisa ancora l'esperto, "per ora, in Italia, ancora sta tenendo il sistema universalistico, e nel settoredell'oncologia non si sta verificando un abbandono delle cure come in altri ambiti", dato segnalato anche dall'Istat nell'ultimo rapporto 2014. Ma il rischio rimane, ed in alcuni paesi è già una realtà: "In Gran Bretagna, ad esempio - afferma il presidente Aiom - proprio la limitazione imposta per motivi economici all'accesso a farmaci e diagnosi già sta facendo registrare, per l'oncologia, un nuovo tasso di aumento della mortalità". TagsTag farmaci oncologici, disequita, farmaci Cnn fonte: repubblica.it

Concorso per 4000 infermieri ma il 118 senza personale

Come mai a Novara, terra d’origine del più recente Presidente della Regione Piemonte, il leghista Roberto Cota, è stato indetto un concorso per 4000 infermieri? Riusciranno ad avere un impiego? Se lo chiedono i sindacalisti sanitari di Nursing Up. Riportiamo di seguito le loro parole: “La Centrale operativa del 118 è allo sbando più completo. Tra maternità e malattie praticamente non è più possibile coprire i turni con la normale alternanza di personale e così i singoli sono costretti ad allucinanti servizi di tantissime ore consecutive. Tutto ciò perché con il blocco del turn over e delle assunzioni non c’è personale sufficiente per garantire una corretta distribuzione dei carichi di lavoro che preveda anche che qualche professionista, per maternità o perché sta male, possa saltare delle giornate. Andando avanti così non sono da escludere, nelle prossime settimane, seri problemi del servizio”. La denuncia di Claudio Delli Carri e da Roberto Amerio, segretario e dirigente del Nursing Up, il sindacato degli infermieri e delle professioni sanitarie, arriva poco prima delle elezioni per sottolineare la situazione di totale caos che regna nella centrale operativa del 118. Una situazione che per il sindacato è ancora più incomprensibile e assurda se si pensa, come dicevamo, alla lista di 4000 infermieri che hanno fatto il concorso a Novara e sono senza impiego. “Con le decisioni assurde della Regione – aggiungono Delli Carri e Amerio -, che ha impostato le sue scelte di riorganizzazione del sistema solo sulla mobilità, senza prevedere nuove assunzioni che invece sono vitali in questo momento, il rischio concreto, reale, è che il 118 subisca clamorosi disservizi. Da una lato abbiamo 4000 mila infermieri che hanno fatto il concorso a Novara e dall’altro altra abbiamo un servizio vitale che rischia seri problemi di funzionamento per mancanza di personale. Una follia. Aspettiamo forse che qualcuno che ha necessità urgente possa telefonare al 118 e ricevere il servizio necessario con tempi più lunghi di quelli che sarebbero opportuni, con tutte le conseguenze del caso? Non capiamo assolutamente che cosa si aspetti ad agire prima che ad andarci di mezzo siano la salute e il servizio reso ai cittadini
fonte:http://www.grandain.com/

Con la dieta iperproteica si supera la prova costume in un mese, ma attenti

La prova costume è ormai vicina ma c’è ancora il tempo sufficiente per superarla. Infatti, secondo gli esperti della Società italiana di medicina estetica, in 15-30 giorni è possibile ridurre l’accumulo di grasso su cosce, fianchi e pancia con una dieta sbilanciata sulle proteine. Una dieta proteica protratta solo per tre settimane, e comunque sotto controllo medico, dovrebbe consentire la perdita del 10% del peso corporeo. Sconsigliate le classiche diete, quelle monopasto e in ogni caso i regimi restrittivi troppo lunghi che vengono poi abbandonati. Al massimo, trascorso un mese, il suggerimento degli specialisti è quello di reintrodurre tutti gli alimenti. Queste sono in sintesi le indicazioni che arrivano dagli esperti di medicina estetica riunitisi a congresso. In ogni caso gli specialisti richiamano l’attenzione sul fatto che l’eventuale dieta debba essere “prescritta e seguita da un medico e che non superi il mese di trattamento perché l'eccesso di proteine dà problemi epatici e renali". Il regime alimentare in questione, nominato ‘liposuzione alimentare’, è un menù a base di proteine ed è indicato per quelle persone che presentano adipe in eccesso sul punto vita e le cosce. L’indicazione nasce da uno studio eseguito presso l'ospedale Umberto I Corato di Bari che ha coinvolto 100 uomini e donne, con età tra i 29 e i 65 anni, tutti con accumulo di adipe all’addome e ai fianchi. I risultati illustrati nel corso del congresso riferiscono di una diminuzione del peso corporeo del 10% e della riduzione di massa grassa, ottenuta in tre settimane con un regime alimentare iperproteico a base di pesce o carne, accompagnati da verdure con un basso indice glicemico. Il menù suggerito è composto da alimenti come bistecche e insalata, a pranzo e cena. Vanno bene anche pesce lesso o cotto al forno con verdure come melanzane, zucchine, spinaci e peperoni. Per la colazione sono previsti alimenti come il caffè, ma senza zucchero, yogurt greco, latte di soia. In alternativa, per chi ama il salato, si può scegliere tra uova e beacon o un toast con bresaola e pane proteinato. Alimenti come la pizza e i condimenti esagerati sono banditi. “Dopo 30 giorni – raccomandano gli esperti -è bene reintrodurre tutti gli alimenti, come frutta, pane e pasta alla base della dieta mediterranea". Le diete iperproteiche Gli specialisti sottolineano l’importanza di non prolungare un regime alimentare fortemente sbilanciato sulle proteine. Infatti l’eccesso proteico può mettere a rischio la funzionalità renale ed epatica se la dieta si protrae per lungo tempo. Questo tipo di diete sono sconsigliate per chi già soffre di patologie renali o epatiche, tuttavia non bisogna sottovalutare che ogni individuo, inconsapevolmente, può avere una predisposizione a patologie a carico di questi organi. L’eccesso di proteine, quindi, può portare alla luce fattori di rischio rimasti celati e sotto controllo grazie ad un’alimentazione equilibrata. Un adulto italiano, in media, consuma 1.2 grammi giornalieri di proteine per chilo (riferito al peso corporeo), mentre l’apporto proteico consigliato da molti esperti si attesta ad un solo grammo. I regimi alimentari iperproteici, come ad esempio la dieta Dukan, arrivano a proporre fino a 2,5 grammi di proteine per chilogrammo. Se poi all’eccesso proteico si aggiunge l’eliminazione dei carboidrati, l’organismo umano può andare in chetosi (o acidosi), una condizione in cui la mancanza di zuccheri nel sangue viene compensata con un aumento di corpi chetonici (come l’acetone). Quest’ultimi passando nelle urine possono danneggiare i reni, causare disidratazione, crampi, stanchezza muscolare e aritmie cardiache. Insomma, l’importante è che la dieta ‘liposuzione alimentare’ sia concordata con un medico e che, come sostenuto dagli specialisti della Società italiana di medicina estetica, non si protragga nel tempo. Vorremmo fare un’ultima considerazione. Forse è il caso di lasciare da parte le diete per la ‘prova costume’ e prestare attenzione durante tutto l’anno alla nostra alimentazione. L’eccesso di peso corporeo non è solo un problema estetico, ma soprattutto di salute