domenica 25 dicembre 2011

Protesi seno; decine di migliaia le telefonate ai chirurghi in Italia

ROMA - Sono ''decine di migliaia'' le telefonate giunte ai chirurghi in tutta Italia, negli ultimi due giorni, da parte di donne che hanno un impianto di protesi
mammaria, dopo l'allarme per la pericolosita' delle protesi francesi 'Pip'. Lo afferma Giulio Basoccu, primario di Chirurgia plastica all'Istituto neurotraumatologico italiano (Ini) e membro della Societa' italiana di chirurgia plastica ed estetica (Aicpe).
''Dai contatti registrati in questi giorni dai chirurghi dell'Aicpe su tutto il territorio nazionale - ha sottolineato Basoccu - possiamo dire che una prima stima indica in decine di migliaia le donne che hanno telefonato o contattato i chirurghi presso i quali hanno effettuato un impianto di protesi''. Le donne, afferma l'esperto, ''sono preoccupate e chiedono informazioni sul da farsi; molte non conoscono che tipo di protesie' stata loro impiantata''. Ad ogni modo, Basoccu ribadisce l'invito ad evitare gli allarmismi: ''Non c'e' - rileva - alcuna prova scientifica del nesso tra
protesiPip e insorgenza del cancro al seno''.

Mentre la Gran Bretagna ha sfidato la raccomandazione formale della Francia alle donne di oltre Manica di farsi rimuovere per eccesso di cautela le protesi difettose al silicone che potrebbero provocare il cancro. ''Rispettiamo la decisione francese ma le donne con gli impianti Pip non si devono preoccupare. Non ci sono prove di un legame con il cancro o di un maggio rischio di rottura'', ha detto Sally Davies, il British Chief Medical Officer, l'equivalente nel Regno Unito del Direttore della Sanita'. La Poly Implant Prothèse (PIP), una defunta societa' francese, aveva usato silicone usato per materassi al posto di quello autorizzato dalle autorita' sanitarie per le protesi al seno. Circa 30 mila donne in Francia e oltre 40 mila in Gran Bretagna se le sono fatte impiantare: costavano solo 150 euro, molto meno di quelle 'normali'. La Davies ha messo in guardia con i rischi intrinseci all'intervento di rimozione: ''La protesi potrebbe rompersi durante l'operazione che comunque pone di per se stessa pericoli. Non raccomandiamo che venga fatta di routine''
 
 

Feste: le 10 regole per non ingrassare!!!!

ROMA, 24 Dicembre – Manca davvero poco al Natale e oltre ai regali e all’atmosfera serena e rigenerante c’è anche tanta voglia di mangiare! Inutile nasconderlo, chi non ha mai detto: “Dopo le feste dieta ferrea!”.
Dolci e prelibatezze servite sui tavoli degli italiani da Natale all’Epifania, che nessuno vuole fare a meno. L’ Inran, l’istituto nazionale di ricerca per gli alimenti e la nutrizione, entra in campo e ci dà qualche dritta per non ritrovarci con esagerati chili di troppo, poi difficili da smaltire. Dieci
1. Rispettare la cadenza dei pasti: vale la regola della colazione, pranzo e cena nelle feste. Evitare i fuori pasto;
2. Mangiare tutto in piccole quantità: va bene assaggiare un po’ di tutto ma sono banditi i bis;
3. Frutta o verdura prima dei “cibi-bomba”: le fibre e l’acqua che contengono, saziano prima e con poche calorie;
4. Piatti piccoli e decorati: usare piatti dal diametro piccolo e aggiungere decorazioni, per ridurre lo spazio destinato al cibo. Un inganno visivo che porta a ridurre le quantità di alimenti;
5. No a besciamella e condimenti pesanti: anche rispettando la tradizione si può prediligere il pesce e le verdure;
6. Risparmiare sulle calorie in più: evitare il pane come accompagnamento o le creme per guarnire i panettoni;
7. Distribuire gli alimenti nella giornata: non arricchire un pasto con un dolce se si farà una merenda con un altro dolce;
8. Day after, banditi gli avanzi: il giorno dopo un pranzo o una cena abbondanti, non smaltire gli avanzi, tenersi leggeri con frutta, verdura e pochi grassi;
9. Compensare con attività fisica: a fronte delle maggiori calorie assunte, compensare con l’attività fisica, considerando che occorrono 90 minuti di camminata o mezz’ora di bicicletta per bruciare le calorie di una fetta di panettone;
10. Pronto il piano B dopo-feste: a gennaio fare un piano di buoni propositi scegliendo un’attività fisica ad alto dispendio di energia, dal nuoto al ballo.


Emanuele Verdone
DAL NETWORK

Le 10 scoperte dell'anno secondo Science

In cima alla classifica la prevenzione dell'Aids

La terapia anti-Aids che, se iniziata precocemente, diventa una forma di prevenzione, e la polvere di asteroide riportata a Terra dalla sonda giapponese Hayabusa: sono queste, secondo la rivista Science, le ricerche piu' importanti del 2011.

Lo studio sulla prevenzione dell'Aids risulta il piu' importante nella top ten scientifica proposta dalla rivista. Per Science, gli studi clinici realizzati da un gruppo di ricerca internazionale, coordinato dall'universita' statunitense del North Carolina, hanno permesso di compiere un passo in avanti senza precedenti nella lotta contro il virus Hiv. Hanno infatti dimostrato che cominciare precocemente la terapia a base di farmaci antiretrovirali aiuta a prevenire la diffusione del virus nel 96% dei casi. Il risultato chiude definitivamente il lungo dibattito sui benefici di iniziare precocemente la terapia ed ha finalmente chiarito che questo approccio ha il doppio beneficio di combattere il virus e di limitarne sensibilmente la trasmissione.

Ecco gli altri risultati scientifici nella top ten di Science:
- LA MISSIONE SPAZIALE GIAPPONESE HAYABUSA: la sonda ha raccolto e riportato a Terra un campione di polvere di un vero e proprio fossile del Sistema Solare come un asteroide. L'analisi dei grani ha confermato che gran parte delle meteoriti ritrovate sulla Terra provengono da un unico asteroide ridotto in frammenti.
- LE ORIGINI DELL'UOMO: lo studio genetico comparativo su ominidi e uomo moderno sta aiutando a svelare le nostre origini.
- IL MOTORE DELLA FOTOSINTESI: la struttura delle molecole implicate nella fotosintesi, ricostruita in Giappone, potrebbe aprire la strada a nuove forme di energia pulita.
- IDROGENO PRIMORDIALE: le sue tracce ai confini dell'universo sono state scoperte dal telescopio Keck nelle Hawaii.
- LA MAPPA DEI BATTERI: numerose ricerche stanno contribuendo a tracciare il ''microbioma'', ossia la mappa genetica dei numerosi batteri che popolano e aiutano il nostro apparato digerente e che potrebbe avere un ruolo chiave per capire i disturbi legati alla nutrizione.
- VACCINO ANTIMALARIA: sono incoraggianti i risultati preliminari dei test clinici per arrivare alla realizzazione di un vaccino contro la malaria, finora condotti su oltre 15.000 bambini di sette Paesi africani.
- STRANI SISTEMI SOLARI: il telescopio spaziale Kepler della Nasa ha scoperto i primi sistemi planetari e alcuni pianeti simili alla Terra.
- MINERALI TUTTOFARE: sono sempre piu' numerose le possibili applicazioni degli zeoliti, minerali porosi utilizzabili per purificare l'acqua o trasformare il petrolio in benzina.
- FERMARE L'INVECCHIAMENTO: alcuni studi sui gatti stanno dimostrando che eliminare dall'organismo le cellule 'vecchie' puo' arrestare i processi di invecchiamento



lunedì 28 novembre 2011

Sette anziani tra le vittime dell'infermiere killer

Secondo il gip di Tvoli Angelo Scazzi, in carcere per l'omicidio di una collega, avrebbe ucciso alcuni ospiti di una casa di cura con massicce dosi di insulina

"Grave ipoglicemia determinata dalla somministrazione di farmaci". È questo il filo conduttore che ha guidato gli investigatori dell'Unità delitti insoluti della Squadra Mobile di Roma, diretti da Vittorio Rizzi, a chiudere il cerchio investigativo intorno ad Angelo Stazzi. Per lui il gip del Tribunale di Tivoli, Alfredo Bonagura, ha emesso una ordinanza di custodia cautelare in carcere ritenendolo responsabile della morte di almeno sette anziani ricoverati in una casa di cura all'epoca dei fatti.

INSULINA INVISIBILE ALL'AUTOPSIA Puntava al delitto perfetto Angelo Stazzi, "l'angelo della morte". A quanto accertato dagli investigatori della sezione cold case della Squadra mobile, il 66enne iniettava dosi enormi di insulina a pazienti non diabetici che erano per loro fatali. L'infermiere sapeva che il tasso di glicemia nel sangue non era riscontrabile dopo la morte e quindi non poteva essere accertato neanche con l'autopsia. Ad insospettire gli investigatori, che nel 2009 indagavano sulla scomparsa dell'infermiera del Gemelli Maria Teresa Dell'Unto, sette morti per ipoglicemia in 10 mesi all'interno della clinica dove Stazzi lavorava all'epoca. A incastrarlo, però, il ricovero in ospedale di una delle sue vittime, ricoverata in ospedale dopo essere sopravvissuta a una dose di insulina. Dagli esami è emerso che le aveva somministrato una dose di insulina 50 volte superiore al limite riscontrabile. A quanto accertato, inoltre, l'uomo dava agli anziani, tutti tra i 70 e i 90 anni, psicofarmaci per farli cadere in uno stato di torpore.

