martedì 4 novembre 2014

Perdite vaginali dopo il rapporto sessuale, sempre normali?

Le perdite vaginali durante e dopo un rapporto sessuale, sono da considerare normali, fisiologiche. E’ importante però saperle distinguere da quelle che  invece potrebbero rappresentare un problema di salute nelle donne. Diverse le cause possibili, alcune tali da necessitare delle cure mediche.Vediamo insieme come distinguere i due diversi aspetti delle perdite vaginali post coitali. 
Da sottolineare prima di tutto che la vagina può produrre diversi fluidi nella fase coitale e post coitale, sintomi di un corretto funzionamento dell’apparato genitale che fisiologicamente si lubrifica. In alcuni casi però questi fluidi, possono essere sinonimi di una malattia a trasmissione sessuale o di altre problematiche ginecologiche: il colore, l’odore, la consistenza degli stessi sono gli indicatori da tenere presenti. Quando dunque possiamo ritenerli normali e quando no?

Perdite vaginali normali dopo un rapporto sessuale

I fluidi fisiologici prodotti durante un rapporto amoroso sono sostanzialmente 3:
1. Il fluido che si sviluppa con l’eccitazione sessuale: è fisiologico, naturale, serve proprio per rendere il rapporto più piacevole, per lubrificare ed ammorbidire le pareti della vagina all’atto della penetrazione. E’ acquoso, scivoloso, trasparente. L’organismo può continuare a produrlo anche immediatamente dopo il rapporto.
2. Il Muco cervicale.  Durante il ciclo mestruale, la cervice produce diversi tipi di muco al fine di assistere gli spermatozoi nel loro viaggio per raggiungere l’ovulo da fecondare. Questo muco può essere presente anche alla fine del ciclo mestruale. E’ denso e filante,più fluido e chiaro quando è prossima l’ovulazione. Anche questo è chiaramente presente, data la funzione, durante un rapporto sessuale.
3. Fluido seminale femminile (eiaculato)Anche le donne eiaculano, grazie ad una piccola ghiandola nella vagina che produce un fluido definito appunto seminale. La sua quantità dipende dalla fase d’eccitazione: è liquido, simile ad urina ma chiaro. Non è necessario per le donne avere un orgasmo per eiaculare.
La comparsa o meno di questi fluidi può variare in base ai livelli ormonali, l’età e altri fattori.


Perdite vaginali anomale dopo un rapporto sessuale: i sintomi

Una perdita vaginale sana non provoca disturbi. Se invece questi si manifestano, occorre prestare attenzione. I sintomi da non trascurare in tal senso sono:
  • alterazioni della consistenza dei fluidi
  • cambiamenti del colore
  • dolore nella zona pelvica
  • sanguinamento

Le cause
 Tra le cause di queste perdite anomale possiamo trovare fattori sessuali e non.
  • Cause sessuali

Rapporti sessuali non protetti possono trasmettere batteri, virus ed altre infezionitali da presentare, come sintomatologia delle perdite vaginali strane dopo il rapporto sessuale. Queste sono essenzialmente:
  1. Vaginosi batterica
  2. Tricomoniasi
  3. Chlamydia o gonorrea
  4. Herpes genitale

  • Le cause non sessuali

Non sempre però è il sesso il responsabile di queste anomalie. Esistono anche altre condizioni di salute, nessuna da trascurare. Tra le più comuni troviamo:
1. Reazioni allergiche – A farmaci, alimenti, biancheria, detergenti, eccetera. Queste reazioni possono attivare il sistema protettivo della vagina e sviluppare fluidi anomali atti ad espellere un qualcosa che si ritiene nemico come un batterio.
2. Cambiamento di pH della vagina – Se il pH vaginale si altera si può avere la medesima reazione, ovvero la presenza di perdite vaginali anomale. Tra le cause più frequenti troviamo: detergente intimo aggressivo, sangue mestruale, variazioni ormonali, rapporti sessuali, irrigazioni vaginali, eccetera.
3. Infezione da lievito
4. Variazioni ormonali: frequenti nella prepubertà ed in menopausa. Importante in questi casi è sempre rivolgersi ad un ginecologo per escludere altre problematiche.



