lunedì 23 maggio 2011

Decreto legislativo per i lavori usuranti

E’ stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale (Serie generale n. 108 del 11/5/2011) il decreto legislativo che fissa i requisiti per coloro che, avendo svolto lavori usuranti, possono anticipare il pensionamento (fino a tre anni!) rispetto ai tempi che sono diventati ormai “normali”, cioè …lunghi.
In sintesi, il provvedimento (dl 21 aprile 2011, n. 67) riconosce il diritto di anticipare il pensionamento ai lavoratori che, per almeno sette degli ultimi dieci anni (e, a partire dal 2018, per almeno metà della vita lavorativa) abbiano svolto alcune attività lavorative (alla catena di montaggio, in galleria, nelle cave ad alte temperature, alla guida di autobus e pullman turistici, nella lavorazione del vetro).

Gli stessi benefici potranno essere richiesti anche da coloro che svolgono lavori notturni, ma a determinate condizioni: l’attività lavorativa deve essere organizzata in turni (almeno sei ore, che devono comprendere anche la fascia tra mezzanotte e le cinque del mattino) per almeno 64 notti l'anno (con una graduazione degli sconti su età e contributi) per quanti raggiungono i requisiti dall’1 gennaio 2009.

È considerato usurante anche il lavoro svolto in modo ordinario in periodo notturno (per almeno tre ore).

Una volta maturati i requisiti, il lavoratore dovrà presentare la domanda al proprio ente previdenziale, allegando la documentazione comprovante lo svolgimento dell’attività usurante.

Coloro che hanno maturato o raggiungono i requisiti entro il 31 dicembre di quest’anno dovranno presentare le domande entro il 30 settembre prossimo. A partire dal 2012, invece, le istanze dovranno essere inviate entro il 1° marzo dell'anno in cui vengono raggiunti i requisiti.

Sanità: infezioni in ospedale, il personale non si lava le mani

4 milioni di pazienti colpiti ogni anno in europa


I pazienti colpiti ogni anno in Europa, da episodi di infezioni contratte in ospedale, per scarsa pulizia delle mani, superano i 4milioni e gli eventi infettivi raggiungono i 4,5milioni.
Tale errato comportamento dovuto al mancato rispetto di tutte le norme igieniche da parte del personale medico e paramedico, comporta un costo di 7miliardi l’anno sulle finanze pubbliche. La permanenza nelle strutture ospedaliere per tale atteggiamento e’ pari a 16milioni di giorni in piu’. I relativi decessi, inoltre, ammonterebbero a 37mila.
I dati sono stati resi noti dall’Organizzazione Mondiale della Sanita’ (OMS) che ogni 5 maggio si occupa della Giornata Internazionale che tratta i temi dell’igiene delle mani (The save lives: clean your hands).

Gesti semplici che possono evitare ripercussioni drammatiche sulla vita dei pazienti in degenza. In merito a cio’ l’OMS traccia i 5 momenti della giornata da dedicare al lavaggio delle mani che dovrebbe durare 20-30 secondi e con l’asciugatura coprire un tempo di 40-60 secondi complessivi Nello specifico la prima dovrebbe riguardare il momento prima dell’incontro e del contatto con il paziente. La seconda precedentemente alle fasi di pulizie asettiche, la terza dopo l’esposizione ai fluidi corporei, la quarta dopo essere entrato in contatto diretto con un paziente o aver toccato oggetti o cose di sua appartenenza e nelle sue vicinanze.
Le infezioni ospedaliere piu’ comuni, tra il 1995 e il 2008, sono state quelle che hanno riguardato il tratto urinario e nei paesi in via di sviluppo la percentuale e’ pari al 5-12% fra tutti gli individui ricoverati in ospedale.