IL KIT IN CASA Per gli investigatori non c'è un movente che abbia spinto Stazzi a uccidere, ma si tratta di un killer seriale. L'uomo aveva un rapporto morboso con le vittime, al punto da telefonare più volte in ospedale, se erano ricoverati, presentandosi come medico del Gemelli e chiedendo notizie sulle condizioni. L'infermiere era così ossessionato da esporre in una vetrina della sua abitazione di Montelibretti un kit insulina. L'uomo, quando si era accorto nel 2009, che la dirigenza della struttura si stava iniziando a insospettire si é licenziato dicendo che doveva badare ai nipotini. Il 66enne, invece, si era rivolto a un'altra casa di cura "Villa Gregna" dove però ha destato subito sospetti. Lì, infatti, è stato scoperto per aver subito effettuato ordini di insulina alla farmacia della struttura e bloccato da un'infermiera mentre stava per somministrare una dose fatale di insulina a una paziente.

UCCISO ANCHE UN CAGNOLINO Nella sua "furia omicida" ha ucciso anche il cagnolino di una delle pazienti di Villa Alex con una siringa piccola di insulina. A raccontarlo lo stesso Stazzi in una telefonata alla sua compagna. "Gli ho fatto una siringa piccola perché la grande uccide una persona", le avrebbe raccontato dicendo che l'animale "dava fastidio". In un'altra conversazione si vantava di essere "un medico mancato" e ordinava alla donna, che lavorava come badande, di cambiare farmaci e somministrare all'anziana psicofarmaci




Fonte:iltempo.it

venerdì 25 novembre 2011

NON è UN'INFERMIERA!!!


INFERMIERI INLINEA è concorde con la Federazione Ipasvi che denuncia l'ennesimo caso di cattiva informazione ai danni della professione infermieristica. L'assenteista del Sant'Orsola Malpighi è un'ausiliaria!
L’assenteista indagata per truffa aggravata ai danni di enti pubblici e falso ideologico è un’ausiliaria dell'Azienda Ospedaliero-Universitaria Sant'Orsola Malpighi di Bologna. Ha guadagnato gli onori della cronaca perché ha lavorato solo sei giorni negli ultimi nove anni.
E’ stata a casa per lunghi periodi in malattia e in maternità, solo che, a quanto risulta, la donna non ha mai avuto quei figli, anche se ha esibito le relative certificazioni (che sembra siano false).
Il problema, di deprecabile malasanità, purtroppo ha coinvolto di riflesso la professione infermieristica perché alcune testate e alcuni servizi televisivi (in realtà una minoranza) hanno qualificato l’operatrice come “Infermiera” o come “Infermiera ausiliaria”, dimostrando una grave ignoranza del mondo sanitario e delle figure che vi operano.
Una tale confusione non solo fornisce un’informazione scorretta ai lettori, ma danneggia anche fortemente l’immagine degli infermieri italiani, che svolgono con abnegazione e serietà il proprio lavoro.
Un lavoro che oggi richiede un impegno particolarmente gravoso,  date le condizioni critiche in cui versa il nostro sistema sanitario.
La Federazione, in accordo con il Collegio di Bologna, sta valutando le azioni da intraprendere a tutela della professione.



sabato 19 novembre 2011

I super batteri minacciano l’Europa

BRUXELLES - Ci si preoccupa tanto dei virus esotici che si affacciano di tanto in tanto all’orizzonte e di quelli influenzali che potrebbero dare origine a pandemie ben più gravi di quella da H1N1, ma in Europa ci sono già infezioni che fanno 25.000 morti l’anno e contro cui perfino la medicina moderna, con tutta la sua tecnologia e il suo armamentario farmacologico, si scopre impotente: sono le malattie da microrganismi resistenti agli antibiotici, una minaccia che non riguarda più solo i malati ricoverati in ospedale.

I DATI- I dati presentati ieri a Bruxelles, in occasione della Giornata di sensibilizzazione al corretto uso degli antibiotici, da Marc Sprenger, direttore del Centro europeo di controllo delle malattie (ECDC), sono inquietanti. L’allarme riguarda vari microrganismi ma soprattutto l’aumento in Italia di ceppi di Klebsiella pneumoniae resistenti agli antibiotici. Di per sé il batterio è una causa comune di infezioni respiratorie e delle vie urinarie, ma diventa molto minaccioso quando non risponde ai medicinali. «In Italia sta crescendo in maniera sensibile la percentuale di infezioni da Klebsiella pneumoniae che non si riescono a guarire neppure con i farmaci del gruppo del carbapenem, medicinali da somministrare in vena, in ambiente ospedaliero, che rappresentano un po’ l’ultima spiaggia in questi casi» ha spiegato l’esperto. Fino al 2009 il problema sembrava confinato alla Grecia, dove più della metà delle klebsielle isolate in laboratorio avevano queste caratteristiche; in Italia c’erano solo segnalazioni poco più che sporadiche, inferiori al 5% del totale. Ma in pochi mesi queste resistenze si sono diffuse a macchia d’olio, tanto che, nel 2010, i malati che non reagivano neppure a questa cura così aggressiva erano tra il 10 e il 25%. Il germe può essere trasmesso da un malato all’altro dal personale sanitario, quando questo non rispetta le indispensabili norme igieniche, ma può essere presente, senza dare disturbi, anche al di fuori dell’ospedale.
LE STORIE- È il caso di una signora norvegese, di cui è stata raccontata la storia all’incontro organizzato dalla Commissione europea per presentare il nuovo piano d’azione contro la minaccia rappresentata da queste infezioni. Lill-Karin ebbe un incidente automobilistico durante un viaggio in India, dove fu operata e probabilmente contrasse il pericoloso microrganismo attraverso un catetere contaminato. Al rientro in Norvegia venne controllata, come tutti i pazienti provenienti dall’estero: un sistema che permette ai paesi scandinavi di tenere sotto controllo la situazione. Lo screening permise così di riconoscere prontamente la presenza del germe resistente agli antibiotici, che la donna ospitava senza manifestare i segni dell’infezione, ma che da lei avrebbe potuto trasmettersi ai familiari: la paziente fu subito isolata e sottoposta a una cura che può essere tossica ma che in questo caso fortunato riuscì a estirpare il germe. «Siamo abituati a pensare alle infezioni resistenti agli antibiotici come a casi estremi che possono contrarre solo persone anziane o compromesse dal punto di vista della salute, magari ricoverate in rianimazione» commenta l’esperto di fama internazionale. «Invece anche una giovane donna che va incontro a un parto cesareo può essere esposta a questi rischi, se il personale sanitario non è sufficientemente scrupoloso».
NON SOLO IN OSPEDALE- Come travalicano i confini degli Stati, questi microrganismi non hanno tuttavia difficoltà anche a superare le mura degli ospedali: più cresce la loro diffusione, più aumenta la probabilità che malati, parenti e personale li portino a casa con sé e che il contagio avvenga anche al di fuori di un ambiente sanitario. Come è successo a Paolo, un professore universitario cinquantenne senza particolari problemi di salute, che durante una vacanza all’isola di Ponza sviluppò un’infezione delle vie urinarie, curata, senza ulteriori indagini, con l’antibiotico più usato in questi casi, la ciprofloxacina. L’esame delle urine, eseguito davanti all’evidente inefficacia della cura, svelò però un’infezione da Escherichia coli resistente ai più comuni antibiotici (un diverso ceppo dello stesso batterio che questa estate, contaminando i cibi, ha provocato una cinquantina di vittime, per lo più in Germania). Ci sono voluti due mesi e tre diverse cure antibiotiche per riuscire a curarlo, e nessuno sa come abbia contratto l’infezione, non essendo stato mai ricoverato nel periodo precedente.
LE CAUSE- Ma perché proprio nei Paesi mediterranei, Grecia e Italia in testa, queste infezioni sono così comuni? «La prima spiegazione è da ricercare nel ricorso eccessivo e inappropriato agli antibiotici» risponde Sprenger. «I Paesi dove il problema delle resistenze è più diffuso sono anche quelli in cui questi farmaci si consumano di più, probabilmente a causa di ragioni culturali: l’errata convinzione che questi medicinali servano comunque a curare meglio e prima condizioni come raffreddori e influenza che invece, essendo provocati da virus, non sono suscettibili agli antibiotici». Usarli quando non serve, a dosaggi inadeguati o per periodi di tempo diversi da quelli prescritti dal medico serve solo a selezionare, tra tutti i batteri che ospitiamo nel nostro organismo, quei pochi elementi casualmente mutati per essere resistenti, che così proliferano indisturbati senza dover competere con gli altri, distrutti dai medicinali. Parte della responsabilità tuttavia va anche ai medici che li prescrivono con troppa leggerezza, ai farmacisti che li vendono senza ricetta, ai veterinari e agli agricoltori che li usano in maniera impropria per tenere in salute gli animali o favorirne la crescita, pratica questa proibita in Europa dal 2006. Un ruolo non indifferente, per quanto riguarda le infezioni ospedaliere, possono avere poi le condizioni igieniche scadenti che ancora si trovano in alcune strutture, la superficialità con cui medici e infermieri si attengono alle raccomandazioni igieniche o la scarsità di personale che impone di tagliare anche sul tempo da dedicare a lavarsi ripetutamente le mani. Ma la resistenza può dipendere anche dalla presenza di geni capaci di distruggere o inattivare il farmaco stesso e che hanno la caratteristica di trasmettersi direttamente da un batterio all’altro. La presenza di pochi elementi resistenti è sufficiente quindi ad armare gli altri germi, prima innocui, contro gli antibiotici : è il caso del gene chiamato NDM-1 (“metallo beta lattamasi Nuova Delhi”, dalla città in cui per la prima volta è stato isolato). E siccome i germi non hanno bisogno di passaporto per passare i confini, bisogna trovare un altro modo per individuarli e neutralizzarli.
I CONTROLLI- «L’esperienza della signora norvegese insegna quanto sia importante controllare sempre tutti i pazienti provenienti dall’estero» raccomanda il direttore dell’ECDC. Il pericolo infatti viene da qualunque Paese: non solo dall’India e dal Pakistan, dove queste resistenze sono comuni, ma anche dai paesi più avanzati, come nel caso del polacco rientrato in patria e trovato infetto dopo un ricovero in un grande ospedale di New York. Un aspetto di cui si dovrà tenere anche a mano a mano che si realizzerà l’auspicata libera circolazione dei malati tra i diversi paesi dell’Unione europea. La già attiva collaborazione tra i diversi paesi europei e con gli Stati uniti dovrà quindi estendersi sempre di più. E’ questo uno dei 5 punti fondamentali individuati dalla Commissione europea per fare fronte a questa minaccia, ed è significativo che l’iniziativa sia stata sottoscritta all’unanimità anche da quei Paesi per i quali il pericolo è meno grave che in Italia o in Grecia. Le altre linee di intervento sono ovviamente la promozione, attraverso tutti i mezzi possibili, di un uso appropriato di questi farmaci, e lo sviluppo di nuovi medicinali e strumenti per una diagnosi precoce e rapida, a portata di tutti i laboratori. Senza dimenticare quelle semplici misure igieniche, come lo scrupolo nel lavarsi le mani, soprattutto da parte del personale sanitario, che si sa essere il miglior presidio contro questa minaccia.
I SUCCESSI- «Tra tante brutte notizie infatti» ha concluso il direttore degli ECDC, «ce n’è almeno una incoraggiante: nel 2010, 7 paesi europei hanno registrato un calo nei tassi della più importante causa di infezioni resistenti agli antibiotici che si possono contrarre in ambiente ospedaliero o comunque nel corso di trattamenti sanitari, quella da stafilococco resistente alla meticillina, il cosiddetto MRSA (Meticillin Resistent Staphylococcus aureus)». Tra questi “magnifici sette” c’è la Grecia, ma non l’Italia, dove invece la tendenza è ancora in crescita e dove più di un’infezione grave da stafilococco su 4 è provocata da questi germi resistenti. C’è da sperare che l’iniziativa della Commissione europea, il cui programma andrà attuato nei prossimi 5 anni, possa arginare la diffusione di questi superbatteri, che già oggi, oltre al loro carico in termini di vite umane, costano ogni anno più di un miliardo e mezzo di euro.
Roberta Villa