Pet therapy? Arriva L'orsetto robot per bambini


Pet therapy per i bambini ma con un orsetto robot piuttosto che con animali veri. Ottenendo gli stessi risultati. Questo piccolo gioiello è stato messo a punto dal Personal Robots Group del Massachusetts Institute of Technology (Mit) di Boston.

Ci sono voluti 8 anni di duro lavoro ma finalmente “Huggable”, questo il suo nome, è attualmente in sperimentazione presso una struttura ospedaliera pediatrica della città, nel reparto di oncologia e terapia intensiva. I bambini possono utilizzare questo peluche per giocarci mentre lui non solo agisce come la tradizionale pet therapy nei loro confronti, ma contemporaneamente fornisce informazioni ai medici sull’umore dei piccoli pazienti. A livello tecnico quasi tutte le parti dell’orsetto sono state stampate in 3D ed la struttura dello stesso è dotata di una serie di sensori di pressione sulle zampe. Il suo corpo è ricoperto di sensori tattili. Ha videocamere negli occhi (i quali sono dotati di animazione, si muovono come se fosse un animale vero, N.d.R), microfoni nelle orecchie, parla, si muove ed ha incorporato un pc con collegamento wireless. Non solo: al suo interno vi è anche incluso anche uno smartphone.

li studiosi che lo hanno messo a punto, nel corso della sperimentazione stanno valutando anche le interazioni dei genitori dei piccoli malati oltre a quella dei bambini. 

Insomma, l’orsetto Huggable, per quanto tenero ed a portata di bambino, rimane uno strumento incredibile di analisiricerca e terapia. Non deve essere sottovalutato l’impatto della pet therapy su bambini ed essendo l’animale in questione un robot in grado di raccogliere dati con facilità, all’aspetto ludico si aggiunge l’opportunità di poter studiare senza disturbo le reazioni psicologiche alla malattia sia dei più piccoli che dei lorocaregiver.







Fonte:  medicinalive.com

Il ministro della Salute Lorenzin si scaglia contro le bufale del web sui vaccini

"Dobbiamo tenere alta la guardia perché ci sono campagne pseudo scientifiche o di pseudo informazioni che vengono fatte su Internet o sui social network, più penetranti dei canali di comunicazione classici, che stanno cercando di dissuadere i genitori dalle vaccinazioni. Un rischio molto grande". A lanciare l'allerta è il ministro della Salute,Beatrice Lorenzin, durante la conferenza "The state of health of Vaccination in the Eu".


L'immunizzazione è importante - Il ministro si scaglia contro le bufale che girano sul web e che espongono a pericoli per la salute la popolazione: "L'immunizzazione deve tornare al centro delle politiche sanitarie l'Italia può giocare un ruolo importante in Unione europea e nel Mediterraneo. Non ricordiamoci delle vaccinazioni solo quando c'è qualche morbo".

Le false notizie contro il vaccino - Non capita di rado sui social network che qualcuno si improvvisi portatore di verità condividendo articoli che non si basano su alcun fondamento scientifico. Alcune delle colpe attribuite ai vaccini vanno considerate, né più né meno, alla stregua di leggende metropolitane. Una delle più ricorrenti vedrebbe il vaccino alla radice dell'autismo, il primo ad affermare questa tesi fu Andrew Wakefield, un ex medico inglese che fu radiato. 

Risale a cinquant'anni fa la bufala secondo cui il vaccino causerebbe il cancro: deriva dal fatto che nel 1963 il vaccino antipolio era stato coltivato su cellule di scimmia infettate da un virus. In seguito si sostituì il terreno e mai nessun tumore fu associato al virus. 

Un'altra voce dà la colpa della leucemia al vaccino, risale al 1915, quasi cent'anni fa, quando le conoscenze relative al sistema immunitario erano molto limitate. Ovviamente anche questa è falsa. 

Un video game sull'importanza del vaccino - Proprio per avvicinare al vaccino, è stato ideato "Viro Hunter: una Battaglia per la Vita". Un software che si può scaricare sullo smartphone che unisce la funzione ludica a quella educativa. Sviluppato dalla Sanofi Pasteur Msd, èstato giudicato il miglior progetto rivolto a pazienti e cittadini nel concorso "About Pharma Digital Awards".