Emergenza Sanità: meno medici, infermieri e posti letto

MENO 1,5 MILIARDI DI EURO. Passando in rassegna le manovre economico-finanziarie approvate tra il 2010 e il 2011, gli economisti Stefano Cecconi e Stefano Daneri in un documento redatto per la Cgil hanno scoperto che verranno a mancare almeno 1,5 miliardi di euro. E’ il risultato che si ottiene sommando i 418 milioni risparmiati con misure sul personale, i circa 600 derivanti da una riduzione del prezzo rimborsato dal Ssn sul costo dei farmaci e i 485 stanziati nel 2010 e non ancora erogati per coprire il costo di un ticket di 10 euro sulle visite specialistiche. Ma non finisce qui. E’ stato estinto il Fondo per la non autosufficienza che ammontava lo scorso anno a 400 milioni: tutti soldi destinati all’assistenza ad anziani, quindi a persone con problemi sanitari, che peserà totalmente sulle famiglie. Taglio drastico (126 milioni) anche per il Fondo nazionale per le politiche sociali attraverso cui vengono finanziati molti servizi alle persone in difficoltà, per esempio i disabili.
PIU’ TICKET PER TUTTI. Le Regioni finiranno col battere cassa dai cittadini. Sta già avvenendo in Campania e Puglia – sottoposte ai Piani di rientro per sanare il deficit prodotto negli anni passati – che a fine 2010 hanno introdotto un ticket fisso su ogni ricetta: di 2 euro per la prima, di 1 per la seconda. In Campania, poi, è stato disposto un raddoppio del ticket per gli accessi impropri al pronto soccorso: a chi sarà assegnato il codice bianco toccherà sborsare 50 euro. Il doppio di quanto avviene nella gran parte delle altre regioni. E’ stato inoltre disposto un aumento di 10 euro sulle visite ambulatoriali.
MEDICI E INFERMIERI. Le ristrettezze della sanità producono anche una riduzione nella qualità dell’offerta. Già oggi mancano all’appello almeno 100 mila infermieri per raggiungere la media Ocse di 9 per mille abitanti. E nei prossimi anni la situazione potrebbe diventare drammatica: più del 10 per cento degli infermieri, così come dei medici, andrà in pensione. E nelle regioni con i piani di rientro (se si esclude la Basilicata, tutte le Regioni dal Lazio in giù) l’assunzione di nuovo personale è vietata o limitata per legge al 10 per cento di quello in uscita: solo un infermiere su dieci sarà sostituito.
E lo stesso accadrà per i medici: ne ha preso atto anche il ministero della Salute: da qui al 2018 spariranno 22 mila medici sui 240 mila oggi attivi, insomma quasi il 10 per cento. Ma già da oggi le carenze di personale medico incombono perché il blocco riguarda anche i precari, 33 mila professionisti nel 2009: tra gli altri 6.500 medici, 11 mila infermieri, 1.194 riabilitatori. La metà di essi, in assenza di compensazioni, uscirà in virtù di una norma della manovra approvata la scorsa estate che impone una riduzione dei costi per il personale non di ruolo del 50 per cento rispetto al 2009.
Il risultato, visto che i malati continuano ad ammalarsi, è che, come stima la Ragioneria dello Stato, negli ultimi tre anni la spesa per gli straordinari è schizzata alle stelle: 499,8 milioni solo nel 2009. Oltre all’incongruo economico, i tecnici annotano che straordinari e ferie non godute (lamentate dai sindacati) generano medici stanchi. Coi rischi che ne conseguono per la salute dei cittadini.
POSTI LETTO CANCELLATI. Tra il 2005 e il 2008 (ultimo dato disponibile) il numero di posti letto si è già ridotto di 12 mila unità passando da 4,6 per mille abitanti a 4,3. Ma il numero è destinato a ridursi ulteriormente per raggiungere l’obiettivo fissato dal Patto per la salute di 4 posti letto per mille abitanti. Un tasso (quello del 4 per mille) che corrisponde a meno della metà dell’offerta ospedaliera assicurata oggi dalla Germania (8,2) e abbondantemente più basso anche di quello francese (6,9).
Ciò che appare come un intervento di lifting sul territorio nazionale, tuttavia, rischia di essere un intervento di chirurgia demolitiva nelle regioni del Centro-Sud (in quanto sottoposte a Piani di rientro) che entro la fine del prossimo anno vedranno sparire più di 11 mila posti letto.
Ci tagliano la salute Se volete leggere tutto l’articolo inchiesta di Paolo Biondani e Daniela Minerva. Fonte L’Espresso