corriere.it





giovedì 17 novembre 2011

Nuovo metodo per 'parlare' con i pazienti in coma

Nuovo metodo per 'parlare' con i pazienti in coma 'Parlare' con chi è in uno stato vegetativo permanente potrebbe diventare possibile (ed economico). Gli scienziati dell'Addenbrooke's Hospital di Cambridge e dello University Hospital of Liege, Belgio, hanno infatti scoperto che le persone in coma potrebbero essere capaci di capire cosa gli si sta dicendo e seguire le indicazioni per pensare ad alcune cose.

Negli esperimenti degli studiosi sono stati coinvolti 16 pazienti ospedalieri a cui è stato chiesto di immaginare movimenti della mano destra e delle dita. Ad altri 12, stavolta in salute, è stato chiesto di ripetere i medesimi movimenti.
Le onde cerebrali sono state registrate mediante elettroencefalogramma (Eeg), con elettrodi applicati sulla testa che captano l'elettricità dei neuroni che si attivano, e quindi l'attività cerebrale.
A quanto si legge su The Lancet, tre dei 16 malati hanno immaginato in modo "ripetuto e affidabile" i movimenti, sebbene fossero, dal punto di vista comportamentale, del tutto insensibili.
"I nostri risultati dimostrano che l'Eeg è in grado di identificare la coscienza 'nascosta' nei pazienti in stato vegetativo permanente con un grado di precisione molto elevato. Si tratta di una tecnica molto economica e pratica, che potrebbe un giorno essere impiegata per stabilire una routine di comunicazione a 'due vie' con il paziente", ha spiegato Adrian Owen, che ha curato lo studio


Fonte: proterin.net

Ammalarsi d’ansia al Pronto soccorso

Che il lavoro del Pronto soccorso sia oltremodo faticoso e stressante non ci vuole grande acume per intuirlo. E il termine burn-out è ormai entrato nel lessico familiare a coloro che al Ps svolgono la loro attività.
Tuttavia, per fornire elementi concreti di analisi del fenomeno, l’Emergency medicine and care academy ha promosso un’indagine che, attraverso due questionari on line, ha cercato di esplorare le possibili forme di disagio e malessere psicologico derivante dall'attività professionale di medici e infermieri dei Pronto soccorso italiani. I risultati (hanno risposto ai rispettivi questionari 122 infermieri e 293 medici) sono stati presentati a Roma, al Policlinico Gemelli, a margine del Congresso nazionale sulla Buona pratica clinica e ricerca scientifica nell'urgenza-emergenza, che si è tenuto la scorsa settimana al Consiglio nazionale delle ricerche.
Ebbene, dall’indagine è risultato tra l’altro che, in una giornata particolarmente impegnativa, una forte fatica mentale si impadronisce di più della metà degli infermieri (il 54,7%) e dei medici (il 58,7%). Nella quasi totalità degli infermieri (il 96%), inoltre, la fatica del lavoro in Pronto soccorso si manifesta entro le prime quattro ore di servizio.
La postazione di lavoro più stressante, per il 60,9% degli infermieri, è il triage perché quando devono assegnare i codici di priorità diventano facile bersaglio di disappunto e alle volte di collera di pazienti e parenti.
Dalla ricerca è emerso anche che quasi l'8% di infermieri e medici ha dovuto fare ricorso più volte all'uso di psicofarmaci per far fronte a situazioni di disagio o malessere psicologico provocati dal lavoro in Ps. Inoltre, il 9,6% degli infermieri (e il 12,7% dei medici) ammette di andare incontro frequentemente a stati depressivi durante il lavoro. Piuttosto frequenti sono anche i disturbi dell'apparato muscoloscheletrico, gastrointestinale e, ancora di più, i disturbi del sonno; occasionalmente si presentano anche disturbi dell'apparato cardiocircolatorio e del comportamento alimentare.
Il turno più pernicioso per gli operatori è la notte, anche perché è allora che le risorse a disposizione sono ridotte e ci si sente quindi più soli. Una condizione, questa, che può determinare, soprattutto nei più giovani, un’ansia ancora maggiore, con un aumentato rischio di commettere errori.


Fonte : IPASVI.IT

Elicottero del 118 precipita nel Catanese

E' di un morto e quattro feriti, per ora, il bilancio dell'incidente avvenuto in territorio di Raddusa, nel Catanese, dove un elicottero del 118, partito da Caltanissetta e diretto a Messina , è precipitato intorno alle ore 10.
A bordo, due piloti, una paziente, un'anestetista e un infermiere, Antonio Giuffrida (52 anni), che avrebbe una frattura al femore e contusioni varie.
A perdere la vita, secondo i primi dati forniti, sarebbe stato il secondo pilota del velivolo. Il comandante è illeso, ma in evidente stato di choc.
Secondo il il procuratore di Caltagirone, Francesco Paolo Giordano, l'elicottero è caduto dopo un impatto del rotore posteriore con un albero di una vegetazione spontanea. L'elicottero si è quindi schiantato contro una collinetta.
Lo ha affermato dopo un sopralluogo nella zona del disastro aereo, escludendo in maniera certa uno scontro con le pale di un vicino centro eolico.
La paziente trasportata doveva essere trasferita da Caltanissetta a Messina per un'emorragia celebrare come esito di un ictus

INFERMIERI INLINEA si unisce alla Federazione nazionale Collegi Ipasvi ed esprime vicinanza e solidarietà ai feriti e cordoglio ai familiari della vittima.



Renato Balduzzi nuovo ministro della Salute..SPERIAMO BENE....