Infermieri fermi, ospedali in tilt

Tolgono le padelle, svuotano i pappagalli, lavano i sederi, imboccano i malati e rifanno i letti. Per gli infermieri laureati il demansionamento previsto dal Jobs Act di Renzi è già realtà.
 
Ma ieri negli ospedali romani i pannoloni sono rimasti zuppi, i pappagalli pieni, bloccati gli interventi d’elezione, 30mila su scala nazionale, e niente prelievi e radiografie, piazzette di San Camillo e Umberto I zeppe di ambulanze ferme. «Dal Policlinico sono state dirottate al San Camillo - conferma Stefano Barone delegato aziendale Nursind - il pronto soccorso è andato in tilt, alle tre del pomeriggio c’erano 110 persone in attesa», «130» alla stessa ora all’Umberto I.
 
Fa male lo sciopero del Nursind. «Senza infermieri non c’è futuro», c’era scritto sulle magliette bianche che in mille hanno indossato ieri mattina, davanti a Montecitorio, in rappresentanza dei 1.800 iscritti al sindacato di Roma e provincia, 25mila in tutt’Italia, di cui 21 mila nel servizio sanitario nazionale. Ma alla protesta contro «turni massacranti», «blocco del turn over», contratto collettivo «non rinnovato da 6 anni», stipendi «più bassi della media europea» è stata «condivisa» dai 270mila infermieri nelle corsie degli ospedali italiani. «Hanno appiccicato sulla divisa l’adesivo "Io aderisco"» confermano Andrea Bottega, segretario nazionale Nursind e Marco Lelli segretario provinciale. Idealmente in piazza la metà dei 500mila lavoratori della sanità pubblica, «spina dorsale del Ssn». A strombettare e svociarsi. «Aspettiamo il rinnovo del contratto e invece contra-rremo l’Ebola» indicano la scritta su un cartello Laura Ambrosini coordinatrice territoriale degli infermieri Asl RmB e Veronica D’Ignazi, infermiera al Pertini, dove hanno tirato su una tenda rossa anti-ebola dicono Claudio Pace delegato Nursind Asl RmB e Stefania Ghirelli, 38 anni, segretaria aziendale. Viene dal San Giovanni Valentina Tirelli, 35 anni. Dalla RmC Antonio Crescente. Tanti i precari.
 
Tommasina Giuliani, 46 anni, «da 10 anni» lavora «solo con le sostituzioni maternità» al Goretti di Latina. Dorina Caldarescu, pisana, «fa l’elastico». Emanuele Sileri, 34 anni, sposato con due figli, è «finto socio» di coop sociale «onlus per finta». «Ogni due anni fallisce e cambia nome, e nessuno può rivendicare i contributi». Chi dovrebbe controllare? «Il collegio Ipavsi presieduto dalla senatrice Pd Annalisa Silvestro». «Fateci fare il nostro mestiere perbene» grida Ivan Cavicchi, docente di Filosofia di medicina a Tor Vergata. Sul filo del rasoio gli infermieri del Cristo Re. «In attesa del passaggio alla nuova proprietà» dice Ivan Stivari, 34 anni. Lunedì protestano i medici.
 
 Il 14 novembre il sit-in di Cgil Fp, Cisl Fp e Uil Fpl per la mobilitazione pubblico privato. Intanto si profila una «denuncia» all’Autorità di garanzia. «Per le lettere di precettazione inviate fuori tempo massimo - spiega Lelli - così molti lavoratori non hanno avuto la libertà di scegliere se aderire allo sciopero».
 
di Grazia Maria Coletti del tempo.it
 
 

Tapiro d'oro a Valerio Staffelli

"Volete un lavoro sicuro per il futuro? Fate gli infermieri professionisti... Se ne cerchi uno non lo trovi..." Questo il cinguettio che Valerio Staffelli, storico inviato del noto telegiornale satirico "Striscia la notizia", ha postato sul proprio profilo Twitter in data odierna, proprio mentre a Roma era in corso la manifestazione per lo sciopero degli infermieri, tra le cui richieste figura lo sblocco del turnover e maggiori garanzie per l'occupazione.