venerdì 13 maggio 2011

Rischio di tumore al seno ridotto per chi beve caffè

Il consumo di caffè riduce il rischio di tumore al seno. È quanto emerge dai risultati di uno studio condotto da ricercatori del Karolinska Institutet di Stoccolma su quasi 6.000 donne e pubblicato sulla rivista Breast Cancer Research.Ma se questa è la sintesi delle conclusioni, la cautela è d’obbligo. E sono gli stessi autori ad ammetterlo. L’entità globale della riduzione del rischio è infatti minima. Altri fattori come l’età della menopausa, l’esercizio fisico, il peso, lo status socioeconomico e familiarità per lo stesso tumore esercitano un peso molto più elevato. Inoltre, secondo quanto rilevato dallo studio, l’effetto protettivo del caffè si evidenzia soltanto contro il tumore al seno negativo al recettore per gli estrogeni. In tal caso, per le donne che bevono almeno 5 tazze di caffè (una quantità non proprio esigua) il rischio è ridotto del 57 per cento rispetto a quante ne bevono una tazza o non ne consumano affatto.
“Esistono spesso informazioni contraddittorie sugli effetti benefici del caffè: dal confronto con i nostri risultati, quelli dei precedenti studi mostrano lo stesso andamento ma con una correlazione molto più debole”, hanno affermato i ricercatori. “L’ipotesi - hanno aggiunto - è che le differenze dipendano dal tipo di preparazione del caffè o dalla sua tipologia”. Quanto ai composti in grado di esercitare l’effetto protettivo, finora esiste una sola certezza: “È improbabile che l’effetto protettivo sia dovuto alla presenza di fitoestrogeni presenti nel caffè dal momento che non si osserva alcuna riduzione nell’incidenza del cancro ER-positivo”, ha concluso il team.



Sangue. Censis: “Precarietà e fragilità sociale minano la cultura della donazione”

“Il crescere e il dilagare dell'incertezza nella società possono minare i fondamenti stessi della cultura della donazione di sangue”. Ad affermalo è stata Carla Collicelli, vice direttore del Censis, presentando stamani un’indagine commissionata dalla Fidas, la Federazione delle associazioni di donatori di sangue, in occasione del Congresso nazionale Fidas in corso a Parma.
Da quanto emerge dall’indagine, infatti, che a donare sono soprattutto le persone attive nel tessuto produttivo del Paese. Mentre l'attitudine alla donazione è, più tenue in quelle fasce di popolazione che si percepiscono più deboli, sotto il profilo non solo sanitario, ma soprattutto sotto quello sociale ed economico: chi in generale rimane fuori dal mondo del lavoro, non riesce a sentirsi nella posizione di poter dare.
Passando ai numeri, i donatori di sangue lavoratori rappresentano il 74,7% di tutti i donatori, mentre gli inattivi (casalinghe, pensionati, studenti) rappresentano il 21%. Il Censis osserva poi tra i donatori una minore incidenza di adulti tra i 45 ed i 65 anni, che rappresentano il 32,7% del campione ma sono il 40,7% della popolazione italiana di riferimento. I giovani sotto i 29 anni, invece, sono il 20,3% dei donatori, a fronte del 18,4% di tutta la popolazione. E benché di norma le donne possano donare sangue intero non più di 2 volte l’anno (contro le 4 degli uomini), si sottolinea l'aumento delle donatrici resta un obiettivo su cui insistere: oggi solo il 31,2% dei donatori periodici è costituito da donne, contro il 68,8% di uomini
Quanto alle ragioni che inducono alla prima donazione, al di là dell'altruismo, prevale la possibilità di tenere sotto controllo il proprio stato di salute (60,3% del campione); seguita dall’avere amici che donano regolarmente (42,8%) e dalla consuetudine familiare per il 32,8%.
“Una fotografia dello stato della donazione in Italia, – ha commentato Aldo Ozino Caligaris, presidente nazionale della Fidas -, che ci offre indicazioni importanti riguardo ai settori dove andare ad operare e sulle modalità con cui attrarre nuovi soggetti alla donazione del sangue”.


Sesso, da oggi il viagra si scioglie in bocca e sa di menta

Si scioglie in bocca in pochi secondi e fa rapidamente effetto. Discreto come una mentina, che richiama anche nel sapore, rappresenta la piu’ innovativa terapia ad oggi disponibile per la disfunzione erettile, un disturbo che colpisce oltre 3 milioni di italiani. E’ il nuovo vardenafil orodispersibile 10 mg che offre estrema liberta’: non serve l’acqua, puo’ essere assunto in qualsiasi momento e occasione, a stomaco pieno o vuoto, con una confezione comoda e discreta, che si puo’ tenere sempre con se’, senza imbarazzi