Stamane il neo presidente del Consiglio, Mario Monti, ha comunicato la lista dei componenti del governo nazionale che si appresta a presiedere dopo le dimissioni di Silvio Berlusconi.
La scelta del nuovo ministro della Salute è ricaduta su Renato Balduzzi (nato a Voghera nel 1955), illustre giurista esperto di Sanità, che fino ad oggi presiedeva l'Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali (Agenas). E' inoltre ordinario di diritto costituzionale all'università Cattolica di Milano.
Nel recente passato, è stato consigliere giuridico dei ministri della Difesa (1989-1992), della Sanità (1996-2000) e delle Politiche per la famiglia (2006-2008). In particolare, è stato capo ufficio legislativo ai tempi della "riforma ter" della Sanità datata 1999, con Rosy Bindi ministro.
Il giuramento è previsto alle ore 17 di oggi, nel Salone delle Feste del Quirinale, alla presenza del presidente della Repubblica.
Balduzzi succede a Ferruccio Fazio, medico e titolare del dicastero della Salute dal 15 dicembre 2009. Prima di diventare ministro, nell'aprile del 2008 Fazio era stato nominato sottosegretario alla Salute all'interno del ministero del Welfare e successivamente viceministro.
"Si tratta di un incarico che accetto con grande senso di responsabilità". Questa la prima dichiarazione ufficiale del neoministro Balduzzi all'agenzia di stampa Adnkrnonos Salute


"Si devono reclutare più operatori invece di continuare a mortificarli"

La prima cosa che balza agli occhi è l’incoerenza tra l’incipit “PA volano della crescita” e la definizione degli interventi che si dovranno assumere o, come nel caso del turn over, mantenere. Traspare la reale concezione di fondo: la pubblica amministrazione è, in realtà, abitata da un numero significativo di “fannulloni” a cui bisogna far capire com’è il “vero” mondo del lavoro attraverso strumenti che facciano comprendere che l’epoca dei privilegi è finita. Immediato il pensiero alle condizioni di lavoro degli infermieri.

Pochi visto che in Italia il rapporto per 1.000 abitanti è di 7.7 contro la media europea di 9.8 oltretutto grazie all’apporto di oltre 30mila infermieri stranieri. Il privilegio di dover mantenere e garantire lo stesso standard quantitativo, di sicurezza e di qualità pur vedendo restringersi il numero dei componenti l’equipe assistenziale. Oppure di doversi anche assumere onere e responsabilità – pur continuando a garantire l’assistenza – di ridefinire percorsi e tipologia di prestazioni sanitario assistenziali visto l’inserimento nel gruppo di operatori socio sanitari che sono si qualificati ma non certamente infermieri.

L’infermiere, infatti è stato “temporaneamente” spostato per tappare le falle aperte in altre unità operative perché con le sostituzioni, se non è già in atto il blocco del turno over, bisogna essere molto parchi.

Si potrebbe anche dire che, sempre per quanto riguarda la categoria degli infermieri, le dichiarazioni di spirito fortemente interventistico contenute nella lettera all’Ue, lasciano il tempo che trovano. La messa a disposizione può essere considerata uno slogan, il blocco del turn over c’è già con le conseguenze pesanti che soprattutto i pazienti hanno potuto percepire.

La mobilità obbligatoria farà i conti con la potestà delle Regioni sull’organizzazione sanitaria e con la rabbia dei cittadini che vedono impoverirsi nella quotidianità del ricovero o della fruizione dell’offerta sanitaria, la loro aspettativa a un’assistenza dignitosa, solidaristica e a governo pubblico; non è spalmando le “miserie” che si risolve il problema delle falle e dei buchi.

Non metto nemmeno in conto di riflettere sul superamento delle dotazioni organiche: è già ampiamente attuato.
In tutto questo emerge una notevole povertà progettuale in relazione alle grandi sfide che abbiamo di fronte tra cui: il progressivo invecchiamento della popolazione con aumento della quota di grandi anziani soli; il mutamento della famiglia caratterizzata sempre più dall’indisponibilità di farsi carico di eventuali famigliari con disabilità o necessità assistenziali; l’aumento della domanda assistenziale per incremento delle malattie cronico-degenerative; lo sviluppo e impiego di tecnologie e di approcci diagnostici e strategie curative meno invasive ma che richiedono alta tecnologia e personale sempre più qualificato.

In tal senso bisognerebbe “reclutare” e non “mortificare” i professionisti sanitari tutti e particolarmente gli infermieri stante, tra l’altro, il fenomeno di shortage che riguarda il personale medico con adeguamento del rapporto medico paziente ai valori europei e conseguente necessità di muoversi celermente verso un “upgrading” della professione infermieristica.

Non è con provvedimenti di razionamento del personale che si potrà affrontare la grave situazione economica. E’ necessaria una riorganizzazione delle strutture sanitarie ospedaliere e territoriali verso modelli che focalizzino l’attenzione sui reali bisogni e siano in grado di offrire ciò che serve per affrontare i problemi assistenziali. Bisogna avere il coraggio di riorganizzare, riconvertire e, perché no, anche di dire, ad esempio, che parte delle liste d’attesa sono frutto di prescrizioni/richieste lontane dal criterio dell’appropriatezza e dell’evidenza scientifica.

Gli infermieri stanno chiedendo sempre più spesso una riflessione organizzativo assistenziale: abbiamo idee, progetti, capacità e nuova cultura assistenziale e gestionale; dateci nuove possibilità. Così non ce la si può fare e noi… non ce la facciamo più!
Annalisa Silvestro
Presidente Federazione Collegi Ipasvi
Tratto da Il Sole24ore Sanità, n. 42, 8-14 novembre 2011




lunedì 7 novembre 2011

Il demansionamento - Parla la Silvestro....



La Silvestro espime un suo parere... in parte possiamo essere anche daccordo con lei.
Ma una domanda ci sorge spontanea: Se non è demansionamento allora gli OSS fanno abuso della professione infermieristica?

martedì 4 ottobre 2011

La penuria di infermieri al Maggiore di Modica

Modica - “Nel reparto di chirurgia dell’ospedale Maggiore di Modica, su un totale di dodici unità, solo cinque sono in servizio. E’ solo uno dei tenti esempi negativi che, purtroppo, sono costretto a segnalare”. Così denuncia l’on. Orazio Ragusa che, oggi presenterà all’assessore Russo, una serie di rivendicazioni a favore della sanità iblea.
Pochi gli infermieri nei reparti, turni massacranti, carenza di medicinali, di flebo, garze e cotone e un personale ausiliario ridotto ai minimi termini.
Questo è il risultato di tagli indiscriminati che hanno colpito la sanità iblea.
L’on Orazio Ragusa chiederà all’assessore alla sanità Russo conto e ragione dei tagli operati in provincia di Ragusa.
Questo avverrà in occasione dell’incontro chiesto dallo stesso assessore Russo con il gruppo UDC all’ARS che si terrà oggipomeriggio, prima della votazione in aula sulla possibile sfiducia.
“Mi aspetto che Russo possa spiegare i motivi per cui la sanità iblea, definita da molti virtuosa, debba sopportare pesantissimi tagli, mentre continuano sprechi nella sanità che opera nel versante occidentale della Sicilia”.
L’assessore dovrà spiegare perché si continua a depotenziare gli ospedali di Scicli e Comiso, costringendo gli altri ospedali iblei a far fronte a bisogni sempre crescenti, causati proprio dal depotenziamento dei piccoli ospedali”.
“Chiederò, fra l’altro, all’assessore Russo:
1) La sostituzione degli infermieri pensionati;
2) Un incremento del personale medico e infermieristico;
3) L’assunzione di 20 ausiliari tra Scicli e Modica;
4) La copertura dei posti di pneumologia nei distretti di Modica e Vittoria;
5) La revisione della dotazione organica, relativamente all’area medica, a Modica (per garantire la Guardia interdivisionale).
6) Il mantenimento e potenziamento degli ospedali di Scicli e Comiso;
7) Un cardiologo a tempo pieno a Scicli;
8) Il funzionamento del laboratorio analisi e della radiologia, a Scicli e Comiso per 12 ore, con adeguamento organici e mantenimento del primariato fino a ricollocazione;
9) L’attivazione della lungodegenza a Scicli con almeno 3 medici e 10 infermieri;
10) L’attivazione della riabilitazione (3 medici, 10 infermieri, 8 oss, 6 fisioterapisti);
11) L’accelerazione dell’intesa con l’Oasi di Troina;
12) La scorporazione dal bilancio aziendale di 4,5 milioni di euro per i precari e relativo carico sul bilancio della Regione.
“Sono solo alcune delle rivendicazioni che in quella sede esporrò all’assessore. Sono dopo aver ascoltato le sue risposte deciderò come votare”.




Salerno. Gli infermieri di Chirurgia generale protestano

Al Direttore Sanitario A.O.U. “S.G. di Dio e Ruggi d’Aragona”
Al Direttore Dipartimento Chirurgia Generale e Centro Trapianti
Al Direttore U.O. di Chirurgia Generale
All’Ufficio SAIOT
Alla Coordinatrice U.O. di Chirurgia Generale Alle OO.SS. Territoriali

Oggetto: esposto con diffida concernenti le criticità relative alla turnistica ed all’attività assistenziale della U.O. di Chirurgia Generale.