 
L'indigniazione delle migliaia di infermieri che hanno visualizzato il post non si è fatta attendere, e lo stesso Staffelli ha in seguito spiegato il perchè di un post così controverso. Da quanto appreso sulla pagina Facebook del noto personaggio pubblico, pare che una non meglio precisata signora, fosse alla ricerca di due infermieri e di due oss per un periodo di 40 giorni e che nessun infermiere abbia risposto all'annuncio di lavoro. Sempre attenendosi ai commenti al post, qualche collega sostiene che la paga non fosse "in linea" con la profesionalità richiesta, ed ecco spiegato il motivo per cui l'offerta di lavoro è stata snobbata dai professionisti italiani.
 
 
Il caro Staffelli, dovrebbe forse informarsi meglio riguardo le condizioni in cui l'infermieristica italiana versa, tra disoccupazione, precariato, abuso di professione, demansionamento ecc... prima di sentenziare scatenando le reazioni di chi un lavoro non lo vede "neppure col binocolo".
 
Forse anche Staffelli è vittima di quel retaggio culturale che vede l'infermiere come il missionario tuttofare che si accontenta di pochi spiccioli pur di accontentare le richieste di pazienti con qualunque tipo di patologia. Non sa forse, il caro personaggio televisivo, come e quanto gli infermieri sono sfruttati in diversi contesti su tutto il territorio nazionale, nonostante siano in possesso di un titolo accademico che conferisce loro competenze che nella stragrande maggioranza dei casi restano solo "sulla carta" per qualche misterioso arcano.
Il dispensatore di tapiri, proverebbe la stessa indignazione se un medico non accettasse un lavoro a causa di una paga inadeguata? Cosa farebbe se scoprisse che tanti millantatori si spacciano per medici senza aver mai conseguito la laurea in medicina? Probabilmente scatterebbe il classico servizio di "Striscia" volto a smascherare gli abusi di professione che solo danni causano alla salute dei cittadini, ma ahimè, ci duole dover constatare come ciò non sia mai accaduto nei confronti di chi si spaccia per infermiere senza alcun titolo.
Il danno di immagine alla nostra categoria ormai è fatto, quindi sarebbe utile che il caro Staffelli facesse un "mea culpa" non solo attrraverso qualche post sui social, bensì interessandosi almeno per una volta a quei grattacapi che tutti gli infermieri italiani ormai conoscono troppo bene, come appunto il demansionamento, l'abuso di professione da parte di badanti o qualunque altra persona in grado di praticare un intramuscolo, o ancora la triste vicenda delle "infermiere volontarie", caso tutto italiano, che consente alle crocerossine in possesso di un titolo equiparabile a quello degli Osss una autorizzazione a svolgere pratiche proprie della professione infermieristica in situazioni di emergenza (come se una legge permettesse ad altre figure di svolgere la professione del medico, dell'ingegnere, dell'avvocato ecc... in "casi di emergenza") tollerando però il fatto che le stesse figure gestiscano veri e propri ambulatori infermieristici (con tanto di tariffario) in contesti che nulla hanno di emergenziale.
Va benissimo denunciare chi maltratta animali, chi approfitta del prossimo o chi dispensa truffe a destra e a manca, ma caro Staffelli, "ci faccia il piacere!" (per dirla a modo suo), venga a vedere di persona qual'è la situazione che siamo costretti a vivere quotidianamente prima di pontificare su questioni che evidentemente non conosce abbastanza.
 
 

 
 


