domenica 7 agosto 2011
Pastette sanitarie, al Civico di Palermo tra concorsi e colloqui
In genere, nella pubblica amministrazione italiana, fino a prova contraria, è normale imbattersi in bandi di concorso “per titoli ed esami”. Un bando di concorso pubblico per “titoli e colloquio” è una novità, tutta siciliana, che, come dicono i giuristi, potrebbe essere destinata a “novellare” lo sbrindellato mondo della pubblica amministrazione italica. Il “colloquio” per scegliere chi assumere dovrebbe essere una prerogativa delle aziende private. Invece scopriamo che, per diventare dirigenti tecnici ed amministrativi dell’Ospedale ‘Civico’ di Palermo – Azienda ospedaliera di rilievo nazionale e di alta specializzazione – si procederà con un concorso “per titoli e colloquio”.
La storia è particolare ed emblematica. Proviamo a raccontarla per grandi linee. Cominciamo dalla premessa, che appare un po’ bizzarra: a quanto pare, il ‘Civico’ di Palermo non può fare a meno di 10-12 nuovi dirigenti amministrativi e tecnici. La cosa già è strana di per sé perché, a giudicare dalle polemiche di questi giorni, negli ospedali siciliani sembra che a mancare siano i medici e non i dirigenti amministrativi o tecnici. Lo ha sottolineato, senza tanti giri di parole, il segretario della Cgil medici della Sicilia, Renato Costa. Il quale, commentando la relazione annuale della Corte dei Conti in occasione della ‘parifica’ del bilancio, a proposito delle insufficienze della sanità isolana, ha affermato a chiare lettere che, se oggi la sanità pubblica dell’Isola perde colpi, ebbene, ciò dipende anche dalla dissennata riduzione dei medici operata negli ultimi anni dal governo regionale.
Dunque, per il ‘Civico’ di Palermo, la ‘ricetta’ non è quella di potenziare l’area medica, ma quella di assumere sembra 10-12 nuovi dirigenti tecnici e amministrativi. Come procedere? Si ipotizza di attribuire l’incarico con contratto a tempo determinato, secondo quanto previsto da una legge nazionale. Tale via può essere percorsa se l’amministrazione in questione – in questo caso l’Ospedale ‘Civico’ di Palermo – risulti sprovvista in pianta organica di tali figure.
A questo punto si pone un interrogativo: i nuovi dirigenti vanno presi dall’interno o dall’esterno dello stesso ‘Civico’? Si cerca la risposta tra leggi e circolari regionali. Risultato: vanno presi con un concorso pubblico, aperto dunque anche agli esterni. Qui comincia l’avventura destinata, come già ricordato, a “novellare” il settore dei concorsi pubblici italiani.
Su proposta del direttore dell’Area ‘Risorse umane’ del ‘Civico’, Maria Luisa Curti, con il parere favorevole del direttore sanitario della stessa struttura, Renato Li Donni e, naturalmente, con la ‘benedizione’ del commissario straordinario del ‘Civico’, Carmelo Pullara, ex direttore amministrativo della stessa Azienda ospedaliera, viene emanato il celeberrimo bando “per titoli e colloquio”. Obiettivo: il conferimento di 3 “incarichi dirigenziali a tempo determinato del ruolo professionale”. Il concorso riguarda ingegneri, architetti e avvocati, figure “indispensabili”, a quanto pare, per curare i malati dell’ospedale ‘Civico’… In attesa di un analogo bando per dirigenti amministrativi che non tarderà ad arrivare.
Formalmente, l’evidenza pubblica sembra rispettata. Anche se non mancano dubbi. A cominciare dalla durata del contratto. Nel bando si legge “per 6 mesi rinnovabili”. Peccato che il Decreto legislativo n. 165 del 2001 prevede che la durata non debba essere “inferiore a tre anni”. E poiché in Italia le leggi qualche volta si contraddicono, siamo andati a consultare il Decreto del presidente della repubblica n. 483 del 1997, dove si legge che la durata minima “non può essere inferiore a due anni”.
Insomma: comunque la si giri, tecnicamente, i sei mesi non esistono. Per non parlare dell’illogicità di tale termine temporale: se c’è veramente un problema strutturale, se al ‘Civico’, insomma, non si riescono a curare i malati senza questa nuova ‘infornata’ di dirigenti tecnici e amministrativi, perché ricorrere a un bando per soli 6 mesi?
Tra l’altro, chi ha i titoli per partecipare al concorso e, pur essendo nato a Palermo ma costretto a lavorare fuori dalla sua città e, magari, vorrebbe partecipare al già citato concorso, beh, troverà poco conveniente presentare la domanda di partecipazione per lavorare, eventualmente, solo per sei mesi. Ma presenterebbe subito la domanda se, come previsto dalla legge, il bando prevedesse un incarico triennale rinnovabile.
Il dubbio è che tutta questa manfrina messa su al ‘Civico’ di Palermo serva, alla fine, per creare un indubbio vantaggio agli interni, specie se questi già da tempo aspirano legittimamente ad acciuffare la promozione a dirigenti.
p.s.
Su questa bizzarra formula del bando per “titoli e colloquio”, indagando, abbiamo scoperto una piacevole novità. Dietro il ricorso a questa dizione non ci sarebbe una trovata degna dell’avvocato Azzeccagarbugli. Il problema, insomma, non sarebbe di ordine manzoniano, ma gozzaniano. A quanto abbiamo appreso, il dottore Pullara, la dottoressa Curti e il dottore Li Donni sarebbero tutt’e tre appassionati lettori di Guido Gozzano, del quale apprezzano, in particolare, la celebre raccolta di poesie “I colloqui”. I tre, lungi dall’ipotizzare chissà quali ‘pastette’, hanno solo cercato di rendere meno arido un atto amministrativo, arricchendolo con un tocco ‘crepuscolare’ del quale, in effetti, avvertivamo tutti la mancanza.
Ah, dimenticavamo: un commissario straordinario nominato per due mesi – come nel caso del ‘gozzaniano’ dottor Pullara – può emanare un bando di concorso di questo tipo? Ce lo chiediamo perché, avendo consultato sempre leggi e regolamenti, abbiamo scoperto che a sostenere il ricorso a tale atto amministrativo ci dovrebbe essere non soltanto la mancanza in pianta organica di tali figure, ma anche l’urgenza a provvedere in tempi strettissimi. Da qui un’ultima domanda: il ‘Civico’ di Palermo ha veramente ‘urgente’ bisogno di questi nuovi dirigenti?
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