I sottoscritti Infermieri della U.O. indicata in oggetto premettono che da circa due anni hanno affrontato disagi lavorativi non più tollerabili che hanno pregiudicato l’equilibrio psico-fisico di ciascuno operatore, indispensabile per garantire un’attività professionale di qualità e priva di esposizione a qualsiasi rischio sia per i sottoscritti operatori sia per i pazienti ricoverati.
La grave situazione della nostra U.O. è nota a tutti i livelli dirigenziali, tant’è che lo stesso Direttore Dipartimentale ha più volte segnalato alla Direzione Strategica le gravi inadempienze e richiesto interventi nel merito.
Le criticità maggiori derivano principalmente da:
1. Forti carenze di personale infermieristico e socio-assistenziale (i turni effettivi risultano di solo due unità).
2. Pessima organizzazione del personale esistente con privilegi solo per alcuni inaccettabili e continue vessazioni della coordinatrice che mortificano la dignità professionale e umana di ognuno di noi.
3. Cattiva organizzazione dei posti letto con ricoveri impropri e continui spostamenti illegali che dequalificano le attività assistenziali della Chirurgia Generale e procurano gravi danni ai degenti (gli esempi che potremmo citare sono numerosi).
4. Le poche risorse economiche a disposizione (straordinario, progetti vari ecc … ) sono appannaggio sempre e solo di pochi (garantiti dalla coordinatrice) e non a disposizione di tutti.
5. Lotte fratricide tra la dirigenza medica che hanno avvelenato l’ambiente lavorativo al punto che lo stesso responsabile lo ha defInito “un clima da bande”.
6. Ai già insostenibili carichi di lavoro della Chirurgia Generale vanno aggiunti quelli che derivano dagli appoggi della “Breast Unit”, della “Chirurgia Toracica” e del “Day Surgery”.
7. In queste gravi condizioni di lavoro vengono sistematicamente violate anche le norme di sicurezza sia dei pazienti ricoverati sia degli operatori.
8. Si lamenta infme l’assenza di idonee linee guida, prcedure e protocolli, che disciplinino le attività assistenziali sia dell’D.O. di Chirurgia Generale sia della D.O. Centro Trapianti.
L’ultima ed ennesima vessazione che si sta compiendo a carico del personale infermieristico della Chirurgia Generale è la modifica ai turni che è stata apportata per il mese di ottobre che ha previsto lo scompaginamento, senza alcun criterio oggettivo, dei turni che finora hanno garantito con spirito di servizio e dedizione al lavoro una elevata qualità delle attività infermieristiche nonostante tutte le criticità finora elencate.
Ebbene, non siamo più disposti ad accettare altro!! !
Si chiede, pertanto, il ritiro immediato della nuova turnazione e contemporaneamente l’adozione di interventi utili e finalizzati a rimuovere le criticità esposte.
Siamo determinati, in caso di mancato accoglimento della presente istanza, anche a presentare apposito esposto alle autorità competenti per la rimozione degli abusi subiti e delle violazioni sopra descritte a salvaguardia e tutela della loro sicurezza e della propria integrità psico-fisica in uno con quella dei pazienti ricoverati.
Nelle more si declina ogni responsabilità penale e civile per eventuali disservizi e/o eventi che implicheranno eventuali denunce alle Autorità Competenti da parte degli utenti e/o dei familiari. – seguono firme.


Protesta del personale non medico del Maggiore - ParmaToday


Protesta del personale non medico del Maggiore - ParmaToday
Ospedale, protesta del personale non medico: "Basta con turni inumani"

Protesta del personale non medico del Maggiore - ParmaToday
La testimonianza di un infermiere aderente al sindacato Usi-Sanità sezione Parma: "Carenza di dipendenti, turni di riposo saltati per coprirne altri, tempi lunghi per il passaggio di fascia"


"Noi infermieri assieme a tutto il personale, facciamo il massimo per i pazienti. Sempre. Ma non si può tollerare oltre la carenza del numero dei lavoratori. Quanto fatto è a discapito del personale, che subisce più ore di lavoro, con turni inumani, saltando quello di riposo per coprire altri turni. Addirittura a volte, alcuni infermieri vengono prestati ad altri reparti, soprattutto d'estate, quando il problema cresce per la chiusura dei posti letto". Queste le parole di Fabio, infermiere e membro dell'Usi-sanità sezione Parma, sindacato che lotta contro l'emergenza della carenza di personale sanitario non medico dell'Azienda Ospedaliero-Universitaria di Parma. Una carenza di personale, secondo quanto affermato da un esponente del sindacato, che si aggirerebbe attorno al centinaio di persone, tra infermieri, OSS, ausiliari.
Problema acuito con l'aumento esponenziale del carico di lavoro, amplificato nelle Terapie Intensive, Rianimazione, Comparti Operatori. Problema non secondario l'aspetto contrattuale del personale: "I contratti a tempo determinato andranno a scadere - afferma -, le graduatorie paiono essere bloccate. In molti hanno un contratto a tempo determinato. Coi ritardi del rinnovo del contratto che la nuova Finanziaria ha portato al 2014 noi subiamo le conseguenze. Dal 2000 a oggi, come potere d'acquisto abbiamo perso in media uno stipendio all'anno e, al 2014 sarà una perdita che arriverà a essere di uno stipendio e mezzo all'anno. In più, i passaggi di fascia sono molto lunghi. Ho dovuto aspettare ben 6 anni per un passaggio di fascia, il doppio del tempo previsto. Ci sono anche piccole cose, che però non ci vengono riconosciute, come il quarto d'ora di consegna, anche se da contratto è previsto. Si nota una politica al risparmio, che tocca non solo il personale, ma i farmaci, i presidi come, ad esempio, i guanti, magari acquistando partite che costano meno ma che si rompono prima. Questa situazione non riguarda reparti come rianimazione o gli altri altamente specifici, dove i presidi sono al top. Ma, se si va vedere nei reparti di lungo degenza o di ortopedia, la situazione è ben diversa, nonostante si cerchi sempre di garantire tutto al paziente".
Protesta del personale non medico del Maggiore - ParmaToday
In attesa di risposte da parte dell'Amministrazione Aziendale, il sindacato chiede un ampliamento dell'organico infermieristico, OSS ed ausiliario sulla base delle graduatorie in essere, di indire bandi di concorso per assunzioni di personale a tempo indeterminato e di ridurre a tre anni il passaggio di fascia, riconoscendo anche il quarto d'ora di consegna, come previsto da contratto. "L'unica via possibile - afferma un esponente del sindacato - è aumentare il numero del personale, ma sino ad allora, chiediamo che, per lo meno, gli straordinari non ci vengano tassati. C'è una paura di esporsi da parte di molti dipendenti - ammette -. Chi, di questi tempi, potrebbe sputare sul piatto dove ha mangiato? Ma si tratta di lottare per i propri diritti".

 


FONTE: http://www.parmatoday.it






 

sabato 17 settembre 2011

Ottobre, mese di svolgimento delle selezioni per i Corsi di laurea di secondo livello

I corsi di Laurea magistrale in Scienze infermieristiche hanno l’obiettivo di sviluppare nei professionisti infermieri ulteriori competenze di tipo clinico e gestionale.
L’accesso alla docenza nei corsi universitari infermieristici e alle funzioni apicali dell’organizzazione infermieristica delle strutture sanitarie richiede il possesso della Laurea magistrale in Scienze infermieristiche.
Il prossimo 26 ottobre in numerose Università italiane si svolgeranno le selezioni per l’ammissione ai Corsi di laurea di secondo livello.
Nel sito della Federazione Ipasvi (www.ipasvi.it) è stata inserita una serie di test per potersi esercitare e verificare il proprio livello di preparazione per affrontare le prove di selezione.
L’accesso al sito e l’utilizzo delle prove, corredate delle relative risposte, è completamente gratuito.
Diffondi la notizia e... in bocca al lupo !
 
Fonte:ipasvi.it
 
 
 

Audit clinico per tutti: Corso Fad Gratuito!!!




Il corso sull’Audit clinico affronta un argomento molto importante, ma spesso trascurato, nell’ambito della gestione del rischio e fornisce gli elementi di base per capire che cosa sia un audit, come lo si possa impostare e condurre e con quali obiettivi.

Il corso prevede una serie di attività, comprese diverse esercitazioni pratiche da svolgere online e quattro casi che pongono quesiti di tipo decisionale, oltre al possibile utilizzo di forum di discussione.
Per ottenere i crediti occorre aver superato tutte le varie fasi proposte.

Come accedere al corso
Chi non si fosse ancora registrato alla piattaforma per accedere al corso deve farlo, passando prima dal sito dell’IPASVI www.ipasvi.it. Dopo riceverà una password per accedere direttamente alla piattaforma FadInMed.
Chi avesse già affrontato il corso sull’RCA può accedere al nuovo corso collegandosi direttamente alla piattaforma (www.fadinmed.it).
Si ricorda che il corso sull’RCA resterà online fino al 31-12-2011 e il corso sull’audit fino allo 08-09-2012



Mutui - Infermiere scegli l'Inpdap

Il termine ultimo per presentare la domanda è il 10 Gennaio, Maggio e Settembre

Entro il 1° gennaio, il 1° maggio e il 1° settembre di ogni anno viene pubblicato sul sito internet dell’INPDAP, all’indirizzo www.inpdap.gov.it, l’importo stanziato, per ciascuna Direzione Regionale, rispettivamente per il primo, il secondo e il terzo quadrimestre dell’anno.

Cosa fornisce
La prestazione fornisce mutui ipotecari, per l’acquisto della prima casa di abitazione, della durata di 10, 15, 20, 25 o 30 anni. La somma massima erogata non può superare il limite di euro 300.000.

A chi si rivolge
Il beneficio è riservato agli iscritti in attività di servizio, con contratto di lavoro a tempo indeterminato, e ai pensionati iscritti alla Gestione unitaria autonoma delle prestazioni creditizie e sociali con una anzianità di iscrizione di almeno 3 anni.

Requisiti
L’iscritto o i componenti il nucleo familiare non devono risultare proprietari di altra abitazione in tutto il territorio nazionale. Il requisito è considerato sussistente nel caso in cui l’interessato o i componenti il nucleo familiare siano proprietari di abitazioni in misura pari o inferiore al 50% di ciascuna di esse, ricevute per successione mortis causa e non fruibili perchè gravate da diritti reali di godimento.