Fonte: nurse24.it

lunedì 3 novembre 2014

Eppure mancano 60mila infermieri. Professione utile e maltrattata

Turni, stipendi, la vicinanza al dolore. Nonostante l'allarme aumentano i fabbisogni ma anche la disoccupazione 
WALTER PASSERINI
Il paradosso è stridente: in Italia mancano almeno 60mila infermieri, ma gli ospedali sono bloccati, mentre cresce la libera professione. E intanto diverse migliaia di infermieri sono a spasso, disoccupati. Quella dell’infermiere è una professione ritenuta ad elevata utilità sociale, ma maltrattata sotto diversi punti di vista: faticosa, sottopagata, per niente garantita. Crescono i pazienti, soprattutto di età avanzata, si moltiplicano i turni, e all’orizzonte compaiono le cooperative, che spesso peggiorano le condizioni di lavoro degli operatori. Bisognerebbe puntare di più su questa professione, che a questo punto ricorre allo sciopera, per sottolineare la drammaticità di una professione che si merita di meglio 
Per gli infermieri la data più importante è il 12 maggio, il giorno in cui nel lontano 1820 nacque Florence Nightingale, la fondatrice delle scienze infermieristiche moderne. L’International Council of Nurses (che rappresenta più di 13 milioni di infermieri nel mondo) ricorda questa data celebrando in tutto il mondo la Giornata internazionale dell’infermiere. Lo scorso maggio in Italia la festa è stata mesta, perché la professione sta attraversando uno dei momenti più difficili della sua storia, schiacciata tra turni massacranti, blocco del turn over, bassi stipendi. Eppure, l’allarme lanciato dalla Federazione dei collegi Ipasvi, l’organizzazione di rappresentanza, è chiaro: in Italia mancano 60mila infermieri. Sembra passato un secolo da quando nel 1971 venne approvata la legge 124, che sancisce l’estensione al personale maschile dell’esercizio della professione di infermiere professionale. Fu una vera rivoluzione. La professione era stata fino a quel momento esclusivo appannaggio delle donne: una santa per proteggerle, la matrona Fabiola, che si dedicava all’assistenza nell’antica Roma; una donna come modello, Florence Nightingale, e tante altre donne negli ospedali, nelle zone più difficili del paese, nell’assistenza all’infanzia. Il lavoro infermieristico nasce con un vizio genetico: era considerato ausiliario e vocazionale, adatto alle donne e alle religiose, per molti anni la maggioranza assoluta del corpo infermieristico. Ancora oggi le donne rappresentano il 78% di tutti gli infermieri. Eppure, come rivelano alcuni dati Ocse, in Italia ce ne sono meno rispetto agli altri paesi: 6,6 infermieri ogni mille abitanti, contro l’8,4% della media europea, i 9 della Francia e del Regno Unito, gli 11,5 della Germania, il 17,4% della Svizzera, il paese più dotato. Non solo. In Italia sono pochi anche rispetto ai medici: ci sono 1,6 infermieri per medico contro i 2,8 della media Ocse e i 4,5 del Giappone. Ciò che stride è il divario tra fabbisogni e laureati. Nell’anno accademico 2013/2014, sono attive 221 sedi di corso di laurea in infermieristica, che fanno capo a 42 facoltà di medicina, per un totale di 15.970 posti disponibili. Un vuoto da colmare. Le ragioni sono tante. “Siamo sotto la media europea ma il sistema sanitario pubblico da tempo non assume - spiegava Annalisa Silvestro, presidente Ipasvi - Crescono i malati ma c’è il blocco del turn over e dei contratti da anni. Negli ospedali il lavoro aumenta, l’età media si alza e non c’è ricambio. Le alternative sono l’espatrio e la libera professione. Dobbiamo superare il blocco e dare una possibilità di ingresso ai più giovani”. La libera professione viene definita una nuova opportunità da esplorare per il 66,6% dei 2.500 infermieri che hanno partecipato a un sondaggio Ipasvi e non è tanto una necessità legata alla difficile congiuntura economica (26,9%). Non interessa solo al 6,5%. Le priorità per il futuro sono la valorizzazione delle carriere clinico-assistenziali (30,5%), l’incremento degli organici (24,9%), il riconoscimento del ruolo manageriale (12,0%) e il maggior peso decisionale (32,6%). Ma forse la madre di tutte le critiche è la questione salariale: non si può chiedere a dei laureati di lavorare sotto organico, con turnazioni selvagge, festività comprese, a contatto con dolore e sofferenza, per 1.300 euro al mese. 

Fonte : la stampa.it





Ospedali in tilt, sciopero infermieri. Autunno caldo per la Sanità

ROMA (WSI) - Più di migliaia di infermieri in camici verdi e azzurri stanno manifestando, da stamattina, in piazza Montecitorio, mentre "fino ad ora, sono circa 30.000 gli interventi chirurgici programmati saltati, ma la giornata è lunga". 