Tasso e durata
I tassi sono stabiliti con delibera del Consiglio di amministrazione dell’Istituto. Attualmente risultano fissati nelle seguenti misure:

  • mutui a tasso fisso: tasso di interesse del 3,75% per l’intera durata del mutuo;
  • mutui a tasso variabile: tasso del 3,50% per il primo anno e, con decorrenza dalla terza rata, tasso variabile pari all’Euribor a 6 mesi, calcolato su 360 giorni, maggiorato di 90 punti base, rilevato il 30 giugno o il 31 dicembre del semestre precedente.

Modalità di pagamento
Il pagamento delle rate di ammortamento avviene tramite bollettini MAV precompilati, trasmessi al mutuatario a cura dell’Istituto. In caso di mancata ricezione del bollettino MAV, i mutuatari possono versare quanto dovuto avvalendosi di un bollettino di conto corrente postale numero 48782965 intestato a Inpdap – Mutui ipotecari edilizi non cartolarizzati” sul quale devono essere specificati:

  • il cognome, il nome e il codice fiscale del mutuatario;
  • l’anno di concessione del mutuo;
  • numero della domanda;
  • il periodo di riferimento della rata (es. 1.7.2010/31.12.2010).

Graduatorie
Entro 30 giorni dalla scadenza del termine per la presentazione delle domande, per ciascun quadrimestre l’ufficio Provinciale e Territoriale approva, con apposita determinazione, la graduatoria provinciale e territoriale, che viene pubblicata sul sito Internet dell’INPDAP per la durata di 15 giorni.

Entro tale termine potranno essere presentati, a pena di decadenza, eventuali ricorsi al Direttore regionale che, nei trenta giorni successivi, adotta le relative decisioni.

Il Direttore provinciale/territoriale, apportate le eventuali modifiche determinate dall’accoglimento dei ricorsi presentati, pubblica sul sito Internet dell’INPDAP la graduatoria definitiva.

Ciascun iscritto, utilmente collocato in graduatoria, sarà informato con raccomandata a/r, della possibilità di definire la sua domanda.

Nel caso di non utile collocazione in graduatoria, l’iscritto, può riproporre la domanda nel quadrimestre successivo; in tal caso, è esonerato dal riprodurre la documentazione prevista solo per la parte attestante requisiti e situazioni non modificatisi nel frattempo



Biotestamento. Cgil e Fp Cgil chiedono audizione al Senato

“Il Ddl Calabrò è inaccettabile”. Per questo la Cgil e la Fp-Cgil hanno chiesto una urgente audizione alla commissione Igiene e Sanità del Senato per spiegare le loro ragioni contro una legge che “costringerà a mantenere in vita con interventi sproporzionati la persona che ha deciso di rifiutarli in modo consapevole e non ha più una speranza di recupero”.

16 SET - La Cgil e la Fp-Cgil hanno chiesto una urgente audizione alla Commissione Sanità del Senato in merito al disegno di legge Calabrò sul biotestamento, che ha ripreso il suo iter parlamentare, per illustrare le ragioni dell’Appello promosso dalla FpCgil e dalla FpCgil Medici “Io non costringo curo”, che ha raggiunto oltre 11mila adesioni tra medici ed operatori sanitari.
La proposta di legge è per il sindacato “inaccettabile”. “Se approvata – spiega la Cgil in una nota - costringerà a mantenere in vita con interventi sproporzionati la persona che ha deciso di rifiutarli in modo consapevole e non ha più una speranza di recupero. Dispone che sia impossibile rifiutare l'idratazione e la nutrizione artificiale, considerate come ‘pane ed acqua’, in contrasto con la comunità scientifica internazionale che le considera terapie”. Per la Cgil, come sostenuto nell’Appello di “Io non costringo, curo”, i medici e gli operatori sanitari “devono poter lavorare secondo scienza e coscienza in una alleanza terapeutica con la persona assistita, alla quale devono sempre essere garantite la dignità e la decisione finale”.
16 settembre 2011
fonte :QS

Tbc, altri tre infermieri positivi si allarga il contagio al Gemelli

di Mauro Evangelisti
ROMA - Anche tre colleghi dell’infermiera del reparto di neonatologia del Gemelli malata di tubercolosi potrebbero essere stati contagiati. E’ quanto mai importante usare il condizionale, ma i primi risultati sui test in corso su circa duecento dipendenti del Gemelli che hanno avuto contatto con l’infermiera hanno dato un responso positivo in tre casi.

Ora servirà un ulteriore approfondimento per verificare se si tratti di un contagio recente e riconducibile alla malattia dell’infermiera. Tenendo conto che l’infermiera ha contagiato 122 bambini è probabile che anche qualche collega che ogni giorno ha lavorato gomito a gomito con lei sia venuto a contatto con il bacillo. Con due precisazioni fondamentali: non sono malati e non sono a loro volta contagiosi. A Roma, intanto, il Campidoglio ha deciso di inviare una circolare ad asili nido e scuole materne in cui si forniscono indicazioni sulla tubercolosi e su come si può diffondere.

Ieri il Codacons ha sollevato un altro caso: un bimbo nato a maggio 2010 - quasi un anno prima dei primi sintomi di malattia dell’infermiera - sarebbe positivo al test. Il presidente del Codacons, Carlo Rienzi: «Oramai non ci sono solo casi di contagio risalenti allo scorso anno, ma addirittura anche mamme positive ai test». Rienzi fa riferimento al caso della madre di un bimbo nato a luglio 2011 (positivo) risultata anch’ella positiva al test della tubercolosi polmonare. Replica il presidente della Regione, Renata Polverini: «Abbiamo fatto tutto quello che i protocolli prevedevano. Ora la parola spetta agli organismi giudiziari e al Gemelli, che ha mantenuto un’unità di controllo per i test». «Bisogna essere prudenti - osserva un consigliere regionale della Lista Polverini, Giuseppe Melpignano, pediatra -. Partiamo da un dato: in Italia vi sono sette milioni di positivi alla Tbc». Dunque, la madre positiva (ma anche i colleghi dell’infermiera positivi) potrebbe essere stata contagiata molto tempo fa. E il bambino di cui parla il Codacons potrebbe avere avuto contatto con il bacillo della Tbc fuori dall’ospedale. Inoltre il test utilizzato (Quantiferon) non è attendibile nel rilevare un contatto con il bacillo avvenuto non di recente. Ultimo nodo, spiega Melpignano: «Non esiste un precedente di un utilizzo del Quantiferon su uno screening così vasto. C’è la possibilità che vi sia una percentuale alta di falsi positivi, anche se ovviamente è stato giusto far scattare la profilassi».

Ma ieri è emerso un altro problema, nel corso della riunione della commissione regionale sulla sicurezza sul lavoro. Giuseppe Scaramuzza, leader laziale del Tribunale del Malato: «Nel febbraio 2010 l’infermiera è stata trasferita da Pneumologia (dove potrebbe avere avuto il contatto con il bacillo) a Neonatologia. I controlli non sono stati sufficienti». Se fosse stato rilevato allora che l’infermiera era positiva alla Tbc si poteva attivare un monitoraggio periodico che avrebbe individuato in tempo l’insorgere delle malattia. Ieri dal consigliere regionale Pd, Enzo Foschi, veniva addirittura chiesto di «sospendere le nascite al Gemelli».

Il rettore dell’Università Cattolica, Lorenzo Ornaghi, ha scritto una lettera a tutto il personale in cui afferma: «Il Policlinico sta vivendo una delle fasi più gravi della sua storia. Certamente è la più dolorosa. Lo è soprattutto e in modo intenso per ognuno di coloro che - docenti, medici e specializzandi, caposala e infermieri, suore e sacerdoti, lavoratori di ogni ambito tecnico e amministrativo - al Gemelli ogni giorno prestano la loro opera e offrono le loro fatiche, orgogliosi di appartenere a una famiglia la cui identità e la cui missione hanno sempre coinciso con l’erogazione del servizio di assistenza alla salute di qualunque cittadino di Roma, della Regione Lazio e dell’Italia intera». «L’intera Università che sin dall’inizio ha sinceramente e profondamente condiviso le ansie e ogni motivo di disagio delle famiglie dei neonati, intende ora manifestare la propria speciale vicinanza e i propri sentimenti di solidarietà a tutti i lavoratori del Gemelli».
Giovedì 15 Settembre 2011 - 12:04 - il messaggero.it
 
 

giovedì 8 settembre 2011

Sblocco turn over. Polverini: “Importante per la sanità la deroga in manovra”

“Quando si deve garantire il diritto alla salute è una questione seria che non può avere solo attinenza con i conti”. Così la presidente del Lazio ha commentato il provvedimento inserito nella manovra economica che prevede per le Regioni sottoposte a Piano di rientro la possibilità di ottenere la deroga al blocco delle assunzione del personale del Ssn

08 SET - La possibilità per le Regioni sottoposte al piano di rientro sanitario di chiedere la deroga per lo sblocco del turn over inserita nella manovra economica è un passo “importante” per la Governatrice del Lazio Renata Polverini. “La nostra regione è sottoposta a piano di rientro, abbiamo chiesto in tante occasioni lo sblocco del turn over, perché quando si deve garantire il diritto alla salute è una questione seria che non può avere solo attinenza con i conti” ha commentato a margine della Conferenza delle Regioni. Alla domanda di Quotidiano Sanità riguardo all’intenzione o meno della regione di usufruire di questa possibilità, Polverini da risposto: “Già avevamo ottenuto delle minideroghe, ma in questo caso è un’iniziativa assolutamente apprezzabile. Vorrei ribadire che assumendocene la responsabilità, dove c’era abbiamo già concesso deroghe proprio per garantire la salute”.