A fornire la stima dei disagi in corso negli ospedali italiani a causa dello sciopero degli infermieri in corso oggi in tutta Italia è Andrea Botega, segretario della principale associazione sindacale di categoria, il Nursind." Lo sciopero degli infermieri che farà da apripista ad un autunno caldo nella Sanità, dove, ad alimentare il malcontento dovuto al blocco del 'turn over' e degli stipendi, si aggiungono anche le notizie dei nuovi tagli previsti per il settore.
Da Milano a Catania da Roma a Pisa, continuano a giungere "dati incoraggianti" sulle adesioni allo sciopero, anche se, spiega Andrea Bottega, segretario del sindacato degli infermieri Nursind "è ancora presto per avere una stima complessiva". 

"A Caltanissetta abbiamo avuto una partecipazione massiccia", spiega Salvatore Vaccaro dirigente nazionale Nursind, "all'ospedale Sant'Elia abbiamo avuto 300 adesioni su 500 infermieri. In altre parti della Sicilia ci dicono che sono state bloccate molte sale operatorie e rimandati molti interventi programmati". Presso l'azienda ospedaliera universitaria pisana, spiega Daniele Capuozzo segretario amministrativo nazionale Nursind, "su 52 sale operatorie ce ne sono 30 bloccate. E' bloccato il day hospital oncologico, l'emodinamica, l'ambulatorio cardiologico, i servizi psichiatrici". 

Molti poi sono gli infermieri che avrebbero voluto partecipare ma non hanno potuto farlo, secondo il segretario Nursind dell'ospedale Spallanzani di Roma, Adriano De Iuliis. "Molti colleghi, madri e padri di famiglia, non possono rinunciare ad un giorno di lavoro e a 50 euro in busta paga. Questo fa capire quanto sia critica la situazione dal punto di vista degli stipendi".

"Il personale presente e' tenuto a svolgere le attività pertinenti al proprio profilo e le sole prestazioni indispensabili relative all'assistenza sanitaria d'urgenza", ricorda Bottega, sottolineando che "le aziende hanno provveduto in ritardo ad organizzare il contingentamento minimo del personale". 

Al centro della protesta la mancanza di attenzione nei confronti di una categoria "sempre in prima linea nell'accogliere e assistere i malati acuti, cronici e fragili", ma che da anni ormai viene sottoposta ad una "mole di lavoro ingestibile e a salari inadeguati, a danno della qualità dell'assistenza offerta", spiega il segretario del Nursind. La piattaforma che rivendica lo sciopero vede infatti al primo punto la fine del blocco del 'turn over', che "non permettendo il ricambio generazionale per sostituire chi va in pensione, di fatto si traduce in orari e turni massacranti". 

Gli infermieri sono infatti sempre meno, mentre "sempre più sono quelli disoccupati, specie tra i giovani, circa 25.000". A fronte del superlavoro, il blocco contrattuale in corso da 5 anni, non permette l'adeguamento dello stipendio al costo della vita. 

A questo si unisce il malcontento per una Legge di Stabilità che prevede un taglio agli sprechi, ma "rischia di penalizzare i sistemi di garanzia dei Livelli essenziali di assistenza". Volantinaggio e presidi fuori dagli ospedali per spiegare ai cittadini il malcontento della categoria e il rischio che corre il Sistema Sanitario Nazionale, saranno accompagnate da un sit-in davanti a Montecitorio. 

A scendere in piazza saranno anche i medici che parteciperanno, sabato 8 novembre, alla manifestazione nazionale dei lavoratori pubblici di Cgil, Cisl e Uil. 

Dare "una risposta vera ai 10mila medici precari", "rinnovo del contratto" e "un'appropriata normativa sulla responsabilità professionale" per evitare che in tempi di 'spending review' si sprechino 10 miliardi per la medicina difensiva sono le principali richieste della categoria al Governo, come chiarisce la Cgil Funzione Pubblica in una nota. 

Ma a fare da collante al malcontento, anche in questo caso, è una Legge di stabilità in cui "nulla è previsto per i medici e gli operatori precari della sanità, nonostante garantiscano quotidianamente le prestazioni essenziali ai cittadini, a partire dalle urgenze". Serve, concludono, una vera "riorganizzazione del Servizio sanitario nazionale, per evitare ulteriori insostenibili tagli". (ANSA)