Fonte: QS

Manovra. Via blocco turn over in sanità nelle regioni in "rosso". Ma a certe condizioni

Il maxi-emendamento del Governo recepisce l’emendamento approvato dalla commissione Bilancio del Senato, che prevedeva la deroga del blocco del turn over per il personale del Ssn nelle Regioni con i piani di rientro. La deroga dovrà comunque essere legata ad alcune condizioni verificate dal Comitato permanente per la verifica dell'erogazione dei Lea e dal Tavolo tecnico per la verifica degli adempimenti regionali. Ricordiamo che nella manovra dello scorso luglio la deroga era limitata ai dirigenti di struttura complessa

07 SET - Ecco il testo dell’emendamento alla manovra approvato dalla commissione Bilancio del Senato, e recepito nel maxi-emendamento del Governo, che prevede la deroga del blocco del turn over per il personale del Ssn nelle Regioni con i piani di rientro che abbiano adempiuto agli obiettivi di piano. La manovra bis estende così a tutto il personale del Ssn la deroga che nella manovra di luglio era prevista solo per i dirigenti di struttura complessa.

Dopo il comma 23, inserire il seguente:
23-bis. Per le regioni sottoposte ai piani di rientro per le quali in attuazione dell'articolo 1, comma 174, quinto periodo, della legge 30 dicembre 2004, n. 311 (Finanziaria 2005), è stato applicato il blocco automatico del turnover del personale del servizio sanitario regionale, con decreto del Ministro della salute, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze, sentito il Ministro per i rapporti con le regioni e per la coesione territoriale, su richiesta della regione interessata, può essere disposta la deroga al predetto blocco del turn over, previo accertamento, in sede congiunta, da parte del Comitato permanente per la verifica dell'erogazione dei livelli essenziali di assistenza e del Tavolo tecnico per la verifica degli adempimenti regionali, di cui rispettivamente agli articoli 9 e 12 dell'intesa Stato-Regioni del 23 marzo 2005, sentita l'Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali (AGENAS), della necessità di procedere alla suddetta deroga al fine di assicurare il mantenimento dei livelli essenziali di assistenza, del conseguimento di risparmi derivanti dalla corrispondente riduzione di prestazioni di lavoro straordinario o in regime di autoconvenzionamento, nonché della
compatibilità con la ristrutturazione della rete ospedaliera e con gli equilibri di bilancio sanitario,
come programmati nel piano di rientro, ovvero nel programma operativo e fermo restando la previsione del raggiungimento dell'equilibrio di bilancio


domenica 4 settembre 2011

Caffè: prima tazzina per svegliarsi è inutile. La mente la "ricorda"

La "prima tazzina" di caffè avrebbe un mero effetto placebo sull'organismo e non darebbe "la carica". Questa la conclusione di una ricerca inglese che però va letta con attenzione. In realtà il "ricordo" inconscio del caffè sarebbe così potente che la mente "sente" la caffeina anche dove non c'è.

C'è chi non si "sveglia" prima della tazzina fatidica di caffè, gustata a casa o al bar. Qualcuno si è pure comprato la macchinetta per fare l'espresso come al bar, tanto è amante del caffè bevuto di prima mattina. Milioni di italiani accompagnano poi la prima tazzina di caffè, per "darsi la carica" ma soprattutto per "svegliarsi", alla prima sigaretta, un'abitudine certamente discutibile ma che per alcuni è anche l'unico passepartout per correre al bagno. Ma ecco che una ricerca scientifica attacca il caffè come "starter" irrinunciabile della giornata dato che, secondo uno studio inglese della University of East London, la "prima tazzina" avrebbe solamente un effetto "psicologico". I ricercatori inglesi, hanno infatti fatto un piccolo esperimento su 88 volontari tra i 18 e i 47 anni, tutti estimatori dichiarati del caffè soliti bere almeno due tazze al giorno della preziosa bevanda. Lo studio, pubblicato sulla rivista Appetite, ha visto sostituire ai volontari il solito caffè "con caffeina" con quello "decaffeinato", ovviamente a loro insaputa. I risultati sono sbalorditivi: coloro che bevevano il caffè decaffeinato avevano lo stesso effetto "di carica" di quelli che gustavano il caffè "classico", anzi in alcuni casi erano più "su di giri" dei colleghi d'esperimento. I risultati suggeriscono ai ricercatori non tanto che la caffeina non sia più una sostanza "stimolante" ma che, in qualche modo, la mente "anticipi" l'effetto della caffeina anche quando non c'è. La prima tazzina per dare un senso alla giornata sarebbe quindi un effetto "placebo", ma che non smitizzerebbe gli effetti del caffè ma anzi ne rafforzerebbe la "leggenda" e il "ricordo" nella mente inconscia. Alcuni, leggendo la notizia si chiedono però quale caffè abbiano bevuto gli inglesi perché, come qualsiasi estimatore della polvere marrone sa, c'è caffè e caffè, miscela e miscela, tazzina e tazzina. Ma anche mano e mano, e barista e barista.
Jessica Montani



Prescrivevano ossigeno senza motivo, medici finiscono nei guai

BARI – Prescrivevano l’uso dell’ossigeno a pazienti che non ne avevano bisogno dando anche vita a un giro di fatture gonfiate.
Il Nas dei carabinieri di Bari ha notificato questa mattina 47 avvisi di conclusione indagini a 19 medici, per lo più pneumologi, 26 imprenditori e 2 infermieri, accusati di associazione a delinquere finalizzata alla corruzione, alle false fatturazioni e alla truffa ai danni del Servizio sanitario nazionale nel settore dei gas medicinali. Un danno erariale presunto di 6 milioni di euro.
In tutto sono 13 gli ospedali interessati attraverso personale in servizio al San Paolo di Bari, al Miulli di Acquaviva delle Fonti, al Fallacara di Triggiano, al Maugeri di Triggiano e all’Umberto I di Roma, per citarne alcuni.
Un’indagine avviata nel 2008, coordinata dai sostituti procuratori Ciro Angelillis e Grazia Maria Nanna, dopo la denuncia di due addetti alla consegna a domicilio di bombole di ossigeno licenziati da due note aziende specializzate nella commercializzazione di gas medicali.
La truffa avveniva così: medici e addetti ai reparti ospedalieri (tecnici e infermieri) segnalavano in modo sistematico alle ditte i pazienti in dimissione ricevendone in cambio beni e utilità. Alcuni esami diagnostici, funzionali alla successiva prescrizione di ossigeno terapeutico, venivano addirittura compiuti al domicilio dei pazienti da tecnici delle aziende, anche se i relativi accertamenti risultavano compiuti in ospedale.
E non solo. Veniva infatti prescritto l’uso dell’ossigeno a pazienti che in qualche caso non ne avevano bisogno e la stessa bombola, usata per metà, assegnata a due distinte persone. Di contro, il rimborso alle aziende la Asl lo erogava due volte. Come se ognuno degli “ammalati” esaurisse il contenuto di ciascuna bombola.
Gli uomini del Nas dei carabinieri, coordinati dal capitano Antonio Citarella, hanno poi documentato anche un giro di fatturazioni emesse da ristoratori per far sì che gli informatori farmaceutici, presentando alle aziende le fatture per i rimborsi, avessero il margine per pagare viaggi e regalie ai medici collusi.
Gli investigatori hanno documentato fatture per 24mila euro, pranzi e cene consumati in un’unica struttura da un referente di una delle aziende finite sotto indagine.
Di questa mattina la notifica delle conclusioni delle indagini a medici, infermieri, tecnici, imprenditori, dirigenti di azienda e ristoratori di 7 province del territorio nazionale: Bari, Milano, Torino, Roma, Napoli, Lecce, Rieti
 
 
 
 
 

sabato 3 settembre 2011

Concorsi e Mobilità: Bando mobilità - AO Universitaria consorziale Policlinico di Bari-

Avviso pubblico, per soli titoli, di mobilita' volontaria regionale e interregionale, di personale appartenente ad Aziende e a tutti gli Enti del Comparto di cui al C.C.N.Q. del 2 giugno 1998, per la copertura di n. 100 posti di Collaboratore professionale sanitario infermiere cat. D e di n. 5 posti di Collaboratore professionale sanitario tecnico di radiologia cat. D. (GU n. 70 del 2-9-2011)
E' indetto avviso pubblico, per soli titoli, di mobilita' volontaria regionale e interregionale, di personale appartenente ad Aziende e a tutti gli Enti del Comparto di cui al C.C.N.Q. del 2 giugno 1998, per la copertura di n. 100 posti di Collaboratore professionale sanitario infermiere cat. D e di n. 5 posti di Collaboratore professionale sanitario tecnico di radiologia cat. D, ai sensi dell'art. 19 del C.C.N.L. integrativo del 20 settembre 2001 dell'area di comparto sanita' e dell'art. 30 del decreto legislativo 165/2001 e successive modificazioni ed integrazioni.
Il termine per la presentazione delle domande di partecipazione dell'avviso scade il trentesimo giorno dalla data di pubblicazione del presente estratto nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana - 4ª serie speciale «Concorsi ed esami».

Il testo integrale del bando, con l'indicazione dei requisiti e delle modalita' di partecipazione all'avviso e' stato pubblicato nel Bollettino ufficiale regione Puglia n. 129 del 18 agosto 2011. Per ulteriori informazioni rivolgersi all'unita' operativa concorsi dell'Azienda ospedaliero universitaria consorziale Policlinico - Piazza G. Cesare n. 11 - Bari - tel. 080/5593389-5592507



sabato 27 agosto 2011

Marche - La regione illude gli infermieri

San Benedetto del Tronto | A livello Zona 12 e’ stata stilata una graduatoria per mobilita’ di trasferimento, per anzianita’ e titoli, ma la Regione non la vorrebbe utilizzare

Una graduatoria e' stata gia' stilata presso la zona 12, cosi' come e' stato fatto secondo altre altre necessita', ma, contestualmente la Regione ne sta predisponendo un'altra con valenza Regionale che andrebbe pero' ad annullare quella decisa dalla zona12.

Insomma una beffa per gli infermieri che avrebbero risposto all'avviso di mobilita' indetto nell'ambito della zona12 e che dopo tanti anni di servizio si vedrebbero sfumare una opportunita' professionale e di vita a causa di una cattiva gestione delle pratiche amministrative.
Oltretutto si andrebbe a delineare anche un cattivo utilizzo del personale amministrativo il quale avrebbe consumato inutilmente diverse ore lavorative. L'ugl pubblicamente chiede alla regione marche di utilizzare anche la graduatoria stilata nell'ambito della zona 12, la n°309 del 21/03/2011 dove hanno partecipato ben 498 Infermieri.

In questo momento di crisi economica non si può assistere ad un evidente sperpero di personale pubblico amministrativo il quale per giorni e giorni ha lavorato per costruire una graduatoria. I ritardi della regione marche contro la zona12 stanno imperversando da diversi anni ora pero' e' il momento di dire basta.
fonte - ilquotidiano.it


sabato 20 agosto 2011

Infermieri.....crollo delle iscrizioni all'università

di Marco Martignoni
C’era una volta l'infermiere. Quello che dopo tre anni di studi aveva la certezza di un posto di lavoro sicuro, sia in nel settore pubblico sia in quello della sanità privata. Quella favola è finita, tanto che ora il mestiere, non solo richiede una preparazione universitaria, ma nasconde anche le insidie del precariato.
L'analisi di quanto sta accadendo, arriva dai dati resi noti dalle domande di ammissione deposititate all'ateneo reggiano per quanto riguarda le lauree medico-sanitarie. Alla data di chiusura della presentazione delle domande di ammissione ai due corsi di laurea magistrale a ciclo unico (Medicina e Chirurgia e Odontoiatria e Protesi dentaria) e alle dodici lauree di primo livello per le professioni sanitarie alla facoltà di Medicina e Chirurgia sono arrivate complessivamente oltre 2.700 domande: 1.135 per Medicina e Chirurgia e Odontoiatria e 1.579 per il test di Professioni Sanitarie. Ma cala l’interesse proprio per Infermieristica (- 17,15% a Modena e – 20,60% a Reggio).
Ed è questo il dato che sorprende, soprattutto a Reggio dove Scienze infermieristiche fa parte di quelle facoltà considerate d'eccellenza.
“Consiglierei a un giovane di fare l'infermiere? - si chiede Antonio Boccia Zoboli, vice presidente provinciale del collegio infermieri - .Certo. Ma gli direi anche che per intraprendere questa carriera, occorre sapere bene quali sono le mansioni che dobbiamo affrontare quotidianamente e che per farlo è necessaria una forte convinzione di base”.
I dati resi noti dall'ateneo però mettono in risalto un disinteresse nei confronti di una professione che, negli anni, ha assunto un ruolo sempre più importante nel campo dell'assistenza. “Quello che ci preoccupa - dice Boccia - è il calo di coloro che noi consideriamo come ragazzi che hanno fatto la prima scelta proprio in Scienze Infermieristiche. Ci preoccupa meno chi invece ha deciso di rinunciare perché consapevole che raggiungere il posto fisso non è più cosa semplice”. Ma c’è un altro fattore che condiziona la scelte dei giovani: il tasso di occupazione post-laurea e gli stipendi. “Dal punto di vista economico - spiega Boccia - la figura dell'infermiere, per le responsabilità che ha e le conoscienze che deve avere nel suo bagaglio professionale, ha una remunerazione bassa, anche rispetto a tutti gli altri paesi europei. L'infermiere è quella figura professionale che c'è sempre: è quella persona che funge da interfaccia tra il paziente e il medico. E in un momento come questo dove la popolazione ha sempre maggiore bisogno di assistenza, l'infermiere diventa fondamentale. Ci piace definirci con le parole di Ligabue: una vita da mediano, sempre lì. Per quanto invece riguarda l'occupazione, oggi, rispetto al passato, i concorsi sono meno frequenti e per i tagli introdotti hanno prodotto una riduzione delle assunzioni sia nel servizio pubblico sia in quello privato”.
Ma secondo Boccia l'infermiere è una professione ancora molto affascinante.
“E' un mestiere - conclude - che richiede grande convinzione e una preparazione approfondita. E chi è davvero convinto e ha passione, può vivere un'esperienza professionale di ottimo livello”.


Fonte: gazzettadireggio.it


Iscrizioni al corso di laurea infermieristica entro il 23 agosto

Professione: infermiere. Chi volesse intraprendere questo percorso formativo e lavorativo può consultare il Bando dell’Università degli Studi dell’Insubria – Facoltà di Medicina e Chirurgia di Varese relativo alla prova di ammissione per i Corsi di Laurea Triennali delle Professioni Sanitarie per il 2011/2012 che includono anche il Corso di Laurea in Infermieristica con le sue sedi di Varese e quella presso l’ospedale Sant’Anna. La sede della Scuola comasca è in via Napoleona a Como, all’interno del vecchio ospedale, e vanta una tradizione ultradecennale. E’ dal 1958, infatti, che nel presidio si svolge attività di formazione in campo infermieristico, ora con il corso di laurea in Infermieristica. Il Bando è scaricabile collegandosi al sito dell'Università: www.uninsubria.it.
Cliccando su Segreteria Studenti alla sezione Immatricolazioni - Test Ammissione con accesso programmato, si troverà il link riferito alle prove di ammissione ai corsi ad accesso programmato 2011/12. Lì sono riportate le informazioni utili inerenti la modalità, i contenuti e i termini – la scadenza è il 23 agosto - per l’iscrizione al test di selezione che si terrà l’8 settembre 2011 - ore 9.30 - a Varese.
Utile anche la consultazione della sezione Offerta Formativa della Facoltà di Medicina e Chirurgia - Lauree nuovo ordinamento (D.M. 270/04) - che raggruppa alcuni link riferiti ai corsi pre - test e la guida all'iscrizione on-line.
«Tra le novità di quest’anno – spiega Donatella Pontiggia, coordinatore didattico della Sezione di Como, ve ne sono due di notevole rilevanza. La prima riguarda il numero di studenti stabilito dal Ministero per l'Insubria, aumentato di 30 unità rispetto allo scorso anno. Si è passati infatti da 150 posti a 180. Il totale stabilito per la sede del Sant’Anna è pari a 70 posti, 5 riservati ai cittadini non Comunitari residenti all'estero), incrementato rispetto allo scorso anno di 15 posti. A breve ci sarà l’integrazione del personale infermieristico, adeguato per assicurare le funzioni di tutoring, quale requisito indispensabile per una formazione universitaria di qualità. Inoltre, il percorso di studi a partire dall’anno accademico 2011/12 sarà effettuato in base al nuovo ordinamento dettato dal D.M. 270/04».
I tutor del Corso di Laurea in Infermieristica della sede di Como riceveranno tutti coloro che avranno bisogno di informazioni relative al percorso di studi preferibilmente su appuntamento.Per fissare l’incontro si può telefonare da lunedì al venerdì dalle ore 10 alle 12 ai numeri 031/5855036 oppure 031/5855352. La sede sarà chiusa il 31 agosto in occasione di Sant’Abbondio, patrono di Como.
I numeri della Scuola del Sant’Anna: gli studenti delle sede di via Napoleona attualmente frequentanti sono 181, oltre ad altri 20 studenti che, seppur non frequentanti, risultano iscritti. Sessantacinque sono i discenti del primo anno, 37 quelli del secondo, 35 del terzo e 44 i fuori corso tra il primo, secondo e terzo anno.
«Nell’A.A. 2009/2010 – prosegue Pontiggia - si sono laureati 33 studenti, di cui 23 in data 4 novembre 2010, prima sessione di laurea, e 10 in data 31 marzo 2011, seconda sessione di laurea, con ottimi risultati che ripagano l'impegno profuso di tutti i professionisti, collaboratori e infermieri-tutor dell’Azienda Sant’Anna che hanno contribuito ad accompagnare gli studenti durante il loro percorso formativo/universitario».
È importante sottolineare che la maggior parte dei laureati - 23 su 33, pari al 70% -, così come è già avvenuto negli anni precedenti, ha scelto di svolgere l’esercizio della professione infermieristica nell’ambito dell’Azienda Ospedaliera di Como.
16/08/2011